“Darei la vita per non morire” di Roberto Masoni

Maggio 2006

Corro veloce sull’asfalto lavato da ore di pioggia. E’ tardi, la serata è stata gradevole, come sempre d’altronde quando si parla di montagna. E come sempre … fra una diapositiva e l’altra si da spazio alle nostre opinioni su argomenti influenzati dalla cronaca del momento … le considerazioni ambientali sul territorio interessato dalle Olimpiadi invernali e i recenti articoli di R. Mantovani, P. G. Oliveti, O. Forno, pubblicati sulla Rivista, che avevano per argomento la morte in montagna. Ripenso ai commenti fatti che, grazie al colpevole compito della grappa, assumono talvolta toni dolorosamente pungenti nei confronti di quei bischeri che, come sempre … vengono giù da un canale o si perdono nella tormenta. Sfioro istintivamente i comandi dell’auto riflettendo sul fatto di rivedere, ammesso che a qualcuno interessi, il proposito di scrivere un contributo di natura diversa per questo numero della nostra Rivista. Forse è proprio il caso di parlare, una volta tanto, della morte in montagna. Non è un argomento piacevole lo so, molti cadranno nella tentazione di sfiorare le proprie parti intime, eppure dobbiamo parlarne, non fosse altro per prendere coscienza dei troppi incidenti che ultimamente si sono verificati in montagna.

Darei la vita per non morire” scriveva un famoso filosofo francese vissuto nella metà del ‘500 che ebbe il grande merito di scoprire con largo anticipo sui tempi la debolezza del pensiero. Credo avesse ragione, se c’è un motivo per il quale vale la pena vivere, questo è proprio la morte. Di fronte alla morte ho sempre reagito con dolore, nei confronti di chiunque e non solo nei casi in cui sono state coinvolte persone care. Di fronte alla morte in montagna, e credo sia una reazione comune a molti di noi, oltre al dolore ho sempre provato anche una sensazione di smarrimento confusa da una rabbia per molti versi insolita, sconosciuta. Una rabbia imprevista perché, mai e poi mai, pensi possa accadere a te. Al massimo ad altri, questa è la verità, ma mai a te stesso: ho ancora i commenti nelle orecchie “A me? No davvero. Ma figurati, io non faccio certe leggerezze …” Sempre la solita musica, eppure mai come nella stagione invernale appena passata si è avuto un numero di morti sulle montagne così elevato, molti anche su quelle di casa nostra.

Cosa dire allora … si corre il rischio di essere ripetitivi: si legge della solita montagna assassina a quattro colonne sui giornali, la montagna killer, i soliti richiami alla sicurezza, i soliti appelli al buon senso. Roba stantia … e intanto la gente seguita a morire in montagna. Diceva Sant’Agostino “Le persone viaggiano per stupirsi delle montagnedei fiumi, delle stelle; e passano accanto a se stessi senza meravigliarsi”. In un certo qual senso anche Lui aveva ragione; ognuno di noi, io credo, è passato accanto a se stesso, magari anche solo una volta nella vita, senza meravigliarsi. Al punto tale che, come tante altre cose nella vita, anche le morti in montagna corrono il rischio di diventare routine. Quante volte abbiamo sentito dire che le Apuane sono pericolose, che gli alpinisti si cacciano nei casini da soli, ecc… Ebbene, al di là della stupidità, io non mi voglio rassegnare alla morte, parliamone invece perché la morte fa parte della vita, fa parte di quella sfera ignorata di ragione che vuole essere esaminata, analizzata. E soprattutto, per quello che può valere la mia opinione, pensiamoci … prima di farsi male. Se abbiamo dei dubbi affrontiamoli, se ci rendiamo conto che la preparazione che abbiamo non è sufficiente su tutti i terreni, se occorre approfondire un certo argomento … gli aiuti per fare chiarezza non ci mancano.

Le luci gialle del tunnel scivolano via sul cofano dell’auto come flash luminosi, sono quasi arrivato, ancora qualche minuto e sarò a casa. Da poche settimane sono finite le Olimpiadi invernali lasciando l’immagine di una manifestazione che, a quanto ci è stato dato vedere, è stata ben organizzata. Ora però è arrivato il momento ove è nostro dovere aprire una riflessione su ciò che è rimasto sul terreno ora che sono concluse. Lo sforzo economico in termini di nuove costruzioni è stato imponente, molte ristrutturazioni rimarranno nel tempo dando uno sguardo anche all’impiego ed alle finalità post-olimpiche: fra queste il Palaghiaccio di Torino, quello di Pinerolo, quello di Torre Pellice dove si sono svolte le gare di hockey, il Villaggio Olimpico di Bardonecchia.

Vi sono tuttavia altre realtà dove, purtroppo, occorre un esame di coscienza. Il Palavela di Torino, ad esempio, dove permangono forti critiche architettoniche oppure lo Stadio olimpico dove, una volta terminato il fascino delle cerimonie di apertura e chiusura, mostra una diseconomicità altissima unita ad un espianto di alberi in buona parte non riuscito. Ma vi sono anche altri casi: il Villaggio olimpico di Torino è stato costruito senza che gli standard ambientali siano stati inseriti come prioritari, il tratto stradale Perosa Argentina- Cesana ha parcheggi ed interferenze visive a forte impatto sull’ambiente, la funivia a 60 posti Pragelato/Sestriere è devastante per il paesaggio, la Cesana Pariol-Graniere, utilizzata per il bob, è ad altissimo rischio inquinamento a causa dell’ammoniaca utilizzata, a maggior ragione, in un’area che ha valore naturalistico di biodiversità per non parlare dell’impianto Sestriere-Fraiteve (telecabina 8 posti) che ha forte impatto sul monte Fraiteve e che attraversa il centro abitato. Insomma un disastro.

Ora … e concludo, tutti noi Soci del CAI abbiamo il dovere, io credo, di difendere la montagna al di là delle opinioni e dei condizionamenti. Siamo più semplicemente chiamati ad agire ed a pensare da Soci CAI, tutto qui. Le nostre Commissioni di Tutela, per quanto ne so, lavorano bene, dedicando molte energie al loro compito. Tuttavia sta a noi, a tutti noi, esprimersi in senso critico, ove ve ne siano imparziali presupposti, nei confronti dei pericoli che attaccano l’ambiente e tutto l’ecosistema montano. Occorre dare sostegno ai nostri amici che con entusiasmo si occupano delle Commissioni. Non lasciamo che la pigrizia si impadronisca dei nostri pensieri.

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