“La Scuola Tita Piaz ha un nuovo Direttore” di Roberto Masoni

Maggio 2007

Se lo scopo di questa nostra Rivista è quello di documentare, credo che l’avvicendamento avvenuto, poche settimane fa, alla guida della Scuola di Alpinismo Tita Piaz non possa passare inosservato. Ma non tanto, e non solo, per dovere di informazione quanto per afferrare il senso dell’impegno, quello di Marco Passaleva, durato oltre venti anni e per dare ovviamente il benvenuto, sulle nostre pagine, al neo Direttore Leandro Benincasi.

Non mi è facile salutare Marco, soprattutto perché credo di non essere la persona più adatta a farlo non avendo né ruolo, né anzianità, né la conoscenza di molti altri Istruttori che ne vantano una più lunga amicizia. Tuttavia, perdonatemi, non voglio privarmi di questo piacere. Venti anni dicevo, fatto unico nella storia della nostra Sezione, se togliamo un paio di longeve Presidenze di poco più durature. Venti anni nei quali la Scuola di Alpinismo Tita Piaz, sotto la guida di Marco, ha conosciuto stagioni appassionate, venti anni di un vincolo che non è mai venuto meno sotto il profilo didattico, istituzionale e sotto quello, ben più importante, dell’attività personale, gran parte della quale divisa con Carlo Barbolini, suo abituale compagno di corda. Nemmeno voglio soffermarmi più di tanto sulle critiche, qualcuna feroce, che nel tempo ho sentito rivolgergli.

Un giovane M.Passaleva con M.Verin e L.Benincasi in vetta alla Cima Scotoni

Diceva mia nonna “Chi non fa, non falla” e credo avesse ragione perché “fare”, soprattutto in un’attività di volontariato, è già un gran merito, al di là degli evitabili errori di percorso. E questo vale per tutti, sia chiaro.

Fu Marco a chiedermi di far parte dell’organico della Scuola, ricordo ormai sbiadito di un anonimo ristorante poco lontano da Longarone, dove ci ritrovammo al termine di una giornata in Moiazza dove Marco accompagnava l’ennesimo corso di roccia. Marco era già Direttore della Scuola e, pur non conoscendolo personalmente, fu facile fidarsi ed accettare quella proposta che, al di là dell’immancabile piacere, fu una scelta istintiva eppure, nel tempo, senza ripensamenti. Nemmeno quando all’orizzonte sono andate formandosi alcune nuvole ma capaci soltanto di deboli temporali di stagione. E l’ingresso nella Scuola segnò l’inizio di quella passione che, sempre più, mi portava ad appassionarmi alla sua tradizione, alla sua storia alpinistica. Nessuno, credo, può negarmelo. Una storia costruita anno dopo anno, giorno dopo giorno, corso dopo corso, direttore dopo direttore (solo 7 nell’arco di 56 anni!), la storia di una fra le Scuole più vecchie e con maggior tradizioni d’Italia, non dimentichiamocelo mai. Chiedendo, informandomi, soprattutto leggendo, incontrai nomi per lo più conosciuti solo sui libri, sulle pubblicazioni del CAI. Fra costoro Marco, naturalmente, ma anche Leandro Benincasi che oggi ne raccoglie il testimone. Persone diverse fra loro, Marco e Leandro, ma accumunati da un’unica passione: l’alpinismo e la Montagna. Divisi solo da qualche anno di età, senza evidenti diversità nel modo di intendere l’alpinismo se non la minor disposizione di Marco rispetto a Leandro a cogliere il “nuovo”, restando ancorato ad un alpinismo di puro stampo classico. E’ un’interpretazione del tutto libera e personale, ovvio.

Per concludere invito i Soci a leggere il saluto che Marco ha rivolto agli Istruttori della Scuola nel giorno del suo congedo (il saluto di Marco). Mi sono chiesto più volte se fosse il caso di pubblicarlo giungendo alla conclusione che fosse cosa utile, convinto come sono del fatto che, scevro da qualunque simpatia o antipatia, possa essere lo specchio di venti anni di quell’impegno che ognuno di noi dovrebbe dedicare alla Sezione, più in generale al CAI. Alpinismo Fiorentino lo saluta con affetto (grazie Direttore) e dà il benvenuto a Leandro, ben certi che saprà concludere l’opera di rinnovamento già iniziata e dare ancor più vitalità e vivacità alle iniziative della Scuola.

Lunga vita alla Scuola di Alpinismo Tita Piaz.

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