“In montagna con i bambini” di Andrea Tozzi

Annuario 2010
Lo scopo di questo articoletto vorrebbe essere quello di illustrare alcune escursione fatte in Alto Adige fra il 2007 e il 2009 con mia moglie e mio figlio in versione autotrasportato, nel senso che avendo quattro o cinque anni, camminava. Il fratello, più piccolo, in alcune delle gite era invece comodamente alloggiato nello zainetto sulle mie spalle. Non essendomi mai cimentato nella scrittura di questo genere di cose userò come falsa riga le diffusissime guide della… Lonely Planet!
Presso il Rifugio Kostner

In generale, fra le tante, ho selezionato quelle escursioni che rispettano le seguente regole:

1) non sono necessarie levatacce, nel senso che ci si può alzare verso le otto, mai prima delle sette;
2) l’attacco dell’escursione si raggiunge senza impiegare più di un’ora di auto;
3) l’escursione si svolge sempre lungo sentieri segnati;
4) alla fine dell’escursione c’è un rifugio;
5) la discesa, anche solo in parte, può avvenire usando mezzi quali seggiovie e funivie.
A questo proposito segnalo il fatto che parte degli impianti dell’Alta Badia e dei dintorni sono aperti anche d’estate a prezzi non modici. Se vostro figlio si appassiona a seggiovie e funivie, come il mio più grande, non esitate a fare il “mountain pass” (vedi www.mountainpass.it) ovvero l’abbonamento estivo che è valido 3 giorni a scelta su 4 oppure 5 giorni su 7 al costo di 35 e 44 euro rispettivamente per gli adulti, gratis per i bimbi da zero a sei anni (e vorrei vedere!!).
*) Luogo
Alta Badia. La scelta del luogo è legata al fatto che le esigenze dei bambini sono davvero molteplici e la variabile meteo è sempre in agguato: il primo anno optai per la bellissima Valsavarenche, amena e desolata. Fortunatamente il tempo ci volle bene e ci regalò delle belle giornate che ci permisero di raggiungere, con il piccolo in spalla, anche i bei rifugi Chabod e Vittorio Emanuele II (vedi http://www.comune.valsavarenche.ao.it). Ma in caso di maltempo le alternative divertenti per i bimbi sono piuttosto scarse, ma magari adesso le cose son migliorate. Per non rischiare, gli anni successivi abbiamo optato per l’Alta Badia che, come dice un mio amico, “è la Costa Azzurra della montagna”. Non essendo mai stato in Costa Azzurra, optai per l’Alta Badia e come vedrete l’offerta turistica del luogo è imbattibile: sfido a trovare un bambino che non riesca a passare delle belle vacanze fra attività nuove, stimolanti e paesaggi stupendi.
*) Periodo.
Trattandosi di andare in giro con bambini consiglio il periodo che va da San Giovanni a Ferragosto. Prima e dopo, posso garantire per esperienza diretta, si rischia seriamente di incontrare la neve e non solo in quota. Altra variabile da non sottovalutare è la confusione e parafrasando un noto film “il problema della Val Baida in agosto è il traffico”. Come molte mete turistiche di massa si rischia di lasciare lo smog fiorentino per quello della La Villa, altrettanto insalubre. E’ pur sempre una valle montana: le strade non son molte e le auto, specialmente nel capoluogo, rischiano di creare veri ingorghi agostini. Meglio evitare!
*) Riferimenti.
Sito internet ufficiale è www.altabadia.org in cui trovate informazioni sulla ricettività, sulle attività turistiche, escursioni e quant’altro. Agenzia Pro Loco: molte sono le pubblicazioni realizzate dal Consorzio Turistico Alta Badia. Le trovate spesso nell’alloggio che avrete prenotato o presso la Pro Loco, appunto. Ottima la guidina “notizie utile e calendario manifestazioni” in cui si fa un escursus completo di tutto quello che si può fare e trovare in Val Badia.
*) dove dormire.
C’è di tutto! Considerate pure che la più economica delle sistemazioni che riuscirete a trovare avrà degli standard di accoglienza ben superiori a quelli normalmente offerti in Italia. Si va dagli alberghi con Spa (come si usa dire oggigiorno per indicare le “stazioni termalli”) ambite da tutte le moglie, ad ameni masi finemente ristrutturati con materiali del luogo e situati nel bel mezzo di prati, esattamente modello Heidi, magari accanto a qualche stalla. Considerate che ci sono un certo numero di agriturismi in cui poter soggiornare e potrete godere anche dei prodotti dell’azienda: il latte crudo è sempre un’esperienza da fare.
Sconsiglio il fondovalle per evitare la confusione anche se vi sorprenderete a scoprire che basta allontanarsi di meno di un chilometro dalla strada principale per trovare sistemazioni silenziose e bellissime. Personalmente consiglio La Valle e Longiaru, nella parte alta della Val Badia rispettivamente verso est ed ovest, direzione Brunico: molto defilate ma del tutto valide come base per escursioni che vadano dall’Alpe di Fanes al Gruppo del Sella alle Cinque Torri fino al Passo Fedaia. Tutte mete raggiungibili senza troppe levatacce in tempo utile per un pranzo al coperto in quelche rifugio. Più centrale e sicuramente maggiormente strategico è San Cassiano, mentre se amate fare shopping di un certo livello e assistere al frequente passaggio di Porche, Corvara fa per voi.
