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Riflessioni sul coronavirus
di Stefano Cerchiai
Con un gruppo di amici, adesso all’incirca settantenni, da alcuni anni facciamo ogni anno un pezzo di Francigena e così, dopo esser partiti da Pontremoli e aver saltato per motivi logistici o di altro genere qualche tappa nell’alta Toscana, siamo arrivati fino a Roma in una bella domenica di aprile.
Nel corso degli anni il gruppo è diventato sempre più grande (oltre 20 persone) e ciò non ci ha concesso di utilizzare dei semplici ostelli per pellegrini a causa della limitata capienza di molti di essi, per cui abbiamo cercato pensioni ed agriturismi prenotandoli per tempo. Un lavoro di preparazione che se da un lato ha tolto un po’ delle sorprese dovute agli imprevisti ed alle incertezze ha però consentito di pregustare davanti ad un computer quanto avremmo trovato di bello e di interessante sul cammino. Un “lavoro” che ho fatto quasi sempre da solo fin dal mio pensionamento infarcito di mappe, schede artistiche sui luoghi che avremmo attraversato, fogli excel con km, altimetrie, suddivisione in camere dei partecipanti, tenuta spese acconti saldi e quanto altro… in quasi perfetto stile “scientifico” come mi descrivono gli amici.
Ma arrivati a Roma che si fa? Qualcuno propone di iniziare a fare il tratto italiano dal Gran San Bernardo in giù, altri di proseguire sulla Francigena del Sud che i pellegrini dei secoli scorsi percorrevano in genere fino a Brindisi dove si imbarcavano per la Terra Santa. Ha prevalso per ora questa seconda proposta e quindi nel 2017 abbiamo ripreso la via del Sud arrivando all’Abbazia di Fossanova dove finì i suoi giorni San Tommaso D’Aquino. Bellissima! In una sala che pensiamo fosse il refettorio, con un’acustica eccezionale, ci mettemmo a cantare “La Visaille”: anche se eravamo in pianura la montagna ce l’abbiamo sempre nel cuore.
Abbiamo poi proseguito lo scorso anno fino a Caserta e quest’anno, saltando provvisoriamente il tratto appenninico (in 25 non è facile trovare posto specie fuori stagione lungo questo tratto facendo tappe di lunghezza ragionevole per l’età e le condizioni medie di alcuni di noi), abbiamo programmato di andare da Monte Sant’Angelo a Trani lungo la variante marina. Detto fatto, mi metto al lavoro, stavolta con l’aiuto di Claudia, Andrea e Fulvio, carissimi amici di vecchia data.
A metà gennaio era tutto pronto: tappe, prenotazioni per dormire e per cenare, suddivisione in auto; partenza prevista: 31 marzo. Ahi ahi ahi! Avevo già avuto un imprevisto anni prima nel tratto tra Gambassi e Siena quando, dopo aver organizzato il tutto, avevo dovuto rinunciare causa malattia lasciando continuare i miei amici, ma stavolta la cosa assume un carattere ed un’importanza ben maggiore: il coronavirus Covid-19 spegne sul nascere la nostra voglia di camminare insieme. E così ci siamo inventati una sorta di minidiario surreale sul nostro gruppo whatsapp: ogni giorno dal 31 marzo al 6 aprile “facevamo finta” di essere davvero là e ci raccontavamo che cosa avremmo visto durante il cammino, cosa ci era piaciuto di più della giornata, i panorami, il sudore, il male ai piedi, i panini sotto un olivo o in riva al mare.
Monte Sant’Angelo lo avevo già visitato anni fa durante una vacanza in campeggio sul Gargano: si erge su uno sperone del Gargano in una zona boscosa non distante dal mare. La natura calcarea del suolo si manifesta in una pluralità di fenomeni carsici, tra i quali la famosa grotta dell’arcangelo Michele.
immagine tratta da: www.terrasanta.net
Al di là delle leggende e della tradizione circa un’apparizione dell’Arcangelo, il luogo ha un fascino particolare. Perlomeno curioso anche l’allineamento con altre 6 località dedicate all’arcangelo Michele nel mondo. Da lì la discesa verso Manfredonia offre un bellissimo panorama sull’Adriatico. Nella domenica delle Palme appena trascorsa è stata ripetuta eccezionalmente la suggestiva cerimonia della benedizione della città con la spada di San Michele che avviene normalmente il 29 settembre festa del santo patrono. Secondo la tradizione l’Arcangelo nel 1656 liberò la città dalla peste. Stavolta l’aiuto è stato chiesto per questa pandemìa.
