“Generazioni a confronto” di Remo Romei

Maggio 2009

Il Club alpino Italiano prosegue ed intensifica il suo impegno per favorire e diffondere la conoscenza della montagna tra le giovani generazioni . La natura e con essa, la montagna, sono contesti importanti grazie ai quali poter educare e formare anche i più piccoli. Questa cultura, nella ricerca di svolgere tutto ciò che serve per crescere bene, se potrà essere ampiamente recepita dagli adulti potrà avere un’ampia ricaduta per i più piccoli ed i più giovani. I genitori primi tra tutti trasmettono modelli e comportamenti, timori e preoccupazioni sulla fatica di svolgere attività en plein air possono indurre anche stili di vita sedentari o poco stimolanti. In altre realtà europee sicuramente fin da piccoli esiste la possibilità di vivere lo sport ed altre esperienze senza eccessi di preoccupazione rispetto alla fatica od il coinvolgimento che possono richiedere. La nostra cultura è eccessivamente squilibrata verso certi sport e certi tipi d’attività, principalmente per le aspettative e gli investimenti ideali degli adulti. In Francia per esempio è ampiamente diffusa la presenza di pareti di arrampicata nelle scuole, non per produrre dai ragazzi dei campioni ma per sviluppare gli aspetti più ampiamente psicomotori che questo tipo di pratica consente.
Remo Romei (past President)
Tornando alla nostra realtà il CAI si sta muovendo per risolvere anche il problema di ricambio generazionale dei propri associati con l’Alpinismo Giovanile ed iniziative come Nonni e Nipoti create per coinvolgere i bambini e le famiglie ed accompagnarli a conoscere – o in altri casi riavvicinandoli a frequentare – la montagna. Tra gli organi tecnici del CAI è presente la Commissione Centrale di Alpinismo Giovanile e tra le Scuole Centrali e Nazionali c’è la Scuola Centrale di Alpinismo Giovanile. Nella sezione di Firenze è presente il Gruppo di Alpinismo Giovanile costituito da una Commissione Sezionale con nove componenti divenuti Accompagnato-ri dopo corsi, esami e continui aggiornamenti su psicologia e materie montane basate principalmente sulla sicurezza.
Remo Romei,
Accompagnatore nazionale emerito di A.G.:
Ho rivestito cariche diverse all’interno del CAI (organi centrali, regionali e sezionali ndr) ma l’alpinismo giovanile è una realtà in cui mi sento particolarmente coinvolto, ne ho seguito la sua nascita ed evoluzione all’interno della sezione fiorentina e a livello centrale. Però per ingrandire abbiamo bisogno che dei giovani di buona volontà, frequentino i corsi per specializzarsi in questa branchia”.
La Commissione Centrale di Alpinismo Giovanile autorizza i vari Corsi di Alpinismo Giovanile ..”intesi come un insieme di obiettivi specifici, con una programmazione che si sviluppa con organicità nei contenuti e nella didattica, che garantisce continuità di rapporti con lo stesso gruppo di giovani e che prevede momenti di confronto e di verifica degli obiettivi didattici.
Il metodo e la didattica vanno commisurati all’età ed alle capacità ed esperienze maturate dal giovane, così come il progetto del Corso è commisurato alle potenzialità dell’organico disponibile. Per tutto questo il Progetto Educativo resta una significativa traccia di riferimento”.
