«Mi raccomando, fate le cose a modo… »

Testo e foto di Giuseppe (Alfio) Ciabatti

Ovvero la ristrutturazione della ferrata del Procinto 125 anni dopo.

Sono circa le 11 del 12 aprile 2018. Guardo il cielo che è coperto da una nuvolosità alta, ma ancora con una buona visibilità. Siamo nell’area antistante l’albergo Alto Matanna e dopo vari giorni di incertezze in questa primavera inclemente con continue analisi delle previsioni meteo, varie telefonate con Elena della società dell’elicottero, i nostri volontari e l’impresa incaricata, abbiamo deciso. Si va. Non potevamo più rimandare pena dover iniziare a luglio. Il vincolo imposto dal Parco delle Apuane è il divieto di sorvolo dal 15 aprile al 30 giugno.

Ad Alberto, il sornione proprietario e gestore dello storico albergo Alto Matanna che ci vede con il pick-up con la scritta CAI Firenze, spieghiamo perché siamo lì e gli diciamo che fra poco arriverà l’elicottero per fare il carico. Alberto ci saluta con «mi raccomando, fate le cose a modo…». Inizia così la fase operativa della ristrutturazione della ferrata del Procinto.

Nel disegno di Aristide Bruni: Il Procinto con i sentieri e la ferrata. Disegno di proprietà della Sezione di Firenze

Ma l’operazione Procinto inizia molto prima. Durante la verifica annuale fatta in una limpida e fredda giornata a fine dicembre del 2015, percorrendo la ferrata con Aldo e altri amici mi convinsi della necessità del rinnovo completo dell’attrezzatura di questo storico itinerario. Negli anni precedenti erano stati fatti vari interventi di sistemazione parziale di singoli tratti o di alcuni sostegni. Era stato aggiunto un tratto di cavo, messo un po’ di cemento alla base di qualche fittone, alcuni spit per rinforzare qualche supporto e altri piccoli interventi di tamponamento. Poi la catena, forse storica ma oramai poco pratica per l’uso corrente. Se per un aspetto era facilmente impugnabile, dall’altro faceva scorrere malamente i moschettoni del kit di sicurezza.

Ero stato eletto da poco Presidente della Sezione e misi questo impegno fra le cose da fare. Ma non sapevo come fare e soprattutto con quali mezzi finanziari, ma sapevo che era necessario. L’occasione  capitò  nell’estate dell’anno successivo, nel luglio 2017 quando il Parco delle Alpi Apuane pubblicò un bando per la manutenzione ordinaria e straordinaria dei sentieri del Parco. La ristrutturazione della ferrata rientrava certamente nelle opere di manutenzione straordinaria. In- formai prontamente il Consiglio Direttivo e decidemmo di partecipare. Ero in ferie ma avevo portato con me il computer e mi misi all’opera per la compilazione dei documenti. Nonostante il periodo estivo richiesi preventivi e con Marco Passaleva stendemmo il progetto riuscendo a con- segnare i documenti entro i tempi previsti. Dopo alcuni mesi, ci comunicarono l’esito positivo per l’assegnazione del finanziamento. Per ottenere il nulla osta necessario all’inizio dei lavori, il Parco ci comunicò la necessità del VIA, la Valutazione di Incidenza Ambientale. Lo sconforto mi assalì ma non potevamo fermarci proprio allora. Dovevamo andare avanti. La collaborazione del disponibilissimo e competente Carlo Natali risolse il problema e finalmente ci siamo!

Arrivò finalmente la comunicazione per iniziare i lavori. Per correttezza devo affermare che i funzionari del Parco si sono dimostrati  disponibili  venendo  incontro nelle necessità non sempre facili da gestire a distanza di tanti chilometri. Per l’esecuzione dell’attività avevamo previsto la chiusura della ferrata e a titolo cautelativo dei sentieri sottostanti per il periodo dei lavori. Chiedemmo l’ordinanza al Sindaco di Stazzema che fu rilasciata senza problemi.

La Sezione di Firenze aveva individuato come impresa per lo svolgimento dei lavori la ditta Carlo Barbolini. La scelta era stata basata sia sull’esperienza di questo tipo di lavori che su base economica. Con Carlo inoltre ci conosciamo già da tempo e questo, penso, potrà facilitare l’operatività.

Nelle varie comunicazioni che erano state inviate nei giorni precedenti, Arianna che gestisce il rifugio Forte dei Marmi, ci aveva pregato di fissare l’inizio dei lavori dopo l’8 maggio in quanto un gruppo di svedesi avevano prenotato già da vari mesi un viaggio e un percorso alpinistico con una guida alpina per percorrere questo storico itinerario apuano. Dalla Svezia per fare la ferrata del Procinto, vuol dire che è un percorso veramente ambito! E noi con un po’ di comprensione rinviamo l’inizio dei lavori. Eccoci qui al parcheggio io, Carlo Barbolini, Aldo Terreni, Marco Orsenigo, Leandro Benincasi con quattro pesanti matasse di cavo inox, decine di fittoni in acciaio zincato, morsetti, gruppo elettrogeno, trapano, tubi di resina ed altri utensili che si mescolano a corde, cordini, moschettoni, caschi, imbragature, gi-gi, grigri e altro. Speriamo che non manchi nulla. Carlo e Leandro per la verità avevano fatto il sopralluogo qualche mese prima e avevano valutato l’occorrente.