*) Dove mangiare
Durante l’escursione è ovviamente consigliato portarsi i viveri dietro anche se le escursioni dovrebbero concludersi con la sosta in un rifugio attrezzato… ma  non si sa mai! Specialmente con i bambini i programmi vanno a carte quarantotto molto spesso e molto rapidamente. Comunque mediamente nei rifugi si mangia decisamente bene e nè voi nè i bimbi avrete problemi a trovare qualche cosa di vostro gradimento. Per i più piccoli suggerisco di portarsi dietro un termos da alimenti con la pasta o la minestra  preferita. Quello da poco prestatomi dal mio amico muratore Florin ha sempre fatto al caso, mantenendo la minestrina ben calda per molte ore.
Per la sera: se non siete in albergo o in qualche residence a mezza pensione e non avete voglia di cucinare potete provare il Ristoranze Pizzeria Trafoj (Pederoa 30, tel 0471 843024) e la sua prelibata pizza ai finferli. Se siete più per la cucina ladina consiglio il Survisc – Hof in località Cians a La Val: gestione assolutamente familiare, molto meglio se prima prenotate allo 0471 843149. Andateci preferibilmente quando è tempo brutto: la simpatica padrona avrà avuto modo di dedicare più tempo alla cucina visto che di giorno buono la potete trovare a raccogliere erba o comunque indaffarata con le molte attività tipiche della vita di montagna.
*) Orientamento
Consiglio la carta “Tabacco” foglio 07 perché, a differenza di altre, con un unico acquisto riuscite ad avere tutta la zona che va dalla Marmolada a sud fino a Marebbe a nord, che è la zona in cui si svolgono le escursioni che andrò a descrivere. Una bussola sempre dietro, magari con il traguardo e l’oppurtuno know how di come usarla per fare il punto (vedi per esempio http://www.vieferrate.it/bussola.htm).
*) Meteo
Buona regolare consultare giornalmente il bollettino meteo. Non è necessario cercare un PC collegato ad Internet, ma basta più prosaicamente telefonare allo 0471 270555 o al 0471 271177: vi risponderà il “Sistema informativo del servizio meteorologico della provincia di Bolzano” in tedesco e in italiano. Se dice che non pioverà e voi tornate a casa bagnati probabilmente siete passati vicino ad un irrigatore automatico! A parte gli scherzi, forniscono ottime previsioni, continuamente aggiornate, con indicazioni del vento, temperature in quota ed evoluzione. Ascoltare sempre la mattina prima di partire e il giorno prima quando si deve pianificare l’escursione.
*) Perchè salire
La difficoltà del sentiero, il meteo, la sete, le scarpe che fan male, sono niente rapportati alla difficoltà di far salire un bambino! Non è vero che ai bambini non piace camminare: soltanto che non ne comprendono lo scopo. E qui allora si possono inventare le cose più strane. Personalmente uso uno o tutti i seguenti espedienti, giusto per citarne alcuni e dare qualche spunto, ma ogni genitore avrà oramai messo a punto i propri: – Al rifugio è ammesso acquistare la spilla o timbrare il proprio libro delle escursioni solo se ci si è arrivati a piedi percorrendo un sentiero che ci ha fatto durare una quantità ragionevole di fatica o anche qualche cosa di più.
– Al rifugio si può  mangiare qualunque cosa (tipicamente si finisce a polenta e wurstel) e in via eccezionale chiedere ed ottenere la Coca Cola.
– La discesa può essere fatta in seggiovia o funivia. Ai bambini spesso piace e ai grandi evita di consumarsi i ginocchi. E poi ho scoperto il fatto ovvio che in discesa le seggiovie sono molto più panoramiche che in salita.
– Selezionare rifugi in cui ci sono giochi per bambini. In Val Badia sono svariati i rifugi che ne hanno ed alcuni sono davvero molto ben attrezzati.
– Durante la salita è conveniente raccontare storie: le più svariate! Mia moglie ed io ci siam trovati a raccontare storie inventate, favole, romanzi, film, cartoni, l’Eneide per intero, Harry Potter. Funzionano sempre! Credo sia il consiglio più scontato ma anche il migliore.
*) Pericoli e contrattempi
Siamo sempre in montagna e non in Costa Azzurra! I bambini hanno esigente particolari di alimentazioni, vestiario e divertimento talvolta incompatibili con il luogo “montagna”. Per fare alcuni esempi: se il bambino è nello zaino considerate che è di fatto sottoposto alle intemperie e anche se voi state sudando per lo sforzo, lui non suda! Controllare dunque spesso la temperatura di mani e piedi e correggere l’abbigliamento usando sempre la tecnica a strati. Un metodo adottato da un tizio tedesco incontrato in quota qualche annetto fa era quello di posizionare la sonda di un termometro elettronico (20 euro) nella scarpa del piccolo!
Altro problema è la disidratazione: in quota il vapor acqueo che normalmente espiriamo trova spesso un’aria molta piu’ secca del normale e la perdita di liquidi è superiore rispetto a quanto avviene al livello del mare anche a parità di temperatura ed anche se non siamo sotto sforzo, ma per il semplice fatto di respirare. Bere molto spesso sia noi che loro.