Manfredonia la raggiungiamo nel primo pomeriggio, sono solo poco più di 15 km e praticamente tutti in discesa, pertanto ci resta il tempo per visitare la basilica, il castello e l’area archeologica di Siponto nei pressi della quale c’è il nostro albergo. Una bella giornata di sole, un po’ ventosa, con il mare che invita ad un bagno, ma è ancora un po’ freddino in questa stagione e desistiamo. La sera un’altra bella mangiata di specialità pugliesi, a differenza di ieri sera, quando la cena era seguita ad una giornata in auto, l’appetito non ci manca.
Al mattino seguente riprendiamo il viaggio lungo mare. Ci fermeremo un po’ prima di Zapponeta in quanto in questa zona molte strutture ricettive aprono da maggio in poi per la stagione balneare e quindi dobbiamo usufruire di cosa c’è aperto fuori stagione. Lungo strada facciamo una breve deviazione verso l’interno per visitare l’Oasi del Lago Salso affiliata al WWF, una bella zona umida ricca di fauna: avvistate 242 specie di uccelli negli anni di cui 60 nidificano nell’Oasi.
3 aprile. Oggi il nostro viaggio virtuale ci porta a Margherita di Savoia famosa per le sue grandi saline fin dai tempi antichi. La non eccessiva lunghezza di queste tappe ci consente tutti i giorni di avere tempo per apprezzare meglio cosa troviamo lungo il percorso, e così abbiamo prenotato una visita guidata e possiamo quindi visitare la zona delle saline con la spiegazione sui cicli di gestione e lavorazione delle diverse aree per l’estrazione del sale, nonché le fasi della raffinazione ed il Museo storico. Anche qua l’ambiente particolare attira molte specie di uccelli con particolare riferimento per i fenicotteri.
Barletta è la prossima mèta e la raggiungiamo il giorno seguente seguendo il percorso che si discosta in parte dal mare. Mare che in questa zona, come in altre del sud e non solo è punteggiato di torri costruite ai tempi delle scorribande dei pirati saraceni. Di origini incerte, le prime testimonianze certe risalgono alla Tavola peutingeriana dove “Bardulos” viene citata, ma alcune sepolture apule con reperti del IV-III sec. a.C. testimoniano un insediamento preesistente all’epoca romana. Durante le invasioni longobarde fu rifugio per gli abitanti di Canosa. Crebbe di importanza nel periodo medioevale come fortezza e centro commerciale dei Normanni ed inseguito divenne una tappa per i Crociati diretti in Terra Santa. Il suo massimo splendore lo raggiunse sotto il dominio degli Angioini quando, grazie alla sua flotta, si arricchì la città con i commerci con l’Oriente. Famosa è la disfida di Barletta che, nel 1503, oppose 13 cavalieri italiani guidati da Ettore Fieramosca a 13 francesi. Breve giro della città con visita alla cattedrale e poi una bella cenetta, tanto per cambiare, con vista mare e anche con la piacevole compagnia di una vecchia amicizia fiorentina trasferitasi recentemente qua. È la domenica delle Palme e partiamo da Barletta per l’ultima tappa di quest’anno: Trani. Una tappa poco interessante dovendo attraversare zone industriali estese, con particolare riferimento all’industria della lavorazione della nota pietra di Trani escavata in questa zona. Il cammino però è ripagato dall’arrivo nel centro della cittadina con la visita dei suoi bellissimi monumenti, in particolare il castello svevo ed ancor più la cattedrale posta scenograficamente in riva al mare.
E così anche questo cammino quest’anno si conclude, seppur in modo “virtuale” lo abbiamo vissuto intensamente. L’indomani prendiamo il treno ed il bus per ritornare a prendere le nostre auto a Monte Sant’Angelo con la testa già a cosa combineremo l’anno prossimo. Chissà!