“Il Coro La Martinella compie 38 anni” di Valerio Bortolotti & Stefano Cerchiai

Maggio 2008

Firenze, pur vantando una delle più antiche sezioni del CAI non aveva mai avuto un coro “alpino”. Solamente nell’immediato dopoguerra all’interno della sezione fiorentina del CAI, era nato, su iniziativa …di un gruppo di soci particolarmente attivi e la direzione di Paolo Scudieri un coro, “a conduzione poteremmo dire quasi familiare”, in accordo con lo spirito di amicizia e di allegria del tempo e che all’inizio aveva anche una ridotta partecipazione femminile. Il repertorio era scelto da un’accurata raccolta di

Palazzo Comunale di Prato - 24 marzo 1972 concerto per la locale sezione del CAI

dischi e testi di canzoni, specie di montagna che per conto del coro veniva fatta in accordo tra maestro e l’attivissima socia Anna Berzi. Il coro, che eseguiva il suo repertorio soprattutto all’interno della sezione nelle messe di Natale a Monte Senario, e nelle gite, aveva però anche inciso, al Conservatorio Cherubini, un 78 giri con canzoni del repertorio della SAT. Anche questa incisione però, che ancora aveva un qualche presenza femminile, non aveva avuto alcuna diffusione: le poche copie erano per i coristi o addirittura per pochi di essi (1). Il coro si era poi sciolto dopo alcuni anni e il CAI di Firenze era rimasto senza coro fino al nostro arrivo. Sempre nel dopoguerra la città aveva visto anche nascere,

25 giugno 1971 Concerto di presentazione del Coro La Martinella ai Soci del CAI Firenze

nel 1953, nell’ambito dell’Associazione Escursionistica Cervo Bianco, affiliata all’UISP (Unione Italiana Sport Popolari), il Coro “Cervo Bianco”, la cui vita era però durata solamente cinque anni. Di questa associazione mio fratello Lucio fu presidente e corista fino al 1955, quando aveva lasciato la città (2). Il coro fu diretto, per qualche anno dalla maestra De Maio (3), sostituita poi nell’ultimo periodo da un maestro di cui non ho ritrovato il nome. Questo coro ha avuto, ma solamente dopo la sua scomparsa, un legame col nostro: infatti quattro suoi coristi sono poi entrati nella neonata Martinella (4). Come succede a volte anche per noi umani, la nascita del nostro coro ha avuto un lungo travaglio, ma direi che dopo i primi stentati passi il cammino si è fatto sicuro.
Per raccontare i primi anni, essenziale mi è risultato il lungo e succoso articolo che Claudio Malcapi, fondatore e primo direttore del coro ha pubblicato sul bollettino della nostra Sezione nell’agosto del 1972, e i successivi dettagliati resoconti annuali; ho messo in corsivo le sue citazioni. E devo dire che una certa malinconia mi ha preso nel mettere le mani nelle centinaia e centinaia di fogli del mio archivio tra poco quarantennale, soprattutto locandine, e poi resoconti, verbali di riunioni, regolamenti, …. e ritrovare nomi di coristi che hanno lasciato il coro o che purtroppo non sono più tra noi. Dicevo “tra poco quarantennale”, e tale è stata ed è tuttora la mia partecipazione al Coro, tanto che da anni sono ormai il solo corista in attività, fin dal tentativo De Bernart, e dalle prime prove casalinghe del Malcapi. Ma andiamo avanti! Direi che, oltre al generico desiderio che da decenni tutti gli iscritti al CAI avevano di un proprio “CORO” stabile, tre sono state le scintille che hanno dato l’ultimo e decisivo impulso: l’azione di alcuni iscritti al Sucai (primo tra questi principalmente G. Campolmi), il desiderio più volte espresso dal Presidente della sezione Avv. Orsini che la sezione CAI di Firenze avesse un proprio coro e, dulcis in fundo, l’entusiasmo che aveva acceso nei soci il concerto che il coro della SAT aveva tenuto, con grandissimo successo a Firenze alla fine del 1969, in occasione del 50° anniversario della fondazione dell’Associazione Nazionale Alpini (ANA). Sulla scia di questo entusiasmo, scrive il Malcapi, si era presentato al CAI “per esaminare la possibilità di formare un coro con elementi de CAI ……..M. De Bernart, figlio del Prefetto di Firenze, studente di musica al nostro conservatorio e che in un suo precedente periodo di residenza in Alta Italia aveva diretto un coro di montagna.” Così “ un gruppo di persone” si riunì “nella nostra sede per quattro o cinque volte iniziando ad imparare tre o quattro canzoni del repertorio della SAT; il De Bernart però si era ben presto scoraggiato e, anche per causa di altri impegni, non aveva più richiamato il gruppetto di volontari.” Io che da qualche anno, soprattutto dopo la fine del tanto rimpianto campeggio estivo, avevo allentato la mia frequentazione della Sezione, fui avvertito dell’iniziativa dall’attiva e sempre aggiornata “caina” Annalisa Berzi, e partecipai, con pochi altri volontari a queste prove. Ma si avvertì subito che non tirava aria buona. Fu a questo punto che comparve Claudio Malcapi, che da circa un anno frequentava la Sezione. E qui mi conviene lasciare la parola al diretto interessato, che con la sua testardaggine di ligure riuscì finalmente a creare e tenere insieme per anni ed anni il nostro coro: “Mi fu detto che era già stata fatta qualche prova e si era in attesa di essere convocati per successive prove da De Bernart; ma l’attesa convocazione non veniva mai, finché apparve chiaro che l’iniziativa si era arenata.