Marmolada

Se siete particolarmente impensieriti dalla questione potete fare un test consigliatomi dal pediatra: dal punto di vista dell’idratazione il corpo umano è come un palloncino pieno d’acqua. Se prendete fra il pollice e l’indice un pò di ciccia sul braccio o, meglio, sulla pancia come se voleste dare un pizzicotto al vostro piccolo, appena lasciate la pelle questa si deve distendere (1) rapidamente in una frazione di secondo e (2) senza formare grinze. Se questo accade siete in presenza di disidratamento. “Pratica la flebo orale: piccoli sorsi di acqua (anche con il cucchiaino se non collabora) ogni minuto”. L’effetto sparirà in meno di mezzora.

Attenzione ai rifugi. Quando voi arrivate al rifugio sarete probabilmente stanchi e gradireste una bibita e un pò di riposo, ma non i bambini! Per loro comincia il divertimento: sia che sia stato comodamente seduto sullo zainetto magari dormicchiando o che sia salito per mano con voi, le piccole pesti non sono mai stanche quando si arriva ad un rifugio. Ma i rifugi spesso non sono, per loro natura, così sicuri per dei bambini come si vorrebbe: non abbassare la guardia, anzi aumentarla! Alcune delle escursioni che illustro finisco in rifugi assolutamente bambino compatibili, altre no.
Se avete bisogno di soccorso o anche di un consiglio sanitario, come in tutta Italia, fate il 118. Altrimenti esiste un ambulatorio medico per turisti presso La Villa (Dr. Erhard Spies, Str. Boscdaplan 101, c/o Despar – tel 0471 849300, cell 347 4798885 – €40 ambulatorio, €60 domiciliare).
*) Attrezzatura
La solita di quando si va in montagna. Giacca a vento e pile per tutti sempre con se: nel periodo in questione vi assicuro che è comunissimo uscire la mattina con un sole splendente ed un cielo blu cobalto e ritrovarsi di pomeriggio sotto un fortunale. Inoltre, come insegnano alla scuola Tita Piaz, frontale e telo termico sempre in fondo allo zaino. Cellulare sempre con noi. A questo proposito considerate che al freddo le batterie spesso smettono di funzionare e allora meglio tenerlo spento, per evitare inutili consumi e amene musichette, e sempre vicino al corpo per tenerlo al caldo. Ciò vale anche per il GPS per chi lo usa: il modulino Bluetooth lasciato nello zaino è alla temperatura esterna!
Se avete un bimbo ci sono ottimi zaini assolutamente ergonomici, protettivi e ottimamanete costruiti. Raccomandazione importante è quella  allacciate sempre bene il piccolo per evitare l’effetto “ogni viola un bambino che vola”: provate a chinarvi a raccogliere qualche cosa con un bambino sulle spalle non legato… inoltre verificate che lo zaino sia dotato della copertura antipioggia che lo avvolga completamente, gambe comprese: d’estate, ripeto, i temporali sono comuni e spesso non si tratta di una pioggerella fine bensì di acquazzoni veri e propri.
Se vi trovate in sentieri esposti tali da farvi temere che vostro figlio possa cadere, allora non avete scelto un buon itinerario: consiglio la ritirata. Sconsiglio caldamente l’improvvisazioni che ho visto fare circa bambini legati con corde lasche e non dinamiche, modello cane al guinzaglio: una caduta da legati anche di soli due tre metri può avere conseguenze drammatiche se non si sono adottate le opportune precauzioni e i materiali corretti. Se volete cimentarvi in percorsi che necessitano di attrezzatura fate, e fate fare, qualche buon corso: la sezione del CAI di Firenze sarà lieta di illustrarvi i suoi, tenuti dalla scuola Tita Piaz.
*) Shopping
Non amo particolarmente lo shopping ma quando si è in montagna vale la pena pensare se non sia il caso di acquistare qualche attrezzutura, ma non pensiate che “siccome loro se ne intendono sicuramente tutto quello che trovo è buono e magari a buon mercato”. Può essere ma non sempre!
Per lo sport consiglio Tony a La Villa: in verità trattasi di una vera multiattività, compreso un discreto supermercato al piano interrato dove fare la spesa. Tiene le migliori marche di abbigliamento fra cui cito Haglofs e Montura. In generale fate un salto alla zona artigianale di Pederoa (proprio presso il bivio per La Val) in cui segnalo l’ottimo negozio di scarpe di Complojer che oltre a consigli e ottime marche, produce lui stesso delle scarpe invernali di bella fattura a prezzi assolutamente abbordabili e di eccellente qualità, con tanto di suola in Vibram e possibilità di customizzazione e consegna a domicilio. Per noi è tappa fissa per l’acquisto dell’immancabile scarpetta da montagna per il piccolo… ll simpatico proprietario capita spesso di vederlo a giro per La Val la domenica mattina.
Sempre a Pederoa il Calzaturificio Miribung li accanto: potete trovare ottimi calzini tecnici a prezzi sorprendenti, specialmente se date un’occhiata nel retrobottega alle seconde e terze scelte, spesso lì per un piccolo errore nel disegno. Nella strada interna un bellissimo negozio di articoli in legno in cui si riescono a trovare anche dei giocattoliprivi di batteria (incredibile!), intelligenti e sempre divertenti. Sempre a Pederoa si vendono mobili, filati e tessuti.