Remo Romei:
I principi fondanti spiegano bene il significato simbolico che assume la programmazione di questa Commissione ma occorre tener conto della nostra realtà attuale. Non tutti conoscono la storia di alpinismo giovanile, le sue radici risalgono fin dalla costituzione del CAI ed alla volontà di Quintino Sella! A quei tempi con grande retorica furono istituite le “Carovane scolastiche” e furono così sperimentate attività estive” per la buona salute” e per il rinforzamento dei giovani. Secondo lo stile dei tempi queste attività si svolgevano per l’interessamento di professori, soci CAI, che magari avevano interesse personale per l’ambiente naturale e la montagna. A Firenze la radice storica ha avuto un’origine simile e fu per l’interessamento di alcuni professori dei licei più importanti, ma non ebbe un particolare risalto. Occorre tener presente anche la presenza delle giovani studentesse dei licei, e delle difficoltà di far loro praticare la montagna nella cultura dei primi del novecento! La guerra e le vicende storiche hanno cambiato percorso a tutti quei programmi. Praticamente con il passare del tempo queste esperienze sono state recuperate, con il giusto significato per la nuova realtà storica italiana e locale dagli anni sessanta in poi. Personalmente ho contribuito alla fondazione della Commissione di alpinismo giovanile per la sede di Firenze.  Svolgiamo così dei programmi annuali per favorire l’avvicinamento dei giovani alla montagna rivolti a ragazzi tra gli 8 ed i 17 anni compiuti. I nostri programmi sono rivolti all’apprendimento e la comprensione dei principi che regolano la progressione nell’ambiente montano, la comprensione del paesaggio e del territorio, l’etica dell’andare in montagna. La nostra realtà locale è cambiata molto ed attualmente i partecipanti sono sempre un numero ristretto. Non possiamo pensare a questi ragazzi secondo schemi già praticati. Non è dato certo che siano i prosecutori delle attività di chi li ha preceduti, ognuno ha tanti stimoli e tanti impegni e non sembra che il ricambio generazionale segua il criterio di quanto avvenuto finora. Occorre tener conto che le giovani generazioni possono scegliere tra moltissime possibilità ed anche i genitori hanno qualche difficoltà ad orientarsi rispetto alle molte offerte. Già all’interno delle scuole vengono sviluppati tanti programmi diversi legati all’ambiente ed al tempo libero. Il CAI a livello centrale sta promuovendo varie iniziative rivolte ai giovani al fine di offrir loro maggiore autonomia di attività, e per sviluppare una promozione in senso ampio si orienta alla collaborazioni di programmi assieme ai gruppi scout. Noi porteremo la nostra esperienza dell’andare in sicurezza sui monti e loro il metodo di proporsi e socializzare con i giovani. Anche a Firenze occorre pensare a delle ipotesi di promozione della nostra commissione, cercando di portare il nostro contributo e la nostra esperienza magari ad altre realtà numerose ed organizzate”.
Per il metodo applicativo CAI rivolto all’alpinismo giovanile il “gruppo” è il nucleo sociale costituito dai giovani e dai loro accompagnatori ed è gestito dalla commissione sezionale e dagli accompagnatori qualificati. Nella sezione di Firenze i componenti sono tutti volontari che hanno alle spalle impegni professionali molto coinvolgenti, ed il cui tempo da dedicare ad alpinismo giovanile è da gestire in mezzo a molte altre responsabilità. Il Presidente Stefano Focardi deve dividersi tra i molti impegni lavorativi e la passione per la montagna, da lui si capisce che il contributo di ogni componente è essenziale per portare avanti il programma.
Remo Romei:
Le esperienze in comune ad altre realtà associative sono importanti, arricchiscono fanno crescere. L’attività con il gruppo di Alpinismo Giovanile ci permette di vivere momenti intensi e gratificanti e poi di esprimere la volontà di portare avanti testardamente un impegno e trovare forme e modalità adeguate ai tempi. E’ un impegno rilevante, per noi è fondamentale il volontariato, ma è complesso misurarsi con una realtà fatta di tanti soggetti e con finalità molto competitive”.
In questa complessa realtà siamo consapevoli del contributo in termini di esperienza personale ed associativa che possiamo offrire e per il contributo a favore della “montagna in sicurezza” verso il quale facciamo tutti riferimento a strumenti e conoscenze di cui disponiamo attraverso la storia personale ed attraverso tutti gli investimenti del CAI in questa direzione.
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