“Uomini delle nevi 2” di S. Rinaldi & C. Labardi

Maggio 2007

MONTI DELLA LAGA
Questa catena montuosa dell’Appennino Abruzzese orientale forse è meno nota perché soffocata tra i monti Sibillini e il massiccio del Gran Sasso d’Italia. La sua dorsale si estende verso sud-est … per circa 20 chilometri a cavallo delle Regioni  Marche, Lazio e Abruzzo con cime superiori ai 2.000 metri. Dalle basi di accesso del loro piedistallo elevato su uno zoccolo di 600-700 metri si ergono le montagne anche con più di 2.000 metri di dislivello e con  itinerari impegnativi da non sottovalutare rispetto ai vicini Monti Sibillini. La ricchezza delle acque ha fatto di questo gruppo una fonte di attrazione per le sue cascate, per i canions incassati, mentre le vette

Monti della Laga - discesa del Ghiacciaio del Calderone

innevate hanno percorsi scialpinistici interessanti sia per lo sviluppo che per il dislivello. Le caratteristiche fisiche e morfologiche risentono in parte quelle dei Monti Sibillini. Alcune cime sono passate alla storia per gli eventi bellici che hanno segnato tragicamente queste zone di guerra. Gli sciatori alpinisti hanno cercato di portare su queste vette un messaggio di pace, di amicizia e di spontaneità. Così essi salirono le sue più importanti  cime: la Macera della Morte, il Pizzo di Moscio, il Pizzo di Sevo, la Cima Lepri, il M. Gorzano, partendo rispettivamente da Sperlonga, da Ceppo, da S. Angelo e S. Martino (sopra Amatrice), da Cesacastina.

GRAN SASSO D’ITALIA
In Abruzzo esiste il più elevato gruppo montuoso dell’Appennino Centrale, con monti elevati ed isolati e separati da spaziosi valloni che danno origine a tre zone orografiche parallele alla costa Adriatica determinando i massicci dei Monti della Laga, del Gran Sasso e della Maiella nella catena più orientale, del Velino e del Sirente nella parte mediana e dei Monti Simbruini, Ernici e della Meta nella parte più meridionale al confine con il Lazio. Nel massiccio calcareo del Gran Sasso, detto anche la Montagna Grande. Si trovano parecchie cime superiori ai 2.500 metri con il piccolo ghiacciaio del Calderone che si nasconde rivolto a nord sul versante Teramano, circondato da pareti rocciose calcaree; mentre i pendii rivolti a ovest e sud sono più dolci degradando verso la valle dell’Aterno- Pescara. La costituzione geologica e tettonica ha originato elevazioni rupestri ardite, alternate con larghe conche come quelle dell’Aquila, di Sulmona e del Fucino. Il Parco Nazionale d’Abruzzo si estende per l’alta Val del Sangro e dai Monti Marsicani ai Monti della Meta e delle Mainarde. Il suo paesaggio montuoso e selvaggio, ricco di possibilità di  escursioni in un ambiente tutto da scoprire, ha suscitato nello sciatore alpinista un interesse di grande attrazione derivato dalla valorizzazione territoriale.  Lo sviluppo dello scialpinismo anche straniero, motivato dalla neve del tipo continentale, è cresciuto estendendosi

Monti della Laga - verso la Sella dei Due Corni

specialmente attorno al vasto altipiano di Campo Imperatore con una elevazione di 1600-1700 metri, sempre molto innevato, esteso da nord-ovest a nord-est per circa 27 km e circondato da vette eclatanti e confinanti internamente con i monti tra Prati di Tivo e Prato Selva. Un particolare interesse dal punto di vista dell’attività scialpinistica è stato rivolto anche verso alcune cime veramente entusiasmanti sia per l’impegno della salita e sia per la discesa remunerativa, ma un po’ staccate dal Gruppo come il Monte Terminillo (da nord – Leonessa, Val Lonina) nell’Appennino Centrale del Lazio, salendo alpinisticamente un canalone sulla bastionata della faccia nord, con uscita diretta in vetta (con sci sul sacco) e discesa di grande soddisfazione per il canale opposto di circa 40 gradi, a S/O della cima.  Il Monte Velino è un’altra cima che domina tutta la Marsica, in provincia dell’Aquila, dall’alto dei suoi 2.487 metri, sovrastando  con i suoi scoscesi appicchi calcarei di ben 1.500 metri l’ambiente selvaggio della Riserva Naturale che si estende alla base oltre Porta di Teve. Qui la neve scarseggiante obbligò il someggiamento degli sci sulle spalle sotto il Monte di Sevice, ma in alto il canale dei briganti ricompensò gli amici del loro sforzo con una bella discesa sul versante nord per oltre 1.000 metri.