Se volete comprare degli ottimi canederli (al formaggio, allo speck, alle verdure o al fegato) o della carne di capriolo piuttosto che di manzo, non mancate la macelleria di La Villa: sulla sinistra appena lasciato il centro indirezione sud subito dopo il grande parcheggio dell’impianto di risalita Piz La Ila. Non mancano i mercatini. Per esempio segnalo quello di San cassiano che da luglio ad ogosto propone settimanalmente i prodotti tipici e dell’artigianato con tanto di laboratori didattici per bambini e passeggiate a cavallo (per il programma vedere www.altabaia.org).
*) Attività ludiche
Uno dei piatti forti dell’Alta Badia. Se non è troppo esagerato dire che c’è di tutto, poco ci manca. Personalmente ne ho fatto uso solo quando il meteo è stato tale da non permettere escursioni, ma anche in questo caso si può osare: vedi l’escursione al Rifugio Lagazuoi che può essere compiuta indipendentemente dalle condizioni del tempo. In ogni caso se avete dei bambini da tre anni in su non potete perdervi il bellissimo museo etnografico di Teodone nei pressi di Brunico (Museo Provinciale Etnografico, Via Duca Diet 24 – Teodone – Brunico, Tel. +39 0474 552087, www.volkskundemuseum.it) in cui sono ricostruiti, nella bellissima tenuta di Mair am Hof, masi piccoli e grandi, mulini ad acqua, segherie, fienili, ci sono animali e piante, artigiani al lavoro, esposizioni di vario genere, attrezzi dei più svariati. Se capitate in agosto ci sono dei  giorni in cui un nutrito gruppo di animatori svolge realmente i mestieri della civiltà contadina: si fa il pane, il mulino macina il grano, l’antica segheria venezia taglia i tronchi (impressionante a vedersi!), si fa il formaggio, il burro, il ciabattino realizza vere scarpe chiodate d’un tempo (con i chiodi solo se eri stati bravi!), la vecchietta fila la lana con il mitico arcolaio, donne che lavorano al tombolo e molto altro. Imperdibile! Buono anche il ristorante interno che con modica cifra permette di pranzare e passare lì tutta la giornata. Notevole il museo interno!
Un bel castello che vale senz’altro la pena di visitare è il Castel Taufers: da

Panorama dal Rifugio Kostner

Brunico in direzione nord verso Campo Tures. Le visite sono guidate ed “animate” dal personale del castello. Altro bel castello è il “Museum Ladin Ciastel de Tor” (Via Tor 65 – San Martino in Badia – Tel: 0474-524020, www.museumladin.it)

Le diverse valli ladine a partire dal tardo XVIII secolo si sono specializzate in una produzione artistica caratterestica della valle stessa: se la Val Gardena produceva sculture a soggetto religioso e giochi in legno, la Val di Fassa era famosa per i suoi pittori intineranti che nel periodo invernale arrivavano fino alla Baviera (ma si hanno tracce anche in Ungheria!) per decorare facciate di case, Stube e mobili con motivi caratteristici policromi, Ampezzo era famosa per la filigrana d’argento, la Val Badia era nota per la produzione di cassepanche decorate con carattestici motivi. Non mancano esempi di questa produzione in questo bel museo.
Per i bambini da quattro a nove anni esiste anche un programma giornaliero (da giugno a settembre) di attività ludiche tematiche. Per esempio nell’estate 2009 avevamo: lunedi parola, martedi animali, mercoledi caccia al tesoro, giovedi gare sportive, venerdi natura. Genitori rigorosamente esclusi e orario di intrattenimento dalle 10:00 alle 16:15. Luogo di ritrovo Corvara. Per i ragazzi più grandi, da nove a quattordici, stessa cosa ma con attività un pò più specifiche: musei, tiro con l’arco, pattinaggio su ghiaccio, arrampicata. Per info sempre www.altabadia.org nella sezione “SummerForKids”.
Se siete dotati di corda, imbracatura per il piccolo oltre che per voi e di tutto il necessario per arrampicare potete provare con le due palestre: una a Corvara vicino al palazzetto del ghiaccio e l’altra più appartata presso il campo sportivo di La Val (chiedere all’Ufficio Sport del comune di La Val per l’accesso). Al passo Falsarego c’è anche una parete attrezzata (sulla destra superato il Fortino di 500 metri), ma suggerisco di guardare ad uno di quei sassoni dai due ai cinque metri sulla vostra sinistra, proprio di fronte al parcheggio del Fortino… più che sufficenti come prova, garantito! E se poi vigliaccamente non ve la sentitite di andare su a piazzare la corda… potete sempre aggirare i sassi e cercare un passaggio da “padri di famiglia”!
Non mancano piscine e centri termali (molti alberghi ne hanno e sono accessibili anche a chi non risiede nella struttura) o giardini attrezzati con giochi: segnalo quello a Corvara lungo il torrente proprio accanto alla partenza della funivia per il Boè e quello
a San Cassiano appena lasciato il paese in direzione sud sulla sinistra, con gonfioni e molto altro.
