“Il saluto di Marco Passaleva alla Scuola di Alpinismo Tita Piaz”

Maggio 2007

Non vi è dubbio che questa sia una serata particolare; per me che ho diretto questa Scuola per circa 20 anni, per noi tutti che ci apprestiamo a vivere una rinnovata stagione …Non è semplice fare un consuntivo di un periodo così lungo ed intenso, vissuto costantemente nel rispetto reciproco, nei rapporti di amicizia e nell’intento di costruire, molto più che di demolire. Niente è stato casuale o banale, niente è o deve essere considerato come  scontato.

Marco Passaleva

Così è stato per l’evoluzione delle tecni-che e della didattica seguita in particolar modo da chi di noi è stato chiamato a far parte degli organi centrali di riferimento nei diversi settori; lavoro ed impegno spesso invi-sibile ma altrettanto prezioso. Così è stato per il processo di accoglimento prima e di consolidamento poi del settore scialpinismo all’interno della Scuola, rivelatosi nel tempo una parte importante della nostra compagine didattica sia per la presenza di persone capaci e di grande valenza umana sia per il loro importante apporto organizzativo. Non scontato il forte ed ormai costante impegno che molti istruttori della Scuola hanno assunto da  anni nella guida istituzionale della nostra Sezione e dei suoi più importanti Gruppi di attività, confermando una leadership culturale ancor prima che tecnica. Nemmeno scontato l’impegno che ci ha visti protagonisti nel tentativo, che definirei ben riuscito non senza una punta d’orgoglio, di lasciare traccia e memoria della nostra storia attraverso l’apprezzata pubblicazione per il 50° anno di attività della Scuola.

Affatto casuale poi il lento ma costante impegno di alcuni di noi nell’allacciare rapporti con realtà  esterne, sia di carattere istituzionale che  politico e sociale; a puro esempio sono da considerarsi traguardi di  assoluto rilievo la realizzazione della parete di arrampicata al Mandela Forum, il consolidato riconoscimento del nostro ruolo da parte dell’Amministrazione Comunale di Firenze,  la costituzione di un nucleo di attività di montagna nell’ambito del Comune di Scandicci, che ha successivamente condotto alla creazione di una effervescente e giovane Sottosezione, come pure i rapporti con la Regione Toscana.  Assolutamente di rilievo i molteplici ruoli istituzionali e tecnici ricoperti da nostri istruttori; commissioni tecniche e di gestione, Scuola Centrale, CAAI, Consiglio Centrale, Scuola interregionale, Organi regionali ed interregionali, Soccorso Alpino, tutti di sicuro rilievo e di prestigio che hanno contribuito e contribuiscono a far annoverare la nostra Scuola fra quelle di maggior importanza e credibilità.

Potrei continuare con cento altri esempi e citazioni che hanno a comun denominatore l’impegno ed il lavoro dei nostri istruttori profuso a 360° per tutti questi anni. In ultimo, volutamente, cito l’impegno e la dedizione per l’organizzazione delle decine e decine di corsi che, anche se a volte inevitabilmente affetti dalle tipiche, piccole disfunzioni di un’attività di volontariato, hanno raggiunto nel tempo un livello invidiabile nei contenuti, sia tecnici che  umani. Volutamente in ultimo, non perché attività di secondaria importanza, l’organizzazione dei Corsi, ma perché la considero diretta conseguenza dello sviluppo di tutte le altre, diretta discendenza dall’indispensabile  livello culturale generale e di conoscenza acquisito proprio attraverso tutti quegli impegni e quelle attività dei singoli, poc’anzi menzionate, che, anche se meno visibili, hanno contribuito  ad allargare lo spettro di scienza, di interesse e di capacità di tutto il gruppo, fondamenti irrinunciabili e valore aggiunto per una didattica consapevole e di elevato livello. Di una cosa sono certo: la Scuola Tita Piaz non è conosciuta, come in effetti è, né si è distinta per il numero dei corsi che ha organizzato nel tempo, bensì per l’elevatissima qualità media degli istruttori che nei 50 anni di storia ha saputo esprimere, per l’esperienza ed i valori che essi hanno saputo trasferire nei diversi ambiti del CAI e al di fuori dal CAI, per la riconoscibilità che hanno saputo conquistare, per il loro generale interesse ed attivismo culturale nell’ambito della montagna e, non ultima, per l’attività alpinistica di assoluto prestigio che hanno svolto sulle montagne d’Europa  e del mondo.