Alberto durante il carico dell’elicottero

Arriva l’elicottero in una nuvola di polvere, ci carica, fa un giro di ricognizione sul Procinto per vedere dove scaricare il materiale. Poi ritorna, fissa al gancio bari- centrico i due sacconi con i materiali, rapidamente si alza e li deposita poco sotto la cima. Nel volo successivo l’elicottero con una manovra improbabile ci fa scendere sulla cima del Procinto e si allontana. Ritorna il silenzio. Mi fa effetto scendere da una montagna senza averla prima salita ed in particolare dal Procinto. Portiamo tutti i materiali al riparo nella grotta poco sotto la cima intitolata a H. Budden, Presidente della Sezione di Firenze, mio lontano predecessore, che volle la realizzazione della ferrata oltre 125 anni fa.

Finalmente il 10 maggio iniziamo. Trapano, corde, fittoni, cavo d’acciaio, resina, prolunghe elettriche, soffino, scovolino e altri orpelli saranno nostri compagni per circa un mese.

Nei giorni successivi si alterneranno vari volontari con la presenza costante mia e di Carlo. Si alterneranno anche giornate con condizioni del tempo molto variabili. In particolare, ricordo il 17 maggio quando un temporale intenso con fulmini, già nella tarda mattinata ci sorprese in parete e ci costrinse ad una ritirata strategica sotto una pioggia torrenziale. Noi di corsa verso il rifugio e gli altri in alto a ripararsi nella grotta. Al successivo rapido miglioramento, con ottimismo ritornammo in parete e appena riposizionati ecco subito un altro violento temporale e noi altra rapida ritirata sotto la pioggia. Queste sono le Apuane.

In quell’occasione per consolarci, riprendemmo il vecchio adagio che abbiamo riadattato «ferrata bagnata, ferrata fortunata» sperando che sia vero.

Dopo circa un mese di andirivieni fra Firenze e il Procinto fra sole e piogge, i lavori terminano. Nei primi di giugno con il progettista viene fatto il collaudo o più correttamente l’ispezione per la certificazione della corretta installazione che vi ne superata positivamente. Sono sinceramente commosso.

Alla notizia della conclusione dei lavori, non tardano ad arrivare i riconoscimenti. Sono parole semplici che circolano sul web ma testimoniano un attaccamento inaspettato a quest’opera. Per qualcuno è stato l’inizio dell’attività in montagna, per altri la prima ferrata, per altri ancora la semplice discesa dopo le salite sulle più difficili pareti circostanti, per qualche professionista il luogo dove condurre i clienti. Per tutti è qualcosa di importante che il CAI di Firenze continua a mantenere da 125 anni al servizio della comunità degli appassionati di montagna e in particolare delle Alpi Apuane, le Alpi della Toscana. Quando il 17 luglio con l’elicottero riportiamo via tutti gli attrezzi, le catene arrugginite che chissà se erano quelle ottocentesche così come i vecchi ferri; mi rendo conto che è passata un’epoca. Abbiamo cambiato i ferri ma solo per rinsaldare lo spirito con i nostri predecessori.

Il 6 ottobre 2018 pioviggina, ma al rifugio Forte dei Marmi c’è un calore particolare, quello per l’inaugurazione formale della nuova ferrata. Sono con noi il Direttore del parco delle Alpi Apuane Antonio Bartelletti, il comandante delle Guardie del Parco, il Presidente del Consiglio Comunale di Stazzema Alessio Tovani, il Presidente del CAI Toscana Giancarlo Tellini, una delegazione del Soccorso Alpino (SAST) di Querceta coordinata da Roberto Galletti, il Presidente della Sezione di Forte dei Marmi Cristian Leonardi, Carlo Barbolini in qualità di impresa esecutrice dei lavori ed altri amici.

Dopo una spettacolare esercitazione di soccorso alpino su una parete lì vicino, ci raduniamo nella sala del rifugio dove raccontiamo la storia della ferrata e dei sentieri intorno ricordando la lungimiranza del CAI di Firenze tramite l’ideatore Aristide Bruni. Sottolineiamo come questa infrastruttura dedicata al turismo percorresse i tempi guardando lontano. Nella discussione viene riconosciuto da tutti l’importanza dell’intervento e la funzione del Club Alpino Italiano nella montagna per il turismo. Anche il Direttore del Parco è soddisfatto per lo svolgimento del lavoro e per la visibilità che è stata data a questa importante opera. Il discorso poi scivola su altre necessità per rendere maggiormente sicuro l’ambiente circostante la ferrata. Tutti convengono sul riconoscimento per l’impegno profuso dal- la Sezione CAI di Firenze con un brindisi e una tavolata.

