testo e foto di Alfio Ciabatti
Che ti move, o omo, ad abbandonare le proprie tue abitazioni della città, e lasciare li parenti e amici, ed andare in lochi campestri per monti e valli, se non la naturale bellezza del mondo (Leonardo da Vinci).
Fra ondate di caldo, temporali violenti e frane anche quest’anno presenze variopinte si sono spinte sulle montagne alla ricerca dei bei paesaggi e di emozioni. Persone che si sono limitate per lo più ad una fruizione superficiale spesso con scarso interesse per conoscere il microcosmo montagna.
La montagna sta vivendo turisticamente già da qualche anno un rilancio fortissimo complice il periodo post Covid, il successo dei Cammini, i nuovi sentieri tematici, ma anche le dinamiche del mercato alla ricerca di nuovi spazi commerciali in ambiente montano. Sempre più spesso sui media sono presenti immagini di arrampicate, di free ride o mtb che evocano sensazioni forti. Anche le numerose nuove realizzazioni di percorsi attrezzati acrobatici alla ricerca dell’adrenalina sono un’altra conseguenza, trasformando certi luoghi in luna park.
La superficialità con cui si affronta la montagna sta aumentando soprattutto con il cellulare e le ‘app’ che dando una falsa sicurezza, permette peraltro di chiamare il Soccorso Alpino. La conferma sono i sempre più numerosi interventi, sottovalutando i costi per la collettività e il fatto che anche i Soccorritori rischiano per tirarti fuori di guai. Si stenta a capire che le montagne non sono per tutti e a tutti costi.
Il successo delle pareti d’arrampicata indoor è un altro segnale importante. Ha trasformato una fase dell’allenamento per l’arrampicata in una disciplina sportiva pur interessante ma a sé stante che con la montagna e l’alpinismo è rimasto poco in comune. E infatti l’arrampicata viene vista sempre di più come sport, invece che come esperienza.
La fragilità dell’ecosistema montano con i mutamenti climatici in atto, la nuova industrializzazione turistica unita alla grande frequentazione concentrata in poco tempo e nei soliti luoghi, espone l’ambiente a impatti a volte sconvolgenti. Inoltre anche il mercato affamato dell’energia sta individuando soluzioni fortemente impattanti per il territorio. Nel confronto con questa montagna che sta diventando il palcoscenico di un turismo consumistico che genera peraltro un’economia montana non trascurabile, il Club Alpino Italiano nel rispetto del principio delle libertà individuali, deve avere la grande responsabilità di gestire per quanto possibile con competenza e intelligenza i cambiamenti, ricercando sempre la convivenza equilibrata fra innovazione e tradizione.
Impegno non facile ma indispensabile.
Iscriversi al Club Alpino Italiano non vuol dire essere semplicemente soci di una associazione di montagna. Chi aderisce deve avere la consapevolezza della condivisione di un grande progetto culturale dove tutte le attività tecniche o meno, hanno il denominatore comune che è la conoscenza per la frequentazione dell’ambiente montano nella sua complessità e delicatezza. La cultura della montagna è sostanzialmente comprendere l’ambiente diverso, severo e difficile con le sue regole profonde, molto differenti da quello dove molti di noi vivono.
Andare in montagna non è soltanto ricercare l’avventura e la soddisfazione di aver raggiunto una vetta o fare una traversata per un itinerario più o meno difficile, emozionandosi davanti ai grandiosi panorami o semplicemente entrare in un bosco incantato incontrando gli animali nel loro ambiente piuttosto che lasciare una traccia nella neve immacolata.
Andare in montagna vuol dire anche essere curiosi nella lettura del paesaggio, degli insediamenti con la loro storia e tradizioni, l’economia tradizionale con l’enogastronomia, capire le ragioni che ne hanno formata l’identità e le trasformazioni che stanno avvenendo. Ma è anche comprendere chi ci abita e lavora con le necessità e le speranze di un piccolo mondo che deve convivere con quello più grande della città dove, in modo complementare, chi ci abita deve comprendere che la sua vita dipende strettamente da quella degli abitanti delle terre alte, pensando anche semplicemente ai problemi dell’acqua.
Purtroppo il modo frettoloso con la sovente ricerca del solo risultato appagante, dando tutto per scontato, non permette di comprendere tutto ciò. Anche la frequentazione dei rifugi può insegnare qualcosa. Già da tempo vari rifugisti si lamentano della mancanza di responsabilità da parte di alcuni frequentatori. Ma anche le varie segnalazioni in particolare dalle nostre parti, dove è richiesto il perfetto stato di conservazione dei sentieri in tutti i momenti dell’anno, è indice di non sapere di cosa si parla. Senza generalizzare, sono comunque segnali che danno il senso del consumismo e che il ‘tutto è dovuto’ che si è elevato di quota.
