“Camminare nei monti, camminare nella vita ” di Luca Matulli (S.S. CRFi))

Gennaio 2010
Giunto al momento di scrivere quest’articolo, mi fermo a riflettere sul mio sodalizio col CAI. Sono tesserato da dieci anni con la Sottosezione Cassa di Risparmio di Firenze, non tantissimi ma abbastanza per aver accumulato un certo “monte” di esperienze tecniche e umane; focalizzandomi su queste ultime mi ritrovo quindi a ripensare ai tantissimi panorami ammirati dalle cime raggiunte, ripenso di conseguenza alle difficoltà affrontate per salire su quelle vette, ripenso al calore relativamente accogliente del rifugio (o del pullman) alla fine della giornata di escursione, ed infine ripenso ai tanti, tantissimi volti di tutti quei miei compagni/amici di montagna con i quali ho condiviso emozioni ma anche fatica, con i quali ho condiviso anche la cena ed il letto (a castello o “multipiazza”) del camerone di rifugio. Già, i volti delle persone, mi sembrano gli stessi di dieci anni fa! Sono colpito da questa riflessione, possibile che m’inganni? Del resto quando vedi una persona con regolarità, è difficile accorgersi dei cambiamenti in corso. Voglio controllare le foto delle mie prime escursioni … in effetti noto certi “miglioramenti” nei volti dei miei amici ma, e lo dico in tutta onestà, si tratta di modesti cambiamenti e, soprattutto, cosa ancor più importante, sostanzialmente sono in gamba come allora! Possibile che la montagna rallenti in parte il regolare corso della vita? Secondo me sì.
In effetti, negli anni, l’immobilità paesaggistica e culturale della montagna e delle zone alpine in generale, si è contrapposta al modus vivendi sempre più frenetico delle zone urbane, seppur negli ultimi tempi si stia assistendo ad una forte accelerazione di quel processo che sta portando a mutare certe zone di montagna in una sorta di caricatura delle periferie urbane, soprattutto in determinati periodi dell’anno. In armonia coi miei ideali, ho invece gradito molto l’appartenenza alla “mia” Sottosezione CAI perché, nel corso di centinaia di escursioni, grazie ad essa, ho sempre vissuto e respirato l’aria di una montagna non da sfruttare ma luogo di grande simbolicità, un luogo dove l’uomo si misura con intelligenza e rispetto con la montagna medesima; quel rispetto che ci ha portati ad affrontare anche le escursioni più impegnative senza perdere di vista alcuna raccomandazione. In quest’ottica mi sento di affermare con attendibilità quasi scientifica che la montagna è salute.
Vivere la montagna, in relazione con le proprie aspirazioni e le proprie possibilità, mutevoli negli anni, significa affrontare un cammino di vita all’insegna di un giusto equilibrio tra movimento fisico, lucidità mentale e relazioni umane; riguardo queste ultime ci tengo a sottolineare come la montagna sia anche un modo di vivere che crea e rafforza i rapporti tra le persone, le quali si legano tra loro non solo idealmente ma anche fisicamente, quando si trovino ad affrontare coscientemente le difficoltà poste dalla montagna medesima. Mi riferisco in particolare alle cordate su ghiacciaio o parete; in certi momenti poniamo praticamente la nostra intera esistenza nelle mani di quel nostro compagno a noi legato qualche metro più in là. A tal proposito mi rammenterò bene per tutta la vita il mix di emozioni fortissime, e in assoluto difficilmente descrivibili, provate nel 2005 quando sono stato calato la prima volta per un pezzo di parete del Procinto letteralmente appeso ad un semplice nodo mezzo barcaiolo, costruito e manovrato dal mio compagno (istruttore di arrampicata)! In quel momento prendi violentemente coscienza che la tua vita è di fatto nelle mani dell’altro, per quei pochi minuti tu non conti più, non esisti più! Esiste solo Lei, la Montagna, che tiene lo spit, ed il tuo Compagno che tiene la corda (passatemi le maiuscole). La montagna, pertanto, come esperienza di nascita e consolidamento di legami umani, la montagna che costruisce quel viatico di esperienze personali che si rivelerà poi un bagaglio da cui trarre ricordi ed insegnamenti, universalmente utili, non solo in quota.
Ma torniamo a parlare del camminare e di salute; personalmente penso al trekking non come ad uno sport, lo inquadro di più tra le attività salutari, perché svolto in ambienti ancora salubri, un’attività da svolgere essenzialmente senza competitività, quindi un camminare rispettoso della natura e della storia del territorio attraversato; un camminare buono per il corpo, ma buono anche per lo spirito. Mi riaggancio alla mia riflessione di apertura mettendo in relazione l’abitudine di vita, ispirata dal movimento, dei miei amici di sodalizio più “grandi”, col camminare lento ma salutare in montagna, cioè col trekking, precisando che l’aggettivo lento non si riferisce alla semplice velocità espressa dalle gambe, di fatto c’è anche chi ha un passo molto veloce, ma fa riferimento a una forma non troppo competitiva di muoversi in ambienti naturali, osservando, con gli occhi e con lo spirito, l’ambiente circostante. Se dovessi fare oggi un paragone tra le persone di mia conoscenza “non-trekking” over 50-60, ma ancor di più over 70 o addirittura 80, ecco, mi fermo qui, stendendo umanamente un velo sul risultato; in effetti lo stato generale di forma vantata dagli amici camminatori conosciuti all’interno del CAI è, nella maggioranza dei casi, al di sopra della media, a riprova di quanto affermato in precedenza. Insomma, la montagna ed il camminare lento portano lontano.