28 aprile 1979 Seconda Rassegna corale fiorentina di canti tradizionali

Fu allora chiesto a me – in virtù di qualche mia capacità musicale e del fatto che 20 anni fa, al tempo dei miei studi universitari, avevo fatto parte come istruttore (insegnavo con gran pazienza le parti di vecchie canzoni ai nuovi coristi e quelle di nuove canzoni ai vecchi) – del coro Monte Cauriol di Genova se mi sarei sentito di cimentarmi nell’impresa al posto di De Bernart, chiaramente rinunciatario. Accettai, sia pure con varie riserve ...”
Era così in incubazione un nuovo tentativo di creare un coro CAI. Le prime prove, di assaggio, furono tenute dal Malcapi a casa sua il 28 aprile e il 4 maggio 1970 (5). E, visto che le cose non dovevano andare così male, ci fu concesso di provare in Sezione. E direi che la nascita ufficiale del coro coincide proprio con la prima prova fatta in sede, il 12 maggio 1970, con 18 coristi. Dopo poche prove, oltre ai soci CAI giunse un gruppo di iscritti all’ANA, tanto che il Coro da Coro del Sucai divenne, non mi ricordo bene quando, ma sicuramente prima del 1972 “Coro Alpino delle Sezioni Fiorentine ANA e CAI”. Il nome “La Martinella” era già stato scelto nel novembre del 1970, con una democratica votazione entro “una rosa di 15 nomi tutti significativi della Città nostra”. E dopo mesi di prove la prima emozione: presentarsi al pubblico con le gambe che un po’ tremano all’inizio e la voce che fatica ad uscire (6), e attendere gli applausi che a seconda dell’intensità ti esaltano o ti abbattono; poi poco a poco, con l’andare del tempo, negli anni è subentrata in tutti una certa sicurezza, fino a quando poi il cantare davanti al pubblico è diventato normalità.
Il 1974 è l’anno del primo premio che abbiamo ricevuto per la nostra attività canora: il premio “Santa Vittoria”, patrocinato dall’ANBIMA (Associazione Nazionale Bande Italiane Musicali Autonome) a Pozzo della Chiana. È anche l’anno in cui, visto che il Coro era una cosa seria, una lunga serie di riunioni ristrette portò alla stesura di un severo “Regolamento interno del Coro La Martinella”, approvato il 7 Febbraio 1974, e accompagnato (o forse emanato successivamente) da un sostanzioso “Protocollo aggiuntivo al Regolamento Interno del Coro LA MARTINELLA”.
Mi ci soffermo un momento perché rileggerlo mi ha fatto sorridere, come se leggessi il libro dei sogni e delle utopie; vi si può leggere infatti: “ogni assenza alle prove, ai concerti e ad ogni altro impegno del Coro dovrà essere comunicato al Consiglio Direttivo” […] “durante le prove è richiesto il massimo ordine” […] “coloro che risulteranno assenti a più di un quarto delle prove, verranno di regola esclusi dal Concerto”. Vi si legge anche un articolo che direi da decenni è caduto nel dimenticatoio, e che suona esattamente così: “Tutti i coristi corrisponderanno mensilmente al Tesoriere una somma in denaro, del cui importo l’Assemblea Ordinaria deciderà di anno in anno”. Nel Protocollo aggiuntivo si arriva fino ai più fini particolari: “L’ANA e il CAI di Firenze …pagano le spese di illuminazione e pulizia”   “Nel concerto tradizionale (sic!) viene eseguito un programma di canzoni in numero da 10 a 14, divise in due parti. Ogni canto è brevemente presentato a voce nel titolo e nel contenuto” …”L’aspirante corista…. farà richiesta di assunzione su apposito modulo indicando: nome e cognome, indirizzo, telefono, età, luogo e data di nascita, stato civile, titolo di studio, professione, indirizzo e telefono della sede di lavoro, appartenenza o meno al CAI e all’ANA” Mancano solamente i particolari più intimi! .” Ogni corista deve avere delle nozioni di base di lettura musicale: se non le possiede è tenuto a frequentare un corso di musica elementare che sarà tenuto ogni stagione dal coro” E così via. La smetto qui, e mi rendo conto dell’impossibilità del nostro rumorosissimo e talora caotico gruppo di seguire questo (e forse ogni possibile) regolamento, e mi viene anche un sospiro di sollievo a pensare che fortuna abbiamo avuto, visto che questo complesso marchingegno è ormai da tempo sepolto nelle prime e ormai antiche pagine degli archivi.
E già alla fine del 1976, giusto sei anni dalla fondazione, un passo importante e molto sentito da tutti i coristi fu l’incisione del primo disco, un long-playing con dodici canti, tutti toscani, armonizzati dal maestro, “diventati una ben precisa caratteristica del nostro repertorio”, (scriveva C. Malcapi nel Bollettino Notiziario della Sezione nel dicembre 1977), evidenziata anche dal titolo “Dall’Arno all’Appennino (7)”. Le registrazioni iniziarono il 29 novembre e terminarono il 24 febbraio dell’anno successivo. Il disco fu pubblicato alla fine del 1977, con una garbata presentazione di Piero Bargellini. La questione finanziaria, al di sopra delle nostre possibilità, fu risolta dal CAI per i due terzi e dall’ANA per il terzo restante.