Il Monte Sirente è un gruppo montuoso che si eleva tra il M. Velino e la Maiella, sopra l’altipiano delle Rocche (Ovindoli) e presenta una serie di canaloni rivolti a nord tra Rovere e Secinaro, incastonati tra rocce nere di lava. Quegli uomini delle nevi sono saliti più volte per i canali della Volpara e Maiori di circa 800 metri, con un impegno tecnico da non sottovalutare per il pericolo di valanghe. Inoltre la loro attività scialpinistica si è estesa su quasi tutte le principali cime dell’ossatura montuosa dell’Appennino Centrale, toccando con gli sci la vetta del Corno Grande, la montagna più elevata del Gran Sasso d’Italia, il M. Aquila, la Cima della Portella, il Monte Corvo, il M. Camicia, il M. Prena, il  Pizzo d’Intermesoli, il Pizzo Camarda.

LA MAIELLA
Passarono poi ad esplorare la Maiella, la Grande Madre, l’ultimo grande massiccio più a SUD dell’Appennino Centrale in terra abruzzese, a NORD della Regione Molise. La bellezza del suo fascino lontano e nascosto come i suoi vasti altipiani deserti in una natura incontaminata, priva di impianti e di Rifugi, si estende lungo il meridiano che dalla Maielletta porta al valico della Forchetta. Sul lato occidentale, più interessante per l’attività dello scialpinismo, sorgono Caramanico, S. Eufemia, il Passo S. Leonardo, Sulmona, Campo di Giove. La Riserva Naturale della Maiella ha saputo mantenere l’ambiente e il paesaggio col loro fascino naturale. Il mondo rurale, con poche risorse locali, e quello pastorizio transumante con spostamenti estivi periodici lungo i tratturi, i pescatori e i contadini hanno tramandato e mantenuto gli antichi mestieri e tradizioni umane locali. Sulmona, operosa cittadina da visitare, dalla magica atmosfera serotina, posizionata nella conca della Valle Peligna, incorniciata da severe montagne imbiancate, ha ispirato il grande poeta Ovidio: “SULMO MIHI PATRIA EST” che così espresse in latino la sua gratitudine a questa antica terra dove si è riuscito a conservare viva la propria espressione di epoche lontane come il Medioevo, il Rinascimento e il Barocco. Anche gli uomini delle nevi apprezzarono queste montagne dall’orientamento difficoltoso ma con un ambiente ideale per la loro attività di ricerca scialpinistica con canali non brevi e selvaggi, da non sottovalutare perché spesso esposti alle valanghe. Furono poi affascinati dai suoi borghi e castelli incantati, ricchi di storia, di costumi dalle tradizioni millenarie, dove l’accoglienza è la base dell’ospitalità locale. Così a fine

Carlo Labardi - alle sue spalle il Gran Sasso

primavera presero a salire: il Monte Amaro, la cima più alta a quasi 2.800 metri, (da ovest per la Giumenta Bianca, e per il Ravone della Vespa), il M. Pesco-falcone (da Ovest per la Rava del Ferro), la Forchetta della Maiella e Tavola Rotonda.  Questi e tanti altri itinerari non sono stati descritti per limitazione di spazio, ma soprattutto per non violare l’incantesimo della scoperta da parte delle nuove leve che certamente proveranno le nostre stesse emozioni nel seguire le nostre tracce ormai sbiadite nel tempo, integrando ed allargando la loro conoscenza se sapranno salire come noi, con umiltà, interesse e decisione queste cime emergenti dell’Appennino Centrale, perle splendenti e bianche di neve della collana montuosa, che, per il loro fascino antico e nascosto, non hanno nulla da invidiare alle lontane Alpi più commercializzate. Queste maestose montagne sono un patrimonio naturale da salvaguardare e ci auguriamo che anche le generazioni del nuovo mondo, con il loro impegno psicofisico, lo mantengano tale, rispettando questa natura per salvaguardare intatti sia le risorse che l’ambiente.

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