*) Alcune note e raccomandazioni
1) prudenza sempre e fretta mai: siamo in montagna e con dei bambini!
2) Non camminare sui prati! I prati sono di una bellezza sconcertante, di quelli che ogni bambino ha da sempre sognato: verdi, pieni di fiori, morbidi, simili al mare e sconfinati. Ma se siete vicino a abitazioni, masi o quant’altro non fatevi vedere a camminarci sopra! Non perchè possono essere di proprietà di qualcuno, ma perchè alle mucche piace l’erba bella e se voi ci camminate sopra la sciupate… L’economia della valle, specialmente di quelli che abitano un pochetto lontano dal fondovalle, è incentrata sulle mucche e sul buon latte che producono. A fine giugno potrete vedere ragazzi ed anziani che tagliano l’erba a mano con la falce o aiutati da tagliaerba motorizzati capaci di arrampicarsi lungo declivi pendenti anche quaranta gradi, ma neppure un metro quadrato è lasciato con l’erba alta. Tutto viene raccolto e stipato negli infiniti fienili che potrete trovare sparsi ovunque: le stalle sono ovunque, piccole o grande che siano e tutte producono il latte per la Mila o altre centrali del latte.
Rifugio Santa Croce

Il brutto è quando, parlando con i rarissimi produttori che non vendono il loro latte alla centrale, scoprite che il prezzo di acquisto è irrisorio. “Io son vecchia – mi dice Irma, la mia fornitrice di burro – ma nella mia famiglia da mio nonno in poi, non s’è mai dato il latte delle nostre mucche alla centrale! Piuttosto ci do da mangiare ai maiali! I miei nipoti faran quel che vogliono, ma io me lo tengo!” Sono le sei del pomeriggio e con una precisione e tempismo irreale ecco che ti vedo tornare le sue mucche dal pascolo. “Queste son solo alcune – prosegue Irma – le altre sono al pascolo e restano nella stalla lassù”. “E il latte? Come fate a mungerle?” chiedo io, “Si va noi da loro… mio nipote, la mattina presto…”.

3) Le località dove sono ubicati i vostri residence, gli appartamenti o gli agriturismi sono spesso indicate con dei toponimi (Biei, Ciablun, Ru…) nomi che spesso si ripetono per tutta la valle. Le prime volte facevo sempre una grande confusione, ma poi ho capito che sono i sobborghi dei paesi e godono di indicazione stradale vera e propria (cartelli marroni). Era il fattore di scala a crearmi confusione: trattasi di gruppi di non più di cinque case, a volte di una soltanto. Sono talvolta toponimi che si riferiscono alla famiglia che abita lì magari da molte generazioni. Dato l’ambiente ostile spesso si tratta di piccole unità abitative capaci di autonomia durante i lunghi mesi invernali.
Ed ecco, di seguito, la descrizione delle escursioni.
ALLA CHIESETTA BIANCA.
Partenza: San Leonardo (1360 m)
Arrivo: Ospizio La Crusc (2045 m)
Almeno per noi la prima escursione della vacanza non può essere altra se non quella all’Ospizio La Crusc. Il piccoletto, ben addrestato dalla nonna materna, ha passato verso i tre anni una fase mistica che lo portava a stati di esaltazione non comuni alla vista di un campanile! Quindi non avrete difficoltà a capire, una volta vista questa bellissima chiesetta bianca, perchè ha sempre preteso di tornarci per prima… anche a fase mistica conclusa.
Moltissimi sono i sentieri che conducono all’Ospizio La Crusc: da La Val, da Badia, da La Villa, da San Cassiano e quasi sembra che tutti i sentieri portino sempre laggiù e forse la cosa è pure voluta.
Personalmente suggerisco il sentiero diretto (che manco a dirlo porta il segnavia numero 7) che parte da località San Leonardo nei pressi di Badia e vi conduce in un paio di ore ai Rifugi Utia Lee e Utia Nagler. Superati questi due rifugi, dopo doverosa sosta agli abbondanti giochi per bambini che entrambi sfoggiano, seguendo l’ampia carreggiabile si arriva ad uno splendido pianoro in cui appare prima la chiesa e subito dietro il rifugio. La chiesa, molto piccola ma decisamente suggestiva, merita senz’altro una visita. La parete degli Ex Voto, sulla destra entrando, la dicono lunga su come non sia banale vivere in montagna… leggeteli!
Il panorama è come si suol dire da cartolina: la Marmolada a sud, le vette innevate dell’Austria a nord, il Gruppo del Sella, La Gardenaccia e la splendida Cima 10 proprio sopra di voi non possono certo lasciarvi indifferenti. La parete che si erge proprio accanto al rifugio, detta il “Sas dla Crusc” , segna il naturale confine con il Parco Naturale di Fanes. Su quella parete ci son vie dal VI al IX grado aperte tra il 1960 fino al 2004.