Tecnicamente, sono stati sostituiti tutte le catene con nuovo cavo inox e i supporti in acciaio zincato. Inoltre, è stato sistemato il sentiero finale verso la cima ed è stato posato un cavo corrimano nella parte bassa del sentiero di accesso alla ferrata. Lungo il percorso sono rimasti solo alcuni vecchi pioli ottocenteschi come testimoni ideali fra il passato e il presente. Dobbiamo ringraziare il Consiglio Direttivo della Sezione che ha creduto in questo progetto, il Gruppo Regionale CAI Toscana presieduto inizialmente da Gaudenzio Mariotti e successivamente da Giancarlo Tellini, il Parco delle Alpi Apuane e i soci volontari che si sono particolarmente  adoperati  per  questo lavoro: Aldo Terreni, Carlo Natali, Leandro Benincasi, Marco Orsenigo,  Marco  Passaleva, Maurizio Calamai, Piero Lazzerini.

La valorizzazione turistica del Procinto già nell’800

Il legame di questa montagna e di questi luoghi con la Sezione di Firenze viene da lontano.
Nel 1865 quando Firenze diventa la capitale d’Italia del neonato Regno d’Italia, una buona parte di intellettuali e la classe politica si trasferisce nella nuova sede del
Governo. In quegli anni lo sviluppo delle comunicazioni in special modo quelle ferroviarie, permettono un grande movimento
di persone e quindi di idee. I torinesi che avevano fondato nel 1863 il Club Alpino Italiano, portano a Firenze l’interesse per la montagna che sfocerà nella
costituzione nel 1868 nella locale Sezione fiorentina del CAI. Il Sodalizio come primo atto si impegna per conoscere
maggiormente e valorizzare le montagne locali e le insolite Alpi Apuane incuriosiscono molto, montagne più simili alle lontane
Alpi che al vicino Appennino. I primi alpinisti ed esploratori se così possiamo definirli, furono prevalentemente geologi studiosi del particolare e aspro territorio.
A volte gli aspetti puramente accademici e scientifici si mescolavano a quelli per
la ricerca delle aree per le nuove cave di marmo. Probabilmente e fortunatamente le rocce del Procinto e zone limitrofe non
avevano la qualità richiesta e quindi la zona non fu interessata dall’escavazione. Invece il torrione cilindrico del Procinto con le sue possenti pareti verticali attirò
molto gli alpinisti. La prima salita dopo quella di alcuni boscaioli probabilmente del 1848, è documentata nel 1879 da parte
di Aristide Bruni e altri compagni.
Un ulteriore impulso fu dato principalmente dalla nascita nel 1879 della vicina Stazione Alpina di Lucca e successivamente nel 1888 di Carrara. Queste Stazioni Alpine, allora facenti parte dalla Sezione
di Firenze, furono particolarmente
attive e operose per rendere accessibile la caratteristica zona del Procinto.

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Nel 1884 durante una delle prime Riunioni Intersezionali (oggi sarebbe stata chiamata un’escursione intersezionale) organizzata dalla Sezione di Firenze al Procinto, si decise di realizzare una serie di sentieri di collegamento dalla Lucchesia verso Stazzema nell’alta Versilia. Dal Callare
del Matanna alla base del Procinto
c’erano alcuni tratti in verticale. Fu deciso

di ricorrere allo scavo del tratto di sentiero.
La Sezione di Firenze si fece promotrice di questo primo intervento reperendo
i mezzi finanziari per l’opera. Il Bruni che era ingegnere, si occupò di coordinare i lavori, che si conclusero solo nel 1890. Il
sentiero è quello ancora oggi presente e fu dedicato a Bruni. Dopo il sentiero del Callare e quello della cintura, fu deciso di realizzare un innovativo percorso alpinistico
che facilitasse l’accesso alla cima
del Procinto. L’impulso fu dato da Italo de Santi di Lucca sostenuto dalla Sezione di Firenze la quale trovò anche le risorse economiche. Fu scelto il percorso della
prima salita del 1879 di Aristide Bruni e compagni sulla parete sud.
L’inizio dei lavori per la realizzazione della «scala», così era chiamato l’itinerario che di fatto era una scalinata quasi verticale,
fu nel 1890, che terminò solo tre
anni dopo. Con la maestria dei cavatori di quel tempo, furono «scavati» gli scalini
e «intagliati» i punti difficili, per salire più agevolmente nella roccia furono inseriti alcuni fittoni metallici fissati con il piombo
e furono posate alcune catene. Nel 1893 i lavori furono terminati e per far conoscere l’opera, nei giorni 28 e 29 giugno del solito anno fu indetta una Riunione Intersezionale
al Procinto che di fatto inaugurò
la ferrata.
Era il culmine di un progetto di valorizzazione turistica che precorreva di molti decenni la moderna visione della montagna.
A questo proposito ricordo la Guida
Alpina Giuseppe Gherardi che per
decenni guidò decine e decine di clienti sul Procinto posando la scala di legno per superare il primo balzo.
Fu, molto probabilmente, la prima ferrata italiana considerando che la prima ferrata costruita in Dolomiti sulla Marmolada, allora
parte dell’impero Austro Ungarico, è
del 1903.
Il pensiero di questa storia mi emoziona e mi rende conscio dell’importanza e responsabilità
del lavoro che stiamo facendo.

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