“Ma ne è valsa la pena” di Irene Gramegna Marinelli

Maggio 2010
Sto divorando un gustosissimo panino: sono in cima al Corno alle Scale, seduta ai piedi di un’enorme croce di ferro. Mentre sto mangiando, guardo il panorama. Davanti a me il monte Gennaio che è stato meta di una delle mie prime escursioni. Alla mia sinistra, oltre la pianura, il mare Adriatico che non posso vedere a causa di una fitta foschia. Mi alzo, vado dal nonno e dallo zaino prendo un altro panino. Voltandomi, vedo l’ultima parte del percorso che dal lago Scaffaiolo, mi ha portato fino al Corno.
Il nonno mi spiega che il nome Scaffaiolo sembra derivi dalla parola “Scaffa” che per i vecchi montanari significava avvallamento.In lontananza contro il cielo, l’inconfondibile figura del Libro Aperto e a destra il monte Cimone. Ora sono sazia, mi distendo sull’erba per un meritato riposo, chiudo gli occhi e lentamente rivedo la mia gita.
Che levataccia! È buio pesto, entro in macchina e mi addormento. Mi sveglio che siamo alla chiesetta della Doganaccia. Cominciamo a salire lungo un sentiero in mezzo ai pascoli, dove stanno pascolando tantissime mucche che, prima ci hanno circondato e poi “assalito”. Poco sopra di noi  alla nostra sinistra, la cresta,mentre a destra la grande valle del fiume Lima.
Finalmente all’improvviso il lago Scaffaiolo. Siamo soli, il silenzio è immenso, sopra di noi volteggia un falco. Ci fermiamo e mentre il nonno si riposa io comincio a camminare intorno al lago: è bello. Ma la sua voce mi chiama: dobbiamo riprendere il cammino. Continuiamo a salire, è caldo, bevo ma l’acqua della borraccia è già calda; come vorrei una brocca di acqua gelata.
Poco dopo il nonno mi dice di guardare sotto un ciuffo d’erba e con mia meraviglia scopro una piccolissima sorgente. Ci vuole un po’ di tempo per riempire un bicchiere ma l’acqua è gelata. Ma c’e ancora molta strada da fare, ripide salite, una piccola “arrampicata” e finalmente la vetta.
Che fatica, ma n’è valsa la pena.

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