Si può tornare indietro usufruendo di una seggiovia aperta che vi riporterà al Rifugio Utia Lee in cui potrete trovare scivoli, “gonfioni”, un recinto con le capre, alcune sculture-gioco in legno che vi inchioderanno lì per un certo tempo. Se riuscite a convire il piccoletto a muoversi, sappiate che a un quarto d’ora da lì, con sentiero pianeggiante, si raggiunge un bel laghetto circondato dal bosco: il Lech da Lè. Proseguendo nel bosco, sempre seguendo il sentiero, per altri venti minuti si raggiunge una malga, Costalta, che offre merende, mucche, stalle visitabili, dell’ottimo yogurt e un prodotto artigianale che dovete assolutamnte provare che secondo lo Zingarelli si chiama “burro”, ma allora vi chiderete cos’è quella cosa che ai supermercati vi spacciano con lo stesso nome… Da qui con segnavia numero 13 potete tornare a San Leonardo.
Una validissima alternativa per salire all’ospizio è partire da località Spescia a La Val (seguire l’indicazione per Lunz che troverete giusto un tornante prima di entrare in La Val e superate il campo sportivo), purchè vostro figlio sia sullo zainetto e non appiedato. Seguendo il sentiero 15 o se preferite la carreggiabile, arriverete in non più di due ore all’ospizio attraversando i bellissimi prati dell’Armentara che a giugno sono letteralmente coperti di fiori di tutti i colori. Un pò lungo è il sentiero di ritorno se non volete tornare per lo stesso di salita: dovrete scendere verso San Leonardo e tornare a La Val tendovi sulla destra il Col Arcogn e Galuc. Il Sentiero che talvolta segue la strada che vi riporterà a Lunz, non è segnato e si snoda tra boschi, masi e fattorie. Due ore buone di camminata.
Al RIFUGIO LAGAZUOI
Partenza: Passo Falsarego (2105 m)
Arrivo: Rifugio Lagazuoi (2752 m)
Escursione avventurosa. Lasciate la macchina al passo Falsarego e, rinunciando alla funivia, incamminatevi lungo il sentiero 402 salendo su facile sentiero verso la Cengia Martini. Il sentiero diventa più ripido e accidentato rimanendo comunqe facilmente praticbile e sicuro. In poco più di un’ora arriverete all’ingresso della galleria Lagazuoi, in prossimità della quale un brutto passaggio è assicurato da una fune di acciaio: bimbo nel mezzo e genitori a precedere e seguire. Niente panico, è facile! All’ingresso del tunnel vale la pena indossare caschetto e frontale perchè il resto della salità avverrà all’interno della montagna: i bimbi a questo punto tipicamente vanno in visibilio! Fino a qualche anno fa la galleria era praticamente abbandonata e mi dicono non facilemnte percorribile, ma recentemente è stata restaurata rendendone l’esplorazione facile. Comodi gradini vanno dall’inizio alla fine, è sempre presente una robusta fune che fa da corrimano e gli accessi di areazione verso l’esterno sono liberi da detriti e protetti. Il tunnel in verità non è unico ma trattasi di una serie, ma non vi preoccupate: non c’e’ verso perdersi e sbucano tutti nello stesso punto. La parte finale del tunnel è elicoidale, modello scala della torre di un castello e un pochino bassa, ma niente di preoccupante.
Se vi domandate a cosa tutto ciò servisse è presto detto: a fare la guerra! Quello che percorrete è, in parte, un classico tunnel di mina: veniva scavato per raggiungere da sotto le postazioni del nemico, in qusto caso gli austrio ungarici, piazzarvi una carica di esplosivo e far saltare per aria ogni cosa. E dall’alto gli austriaci scavavano verso il basso la galleria di contromina per impossessarsi della Cengia Martini scoperta dall’omonimo alpino che la deteneva al sicuro da ogni attacco. E se vi domandate come facevano a fare queste gallerie, la risposta è con i picconi, dei cui colpi si possono vedere i segni ovunque. Era importante infatti procedere silenziosamente per prendere alla sprovvista il nemico e fare piu’ danni possibili, anche se a questo proposito va detto che spesso il nemico era già informato dalle sempre presenti spie. Una galleria del genere necessitava di pochi mesi di lavoro. Il cunicolo esce a quota 2700 m e tenendo la sinistra si sale facilmente al rifugio. Presso l’uscita sono visibili i ricoveri dove gli austriaci trascorsero gli inverni fra i più freddi del secolo, spesso privi di rifornimenti e sotto il costante tiro degli italiani. Il punto debole della guerra di trincea erano infatti, allora come adesso, i rifornimenti e lasciando i soldati privi di ogni cosa a quasi tremila metri di quota per settimane e mesi. Quando noi siamo usciti eravamo immersi in una fitta nebbia, tirava un vento teso e freddo, la pioggia era quasi ghiacciata: era il tredici agosto, ma il piccolo di quattro anni e mezzo, era felicissimo! Dal rifugio consiglio la discesa in funivia.
Se siete da soli o con piccoli zainotrasportati, potete scendere verso la Forcella Lagazuoi e procedere lungo il sentiero 401 e 402 verso la Forcella Travenanzes e scendere attraverso la Forcella Col dei Bòs passando sotto la Tofana di Rozes e tornare verso Passo Falsarego percorrendo parzialmente la strada carrggiabile che portava alla postazione militare delle Torri del Falzarego. Un’altra alternativa di discesa, molto bella, è percorrere il sentiero 20a, sempre dalla Forcella Lagazuoi, verso nord fino alla ripida Forcella de Salares (tratto ripido ma il sentiero è stato splendidamente ripristinato) e tornare al Passo Falsarego dal Passo Valparola.
