Pensieri al tempo del coronavirus

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Pasquale Parcesepe

Oggi 11 aprile 2020, vigilia di Pasqua, è il trentatreesimo giorno in cui siamo bloccati in casa dal Coronavirus. Domani sarà la quinta domenica. La mia generazione è stata fortunata. Ha assistito a un sacco di passaggi epocali e quasi tutti positivi. Ma stavolta no. Io sono nato al tempo del pennino, dell’inchiostro e delle aste, senza luce in casa, senza strade asfaltate nei dintorni del mio abitato. I contatti con mio padre emigrato in Venezuela erano tenuti solo per lettera che ad arrivare impiegava 15 giorni ed oltre.

Nel doposcuola venivo tranquillamente lasciato solo a casa e scorrazzare nei pressi e dentro al fiume vicino casa non destava nessuna preoccupazione.

Improvvisamente è cambiato tutto. Sono arrivate le penne bic, le stilografiche, le macchine da scrivere, i computer. C’è stato il boom economico, la fuga dalle campagne. Molti come me hanno potuto studiare, cosa impensabile fino a pochissimo prima. E’ arrivata l’acqua in casa, il bagno, due bagni, gli elettrodomestici. La televisione. Mia nonna parlava solo dialetto che nessuno comprendeva in Toscana dove ci eravamo trasferiti. Oggi a qualsiasi età, in tutta Italia, tutti sono in grado di capire e farsi capire.

Ho assistito al cambio di secolo, al cambio di millennio, al passaggio dalla lira all’euro, alla contemporaneità di due papi. Tutte cose fantascientifiche quando avevo intorno ai 10 anni.

Ora viviamo in tempo di Coronavirus. Non è la guerra, si dice. Secondo me potrebbe essere anche peggio. La guerra se i vari capi di Stato si accordano finisce. Il virus chissà se gli scienziati riusciranno a sconfiggerlo. Perché prima di sconfiggerlo va identificato. Per ora siamo lontani.

Si dice che quando il coronavirus sarà sconfitto e torneremo alla vita normale, niente più sarà come prima. Io ne dubito. Gattopardescamente parlando, sarà cambiato tutto, ma tutto resterà come prima.

Con più tempo a disposizione ho rispolverato vecchie letture che mai a suo tempo avrei pensato diventassero attuali. Dalla copertina di La Peste di Albert Camus rilevo questa frase: “La tragica irruzione dell’assurdo nella vita quotidiana”. E dalla “Storia della colonna infame” di Alessandro Manzoni quest’altra frase:” Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto per senso del senso comune”.

Per fare la spesa, dovendo entrare uno alla volta e dovendo mantenere una certa distanza gli uni dagli altri, vi sono delle file lunghissime. Queste file per me non sono poi tanto disprezzate.

Si può leggere tranquillamente (io leggo libri elettronici sul cellulare) e si possono osservare (senza darlo a vedere) le persone intorno. Stamani mi chiedevo: che frullerà nella testa di queste persone che mi precedono e mi seguono? Le loro entrate, in questa situazione, saranno stabili o avranno subito un crollo? Se tutte le attività sono ferme, come fa tutta questa gente a fare la spesa? Pochissime persone mi pare siano in età da pensione.

E poi pensavo ancora: quante di queste signore saranno in dieta? Probabilmente ora hanno cancellato dalla lista della spesa roba esotica come Camut, Teff, Quinoa e cibi light vari. Finite le vacche grasse, si compra solo ciò che serve veramente. Andiamo tutti in palestra, ma guai se si guasta l’ascensore. Facciamo viaggi in posti esotici e lontani, ma non siamo mai stati nelle città e nei nostri meravigliosi paesini vicini. Scartiamo abiti ancora nuovi, perché quest’anno questo colore non è più di moda. I cassetti straboccano di medicine, perché tanto sono gratis. Le nostre auto vengono cambiate nel pieno della loro vita.

Sempre, quando si esagera, poi succede qualcosa che ci induce a ridimensionarsi. Certo che stavolta la stiamo pagando proprio cara!

Ma certamente ne usciremo. Ce la faremo. Certo che ce la faremo!

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