CRONACHE MARZIANE – Cristiana Casini

La fine del 2015 ha visto la nostra sezione impegnata nell’organizzazione del 100º congresso del sodalizio che si è svolto il 31 ottobre e 1° novembre al Mandela Forum. Con l’occasione sono state riproposte la mostra storico-fotografica per i 100 anni dello SciCAI, la mostra del CAI Toscana per i 150 anni di fondazione del CAI e la mostra del Gruppo Speleologico Fiorentino.

Il tema del congresso era “Quale volontariato per il CAI di domani”, la stampa sociale ne ha ampiamente parlato e chiunque voglia dare un’occhiata agli argomenti e alle discussioni può ancora utilizzare il sito http://congresso.cai.it che ha fatto da laboratorio.

E’ stato proprio frequentando questo sito e leggendo i vari interventi sui tre documenti congressuali che ho scoperto una vera perla “caina”. Avevo notato che in tutti e tre i gruppi di lavoro estensori dei documenti era presente una donna (in uno anche due!), quindi pensavo che, per quanto il CAI resti un’associazione prevalentemente maschile ed ahimè maschilista, fosse tuttavia al riparo da concetti e immagini stantie. Mi sbagliavo. Per fortuna grazie ad una socia valtellinese intervenuta a questo proposito sul sito in questione, ho potuto leggere sul documento del gruppo di lavoro “Il volontariato nel CAI di domani” il seguente paragrafo:

La donna, il CAI e la famiglia: riconoscere e favorire il ruolo chiave e dinamico svolto dalle donne nel CAI, come promotrici dell’amore per la montagna, custodi delle tradizioni, testimoni di concretezza e nutrimento per la crescita dei giovani. La famiglia ha un ruolo importante nel realizzare il futuro dei suoi figli. La mamma che ama la natura e che guarda le montagne trasmette tanti valori, in silenzio, giorno dopo giorno, con messaggi speciali, con la vita vissuta e non con le parole. Ha portato anche con fatica il fardello della casa, del lavoro, dell’appartenenza attiva alla nostra Associazione alla quale donare il proprio tempo, energie e sentimenti. I risultati si vedono per la più grande famiglia del CAI, per sostenere i sogni dei giovani in montagna e per aiutare il volo verso nuovi orizzonti dei futuri cittadini del mondo.

Ho letto quelle parole più volte cercando anche di sentirmi un po’ meno figlia degli anni ’70, ho preso un bel respiro, recitato un mantra, ma non ce l’ho fatta, ho guardato il calendario, la mia bella tessera blu e ho detto: non è possibile…. questo linguaggio è degno di un giornaletto parrocchiale di svariati anni fa. Sul sito non compaiono altri interventi sul tema, intanto si entra nel turbillon precongressuale e non trovo il tempo per prepararmi un discorso da portare al dibattito, nell’organizzazione ognuno ha il suo compito, tutti siamo un po’ tesi, le cose da fare sono tante e vogliamo che tutto vada per il meglio.

Arriva sabato 31 ottobre, una bella giornata di sole, purtroppo… Tutto fila liscio, arrivi, registrazioni, gite per gli accompagnatori, pasti e magliette; qualche – Sono il presidente del

gruppo escursionisti-alpinisti intergalattici… -, nel tentativo di saltare la coda, ci ricorda che la montagna è bella, ma ti lascia quello che sei. Faccio conoscenza con Renata Viviani, la socia del CAI valtellinese, scambiamo due chiacchiere: – Sì certo anche io vorrei fare un intervento, ma sono di servizio e poi nel pomeriggio, proprio quando si apre il dibattito devo dare una mano alla parete di arrampicata dove arrivano i nostri piccoli atleti…- Vabbè mi prenoto, poi vediamo –

Il seminario “ Il CAI di domani”, il più numeroso, resta sul parterre, siamo vicini alla parete, bene, così posso trattenermi finché non arrivano i ragazzi. Iniziano gli interventi, il primo, chiamano il mio nome, non me l’aspettavo. L’intervento è breve, le parole escono da sole insieme alle emozioni dei miei vent’anni di escursioni, salite, corsi in compagnia di uomini e donne, giovani e non più giovani con i quali ho scambiato facezie e sogni, diviso cime e rinunce, ma anche vent’anni di vita CAI nei quali ho capito che se ci siamo liberati della lotta con l’alpe, i pregiudizi e le chiusure nei confronti delle donne sono sempre lì al loro posto.

L’immagine della donna che esce da quel documento non esiste più o forse non è mai esistita, così concludo il mio intervento, la platea applaude più di quanto mi potessi immaginare, mi avvio verso la parete, uno dei volontari della Croce Rossa di servizio per l’occasione mi ferma, avrà quasi settant’anni: – Brava, brava hai fatto un intervento bellissimo, complimenti. – e mi stringe la mano. Sono senza parole, i bambini terribili stanno arrivando, devo andare ad aiutare Roberto Bagnoli il nostro bravo allenatore; da dove sono non sento molto del resto degli interventi, ma mi racconteranno poi che quasi tutti quelli che parleranno dopo, citeranno il mio intervento per dirsi d’accordo con me…. Insomma è andata bene, sorrido alla mia compare valtellinese, ma siamo tutti stanchi, congressisti e “staff” e domani il congresso continua.

Domenica 1° novembre ci sono le relazioni dei coordinatori dei tre seminari, poi le considerazioni finali. Una comunicazione del coordinatore del seminario “Il CAI di domani”, annuncia alla platea che il paragrafo “La donna, il CAI e la famiglia” sarà riscritto, perché il testo così com’è, dice, è stato frainteso. Sinceramente s’intendeva benissimo, tant’è che nessuno ha nemmeno provato a difenderlo, ma non importa, anche se questo non contribuirà certo a mutare una mentalità ancora arretrata, ha comunque scongiurato che tale mentalità restasse così ben documentata. Sperando di non trovarci più a dover fare simili interventi, colgo l’occasione per invitare i soci, ma soprattutto le socie a partecipare alla vita della sezione e ad offrire il proprio contributo di idee e di energie per arrivare in salute a spegnere le nostre prossime 150 candeline.

Qui il paragrafo riveduto e corretto:
Promuovere e favorire il ruolo chiave e dinamico delle donne nel CAI affinché si coniughino capacità, competenze, nonché sensibilità, idee e approcci differenti da quelli maschili e altrettanto proficui per il Sodalizio. L’integrazione di prospettive diverse e nel pieno rispetto delle differenti testimonianze e culture umane da quelle tradizionali a quelle contemporanee, contribuiscono a migliorare la convivenza e l’apertura di pensiero e azione. È indispensabile affrontare coltivare la complessità sociale, oggi più composita ed articolata, che coinvolge e impegna anche il CAI. Su questo piano pluriculturale può avvenire il pieno riconoscimento del valore e della specificità di ogni Socio e persona, indipendentemente dal genere a cui essi appartengono. La famiglia è fra i luoghi privilegiati per la trasmissione dei valori alle giovani generazioni; oggi i processi di cambiamento che l’attraversano ridefiniscono i significati dei ruoli parentali e la sua stessa funzione. Il CAI in quanto promotore di percorsi e progetti formativi credibili, sostenibili e attuali non può esimersi dall’interrogarsi su tali processi e dal formulare proposte che mirino ad una costruttiva interdipendenza e integrazione con l’attuale società.

 

 

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