In quest’ottica la Sottosezione Cassa di Risparmio di Firenze, fondata nel 1952 ed attualmente con oltre 250 iscritti, ha completato il suo calendario 2009 con la sua abituale ed eterogenea offerta di escursioni idonee a soddisfare le esigenze di tutti gli iscritti, un calendario completo ed anche adeguato al nostro ambiente di predilezione, la Toscana, naturalmente. La Sottosezione ha sempre posto attenzione alle esigenze di tutti i componenti del gruppo, quindi ai più prestanti ma anche a chi ha una “prestazione” inferiore, costruendo spesso due gite in una: in pratica prevediamo di partenza due tipi di percorsi differenti (gita A e gita B) caratterizzati da differenti difficoltà escursionistiche; alla fine però è d’obbligo, anche se giunti da strade diverse, ritrovarsi tutti insieme.
Vorrei inoltre approfondire qui l’ampiezza del calendario gite citando una caratteristica peculiare della Sottosezione Cassa di Risparmio di Firenze, cioè l’offerta, ogni mese, di una gita infrasettimanale, dedicata prevalentemente ai soci con “più tempo libero” (leggi in pensione), ma frequentata anche da chi ancora in servizio, poiché si tratta spesso di gite con un taglio culturale o paesaggistico molto interessante: si visitano quindi pievi, castelli, antiche strade romane, ma anche parchi naturali o pezzi di natura posti a pochi chilometri da casa nostra ma spesso dimenticati. Questo tipo di gita prevede non di rado la fermata per il pranzo, alternativamente al solito panino a sacco, in una trattoria tipica del luogo, conosciuta o contattata per l’occasione, a condizioni di favore; quale migliore occasione che a tavola davanti ad un buon bicchiere di vino, per trovare, e ritrovare, serenità e amicizia?
Riassumendo quindi l’attività svolta nel corso del 2009 abbiamo visitato “infrasettimanalmente” luoghi d’interesse dei colli fiorentini, del Mugello e del Chianti (Baroncoli, Lebbiano, Panzano, Rufina), il Padule di Fucecchio, il Parco dell’Uccellina, il parco delle Cinque Terre ed abbiamo percorso un pezzo della Cassia vetus (Donnini). Con le gite del sabato abbiamo ulteriormente camminato in Garfagnana (Lucchio, Casabasciana, Orrido di Botri), in Apuane (Monte Lieto, Monte Gabberi) e sull’Appennino Tosco-emiliano (Passo delle Radici); abbiamo effettuato anche gite in ambiente marino all’Isola d’Elba (Cavo, Rio Marina) ed in Liguria (Moneglia, Framura). La gita di due giorni si è svolta nelle Alpi Apuane: il primo giorno, divisi in due gruppi come spiegato sopra, ci siamo tutti ritrovati al rif. Orto di Donna, arrivandoci chi da Val Serenaia e chi, dal versante opposto, salendo per la lunga ferrata del M. Contrario. Cena, canti e nanna presso il rif. Donegani. Il giorno successivo, il primo gruppo ha raggiunto la Capanna Garnerone e di ritorno è salito sul Grondilice mentre il secondo gruppo è salito sul Pizzo d’Uccello.
Per la settimana in Alpi abbiamo scelto di visitare i gruppi dolomitici del Sella e del Sasso Lungo accantonandoci presso il rifugio Passo Sella. Di norma la settimana in rifugio prevede la pianificazione serale dell’attività del giorno successivo in base prevalentemente alle condizioni meteo attese e sempre offrendo almeno due gite diverse per grado di difficoltà. Purtroppo nel 2009 siamo stati non del tutto fortunati col meteo per cui non siamo riusciti a completare tutto il programma relativamente alle sole escursioni più impegnative (in particolare vie ferrate) che l’ambiente eccezionale offriva.
La Sottosezione organizza naturalmente per i propri soci, oltre alle numerose gite, anche speciali occasioni di socialità quali il pranzo annuale, consumato quest’anno presso il Ristorante Artemide, e la festa di fine anno che prevede la cena offerta ai soci convenuti, l’estrazione a sorteggio di più premi e la proiezione delle foto riguardanti le gite svolte nell’anno. Da sottolineare che i soci, anzi in prevalenza le socie, non sono solo passive ma anche attive….molte di loro preparano ottime torte dolci o salate che vanno a costituire un apprezzato fine cena.
A conclusione posso serenamente affermare che la Sottosezione Cassa di Risparmio di Firenze, con ormai quasi 58 anni sulle spalle, è caratterizzata dalla vitalità delle sue iniziative e dei suoi iscritti che numerosi partecipano alle escursioni, è pertanto sempre molto attiva, rispettosa dei valori fondamentali della montagna e dei valori del buon camminare per i monti.
Camminare nei monti, camminare nella vita, per stare meglio. Auguri e tanta montagna a tutti.

Condividi questo articolo attraverso i tuoi canali social!