La montagna con le sue trasformazioni, oggi in modo particolare, va comunicata, raccontata spiegando gli effetti dei cambiamenti climatici in montagna con le necessarie politiche di adattamento. Le iniziative con i ragazzi nelle scuole sono particolarmente importanti perché il mondo giovanile è la base della futura società. La progettualità con il mondo universitario è interessante per il bacino della ricerca e delle idee nuove. Altrettanto essenziale è il confronto con altre associazioni. Le esposizioni museali, iniziative fotografiche, rassegne cinematografiche ma anche le nuove reti di sentieri tematici documentate, possono allargare la platea sensibilizzando e suscitando interesse e dibattito in particolare sui temi ambientali e il nuovo turismo montano. Incontri, dibattiti e partecipazione a reti associative come raggruppamenti di Sezioni, sono la strada maestra per fare sistema nella società anche nel confronto con la pubblica amministrazione sui temi e progetti per la montagna di ampio respiro.
Purtroppo oggigiorno molte associazioni nella ricerca dell’iscritto, sono portate talvolta a non coinvolgerlo nello spirito associativo. Nel nostro caso infatti si assiste puntualmente che nell’avvicinarsi della stagione estiva, si ha un aumento dei rinnovi delle iscrizioni semplicemente per avere la copertura assicurativa senza nessun altra necessità di partecipazione. È l’effetto dell’associazione come fornitore di servizi. Ad ogni socio e a quelli nuovi in particolare, è auspicabile che fosse consegnato e illustrato un documento/brochure che oltre a contenere il Bidecalogo abbia anche altre informazioni e finalità del sodalizio e le modalità per vivere l’ambiente naturale con i valori del Club Alpino Italiano che poi sono quelli della società civile. Ma tutto questo non basta, è necessario fare di più iniziando dal nostro interno.
Uniamo le forze
Le attività dei Gruppi e le Scuole del CAI sono in genere la porta d’ingresso per chi vuol iniziare a frequentare l’ambiente montano in modo responsabile. Infatti se gli accompagnatori/direttori di escursione durante l’attività si impegnano per trasmettere la comprensione dell’ambiente e i suoi valori, altrettanto fanno le Scuole mediante il filo conduttore del percorso formativo nei corsi. I numeri maggiori sono nei corsi base delle Scuole di Escursionismo e in quelle di Alpinismo-Scialpinismo-Arrampicata libera. Ma l’offerta formativa mostra vari limiti. La rigidità dei programmi didattici delle diverse Scuole, stabiliti dagli organi centrali, essendo imperniati soprattutto sugli aspetti normativi e tecnici, è tale che ci sono pochi spazi per una formazione diversa più aderente alle realtà attuali. I confini tra escursionismo avanzato e alpinismo classico sono sempre più sfumati, basti pensare per esempio che i cambiamenti climatici in atto con il ritiro dei ghiacciai permettono a buoni escursionisti alcune salite alpinistiche classiche prima riservate a soli alpinisti, danno l’idea delle nuove necessità. In questo senso nell’ultima Assemblea Nazionale dei Delegati a Biella il 21 maggio 2023 nel mio intervento, ho proposto l’accorpamento delle Commissione Nazionale Alpinismo e la Commissione Centrale di Escursionismo e la conseguente fusione delle Scuole di Escursionismo e Alpinismo e aggiungo anche quelle di Alpinismo Giovanile. Fermi restando tuttavia gli specifici obiettivi tecnici dei diversi corsi, è necessario avere una costruzione formativa comune degli istruttori/accompagnatori che deve essere alla base del sodalizio.
Una proposta (non nuova) che guarda lontano
Si tratta di costituire una scuola unica di montagna, sezionale o intersezionale, che possa svolgere corsi di vario tipo senza più distinzione di nome fra Accompagnatori e Istruttori (in quanto tutti istruiscono), che potrebbero dedicarsi secondo le competenze e titoli ai vari corsi. Ma è anche essenziale che gli istruttori/accompagnatori facciano propria la nuova impostazione con convinzione, che oltre che tecnica, dovrà essere culturale in quanto il futuro del Sodalizio si sposterà necessariamente sempre più in questa direzione. Il vantaggio della Scuola unica sarà un’unica visione formativa, una maggiore disponibilità di istruttori nei casi di corsi base e monotematici, maggiori sinergie organizzative e non ultimo maggiori risparmi. Inoltre esistendo nuove discipline, la multidisciplinarità della Scuola non potrà che offrire nuove opportunità di apprendimento. Sono convinto che il percorso di ristrutturazione delle Scuole non sarà breve ma sarà un percorso obbligato per guardare al futuro con una nuova e attuale prospettiva. L’accorpamento delle varie Scuole con loro storie, sarà l’importante valore aggiunto alla nuova scuola di montagna. La nuova scuola dovrà prevedere studi, approfondimenti e sperimentazioni, una maggiore preparazione culturale e apertura mentale, superando scetticismi e le possibili ostilità dovute alla autoreferenzialità per il mantenimento della propria rendita di posizione. È indispensabile uscire dal proprio orticello e individualismo con la consapevolezza che è necessario cambiare con la convinzione che flessibilità e confronto non vuol dire abbassare il livello della preparazione ma alzarlo, guardando oltre a quello che si vede con coraggio, intelligenza e umiltà.
Il mondo va avanti, non ce ne dimentichiamo.