Entrambi i sentieri sono lunghi ma facili, il paesaggio maestoso e di tipo alpino.
Rifugio Kostner

AL RIFUGIO KOSTNER.

Partenza: Funivia Corvara (2100 m)
Arrivo: Rifugio Kostner (2500 mm)
La partanza da Corvara paese è sconsigliata se avete dei bambini: difficilmente riuscirete a superare la stazione di arrivo della funivia del Boè. Conviene prendere la funivia stessa (aperta sempre da metà giugno a fine settembre) e partire a piedi dal rifugio Boè: l’escursione sarà altrettanto bella e di soddisfazione e il fatto di aver preso la funivia vi porterà direttamente in un ambiente alpino suggestivo e grandioso che farà fin da subito perciperire ai vostri bimbi la diversità del luogo rispetto ai prati della sottostante valle.
Volendo potete partire, ma senza bambini appiedati, anche da passo Campolongo seguendo la carreggiabile di servizio del rifugio Boè. Così facendo risparmierete più di trecento metri di dislivello rispetto alla partenza da Corvara.
La salita avviene lungo il sentiero 638 del Piz Boè che in un paio di ore vi portere alla meta. Inizialmente segue la pista da sci e relativo impianto di risalita: il laghetto alpino “Lech de Boà” pare disegnato tanto è perfetto. Provate a urlare: l’eco del luogo è sorprendente! Da qui il sentiero sale inerpicandosi lungo le grosse pietre che ricoprono il lato destro (scendendo) della pista da sci. Ambiente non pericoloso ma infido data la motitudine di sassi e sassettini, vento spesso teso e freddo, guanti e berretto per tutti! Occhio al sentiero: se siete da soli non avrete problemi a raggiungere il rifugio anche se lo perdete, ma con dei bimbi uscire dal sentiero vuol dire esporsi a continui inciampi e stanchezza aggiuntiva. Considerate che da ogni segnale bianco-rosso si può sempre vedere il successivo: prestateci attenzione.
La parte finale del sentiero si snoda per “Le Valun” sotto lo sguardo severo delle pareti verticali del gruppo del Sella: impressionanti! Il sentiero a questo punto può essere innevato ma vale la pena continuare per arrivare al bel rifugio CAI Kostner, la cui ottima gestione compie dieci anni dalla ristrutturazione. La zona circostante il rifugio, che di vero rifugio alpino trattasi, non è affatto sicura: impossibile lasciar scorrazzare da soli dei bambini, data la presenza di salti di roccia pericolosi e di ghiaia sdrucciolevole. Ma a cinquanta metri dal rifugio, presso un bivacco incassato in una depressione, ci sono dei giochi per bambini e la zona è localmente più sicura. Il paesaggio è di tipo aereo ovviamente!
Al rifugio si mangia molto bene, ma se proprio devo consigliare qualche cosa vada per la polenta con funghi. Il ritorno potrà avvenire per il sentiero di salita oppure potrete rapidamente raggiungere la stazione alta della seggiovia che vi riporterà al Rifugio Boè e relativa funivia passando alti sul laghetto De Boà.
Se siete senza bambini appiedati potete proseguire per il sentiero 638 e portarvi sotto il monte “Le ponte”. Il sentiero, esposto, intagliato nel monte, presenta frequenti tetti di roccia e prosegue attraversando un gigantesco ghiaione per poi salire verso il Piz Boè. Al ritorno potete percorrere i sentieri 637 prima e 636 dopo per chiudere un anello aggirando il rifugio Kostner. Scendendo per il sentiero 637 troverete una fune di acciaio per aiutarvi nella progressione: c’è anche un ripido passaggio di un buon II grado che non conviene proprio affrontare se in presenza di bambini. Lungo il 636 è invece frequente vedere le stelle alpine (Leontopodium alpinum o edelweiss). Se proprio siete affascinati da questo bel fiore e lo volete per forza appiccicare dietro qualche vetro per appenderlo a qualche parete… quando arrivate in paese comprate una bustina di semi. Sono fiori molto facili da coltivare in vaso a casa propria e crescono in quantità tali da soddisfare amici a parenti.
Rifugio Gardenacia

AL RIFUGIO GARDENACIA

Partenza: La Villa (1470 m)
Arrivo: Rifugio Gardenacia (2050 m)
Da La Villa seguite le indicazioni per la seggovia che porta al Rifugio Sponata (1703 m), in prossimità della piscina comunale. Il sentiero da seguire è il numero 15: facile e ben segnato si snoda in parte sotto la seggovia passando da pascoli immacolati. Una sosta al Rifugio Sponata è d’obbligo tanto più che ci sono giochi per bambini e una conigliera. Il luogo è sicuro e permette di potersi rilassare. Si riprende il cammino salendo verso la Gardenacia e seguendo il segnavia 5: da qui il percorso si fa più ripido, ma il sentiero è stato splendidamente risistemato proteggendolo con staccionate e gradini in legno. Si sale per un’angusta valletta: arrivati ad un cancelletto si prosegue senza possibilità di errore fino ad arrivare ad una malga dove è posto il rifugio CAI della Gardenacia. Un bel rifugio in pietra con ampi spazi, sicuri, dove far scorrazzare i piccoli. Non è raro incontrare animali, fra cui segnalo mucche e maiali al limite dell’invadenza: tenete d’occhio zaini, panini e cesti del pic nic! Mi è capitato di veder gente correre dietro ai maiali che si erano impossesati delle cibarie, tovaglia compresa. Da qui l’escursione può proseguire in discesa lungo il sentiero 11 che corre lungo una stretta gola verticale che vi riporterà a La Villa. I sentieri verso la Gardenacia mi dicono essere un pò lunghi e poco praticabili con bambini.
