Un ricordo di Piero Saragato a 50 anni dalla sua tragica morte – di Mauro Nocentini

Per commemorare una persona che ci è stata particolarmente cara, in questo caso un amico, ritengo convenga scrivere o parlarne come se fosse sempre con noi. È possibile così trattenere ancora qualcosa di chi ci ha lasciato.

Piero Saragato era un giovane altruista e assai corretto e, per questo, quando ancora ragazzo approdò al gruppo speleologico fiorentino della nostra sezione, si conquistò subito la simpatia di tutti noi. Soprattutto c’era in lui la gioia di vivere e condividere con gli amici quelle emozioni che la montagna è capace di regalarti e che, anche al suo interno, può essere ricca di altrettante meraviglie, alquanto diverse, ma non meno belle e interessanti. E nei meandri delle Apuane collaborò attivamente a esplorazioni di varie voragini particolarmente impegnative.

Da tempo Piero svolgeva anche attività di rover-scout presso il reparto “FIRENZE 21” di San Marco e, dopo le gravose fatiche per avere aiutato varie famiglie a ripulire cantine e appartamenti dal fango dell’alluvione del 4 Novembre 1966, insieme a molti altri scout, avevano deciso di trascorrere qualche giorno delle festività natalizie a sciare sulle nevi della Burraia.

Durante una escursione con un amico, a Piero sfuggì di mano una racchetta e per recuperarla (forse non conoscendo bene il luogo) scivolò su un lastrone di ghiaccio e precipitò in un dirupo per circa 600-700 metri. Il suo corpo fu recuperato a notte avanzata.
Così morì Piero Saragato. Era il 26 Dicembre 1966 e aveva appena 19 anni.

Alla sua memoria fu poi dedicato un rilevante abisso delle Alpi Apuane.

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