Così la Scuola, che con un’accezione più estensiva del termine può essere definita una “efficace esperienza ai fini della formazione personale” (non è questa una mia libera interpretazione ma quella ben più autorevole di certi Giacomo Devoto e Giancarlo Oli), la Scuola, dicevo, è divenuta un luogo di crescita ed approfondimento culturale dove ognuno ha potuto e può esprimersi secondo le proprie aspirazioni, in accordo con i principi del volontariato che affondano le proprie radici nella libera espressione dei singoli, in assenza di obblighi e di costrizioni. La Scuola Tita Piaz non è mai stata, non è, né dovrà mai essere una banale Agenzia di viaggi! Le regole tuttavia ci sono, ma il loro rispetto è da sempre demandato esclusivamente alla nostra coscienza ed allo spirito stesso del volontariato; guai a mettere paletti, griglie, obblighi di vario tipo, che non siano meramente funzionali e limitati alla gestione delle singole attività: non l’ho mai voluto, nella convinzione che ognuno di noi è qui per una semplice quanto importante passione, né spero che ciò sia mai fatto, pena l’inevitabile declino della nostra bella realtà. Purtroppo da diversi anni  il proliferare delle norme, delle commissioni e dell’apparato di gestione in genere assieme ad un preoccupante rigorismo pervade ogni meandro del nostro sodalizio, dagli organi centrali a quelli più periferici, mettendo sempre più spesso in fuga i più giovani e determinando un divario sempre più marcato fra coloro che hanno deciso di appartenervi per svolgere l’attività principale per la quale esso stesso si era costituito, vale a dire la pratica della montagna, e quello stesso “apparato”.

La nostra Scuola, ed il sottoscritto, si è storicamente posta fuori dal coro, cercando di distaccarsi da queste logiche, pur se in modo sempre propositivo, perseguendo una politica basata sui cosiddetti  “fondamentali”, così si dice in termini sportivi: poche regole ma buone! Forse coadiuvata  dalla volontà di perseguire un unico obiettivo, comune a tutti gli istruttori: vivere la montagna con il più elevato livello di conoscenza e trasferire le proprie esperienze ad altri. In questa ottica, nel mio lungo corso, ho tentato di favorire al massimo la libera espressione dei singoli, senza coercizioni né ostracismi, affinché fossero resi possibili una generale armonia, l’insorgere di amicizie durature, la realizzazione di imprese  alpinistiche  di grande livello, l’innalzamento generalizzato di quello tecnico e culturale; con un pizzico di immodestia mi viene da pensare  di esserci almeno parzialmente  riuscito.

A Maiano, tanti anni fa ...

Purtroppo i miei, i nostri dati anagrafici hanno via via subito un deterioramento che è proporzionale agli anni che vi sto raccontando; questo è il problema sempre più attuale, sul quale si è dibattuto anche nel corso della riunione tenutasi qualche giorno addietro assieme agli altri cinque Istruttori nazionali della Scuola. Ed ho trovato tutti concordi nel considerare di altissima priorità una rinnovata politica verso i più giovani, anche stasera in mezzo a noi, ai quali  poter ancora trasferire quel  bagaglio tecnico-culturale finora acquisito ed indispen-sabile all’evoluzione dell’attività e della storia della Tita Piaz. E’ su di loro e su altri che potranno affiancarli nel prossimo futuro che dobbiamo puntare per il destino della nostra Scuola.

In proposito mi preme sottolineare il grande apprezzamento per l’impegno ed anche l’entusiasmo che mi è sembrato di cogliere nelle candidature di Leandro Benincasi e di Eriberto Gallorini, avvenute in modo del tutto spontaneo, ancorché responsabile, sicuramente presagio di un nuovo impulso e di rinnovate energie  per la nostra Scuola. Nessuno di loro ha bisogno di presentazione: l’inevitabile scelta di uno dei due non potrà, non dovrà determinare né un vincitore né un perdente; chi sarà eletto avrà senz’altro risposto a logiche che esulano dalle indiscusse capacità che entrambi posseggono per dare continuità ed un sicuro rinnovamento al mio lungo mandato. Per quanto mi riguarda, sarò  sempre qui, a disposizione per affiancarvi nei futuri impegni.

Consentitemi tutti un sincero ringraziamento per avermi a volte sopportato e più spesso aiutato per così lungo tempo; un riconoscimento per aver dedicato tutti, ognuno secondo le proprie possibilità e secondo coscienza, un pezzo della propria vita privata e del proprio tempo libero al perseguimento di un ideale che ci accomuna, particolarmente  profondo ed appassionante. Grazie di tutto, grazie per tutti i bei momenti che abbiamo trascorso insieme.

Un abbraccio e lunga vita alla Scuola Tita Piaz.

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