AL RIFUGIO NUVOLAU
Partenza: Rifugio Scoiattoli (2225 m)
Arrivo: Rifugio Nuvolau (2575 m)
Superato il Passo Falsarego dopo qualche curva si arriva alla partenza della bella funivia Delle Cinque Torri (13 euro a/r), non compresa nell’eventuale abbonamento degli impianti della Val Badia. Si arriva al Rifugio Scoiattoli e da qui si intraprende la salita verso il sovrastante rifugio Nuvolau seguendo il sentiero 439. Il dislivello non è grande ma l’ambiente è montano, severo, il percorso sassoso e il sentiero localmente stretto: salita da non sottovalutare. Il rifugio è piccolo e arrampicato su uno sperone di roccia neppure troppo grande al quale si accede da sud lungo la Ferrata de Ragusera. L’esterno del rifugio è ben protetto… anche perchè altrimenti si rischierebbe di volare di sotto! Zona perennemente spazzata dal vento, ma il panorama vale la pena.
Più tranquilla l’escursione che dal Rif. Scoiattoli porta in pochi minuti al Museo All’Aperto delle Cinque Torri: da qui gli italiani cannoneggiavano gli austriaci dislocati sulla linea del Lagazuoi. E’ stato ricostruito tutto molto bene: le trincee sono state ripulite e rese agibili ed è pure presente un pezzo di artiglieria con tanto di munizioni e manichini che riproducono ufficiali e soldati intenti alla loro triste opera. Visita gratuita e audioguide a noleggio.
Con questa ho finito. In verità ce ne sono molte altre altre e i lpieghevole “Passeggiate facili per tutta la famiglia” che troverete ovunque descrive anche cose più semplice, ma altettanto godibili e piacevoli.
Io ho selezionato quelle che sul campo si sono dimostrate essere escursioni del tutto fattibili con dei bambini piccoli e che hanno riscosso per un verso o per un altro, successo e sono entrate fra i bei ricordi da raccontarsi una volta tornati a casa. E i bei ricordi sono sempre di stimolo per scoprire cose nuove e esplorare il Mondo, attività sana sempre ma ancora di più in dei bambini.
4) AL RIFUGIO PIAN DE’ FIACCONI
Partenza: Lago di Fedaia (2053 m)
Arrivo: Pian de’ Fiacconi (2626 m)
Si esce dal Val Badia, ma in paio di ore dovreste arrivare al Lago di Fedaia: suggerisco di passare da Passo Campolongo e Arabba. Lasciate l’automobile nell’ampio parcheggio in prossimità della partenza della gabbiovia. Proprio in prossimità di questa parte il sentiero numero 606: all’inizio pare inerpicarsi un pò a casaccio, ma seguite i segni e non vi venga in mente di procedere lungo il sentierino di servizio che corre proprio sotto lo gabbiovia: l’ho fatto sotto la pioggia al corso di Alpinismo del CAI… inutilmente faticoso e affatto tranquillo. Impossibile con dei bambini.
Il sentiero 606 arriva a costeggiare la parete sulla vostra destra (Col Di Bousc) e sale allargandosi. Il sentiero punta verso un piccolo ricovero in pietra posto proprio alla fine della parete rocciosa e dal quale si diramo il sentiero 619. Voi proseguite verso la sinistra lungo il sentiero 606: la gabbiovia vi guiderà lungo la morena fino al rifugio. Spesso la zona è innevata  ma la salita a questo punto non è più affatto ripida. Il paesaggio si apre verso il ghiacciao della Mormolada, bello ed “imponente”: si consideri che ho parlato con persone che ricordano di aver visto quel ghiacciao arrivare fin quasi al Lago di Fedaia! E se aguzzate la vista sulla parete rocciosa a destra della lingua centrale del ghiacciaio, quella che da questo punto di vista stà proprio sotto la cima, vedrete l’ingresso di una grotta: è stata usata (mi dicono scavata) dai militari come rifugio durante la Grande Guerra…
Resta comunque un gran bel ghiacciaio e ce lo avete proprio a portata di mano: se proseguite un pò verso la sovrastante Capanna di Ghiaccio arrivate a pestare la lingua terminale del ghiacciaio che anno dopo anno, tristemente ma inesorabilmente, arretra.
Al rifugio Pian de’ Fiacconi sono affezionato e non posso che parlarne bene: gestori simpatici, si mangia bene, buono alloggio, vista mozzafiato e base per la bellissima escursione verso la cima della Marmolada che attraversando il ghiacciao e arrampicandosi su verso il crinale è stata anche la mia prima salita alpinistica in una memorabile cordata con Cesarina e il compianto Roberto. Discesa in gabbiovia alla vecchia maniera: si parte di corsa e si scende di corsa!
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