Le "divise" del Coro nel tempo

Sono dell’anno successivo 1978 due altri importanti passi avanti: la prima uscita dalla Toscana (8), invitati a Mesero il 6 maggio ad una rassegna di canti popolari, dal locale coro “La Vallata”, dove fu anche inaugurato il distintivo che portiamo tuttora, e la prima edizione della nostra “Rassegna corale fiorentina di canti tradizionali”, giunta quest’anno alla 31a edizione. “Un avvenimento di rilievo è stata la pubblicazione nel dicembre 1980 per i tipi della Libreria Editrice Fiorentina del libro-canzoniere del coro «Canzoni Toscane» da me scritto e contenente 40 canti popolari toscani con testi e musica armonizzata” così presentava il suo canzoniere il Malcapi nel Bollettino della Sezione del Settembre-Dicembre 1981, giustamente riconoscendone il notevole valore, soprattutto per il Coro, che in quel periodo eseguiva molte delle canzoni che vi erano riportate.
Ma la vita del coro non era ancora ben sicura. Infatti un trauma che minacciò la sua stessa esistenza si ebbe in questo periodo quando, in seguito a profonde divergenze soprattutto sulla tipologia dei canti proposti dal maestro, la maggior parte dei soci ANA abbandonò il coro; la crisi con l’ANA fu sanata in quanto nel 1980 o 1981, riporta il Malcapi nel Bollettino sopra citato, “l’ANA nella sua Assemblea generale ha deciso a gran maggioranza di restare «patrona» del nostro coro, decisione resasi necessaria per isolate prese di posizione contro il nostro coro da parte di singolo consiglieri”. Poi però leggo nella locandina della Rassegna “Canta … la Toscana” di Castiglione dei Pepoli del 26 Giugno 1982 che tra i quattro cori presenti, il “coro la martinella” è dal 1982 Coro CAI di Firenze. Era quindi avvenuto il definitivo distacco dall’ANA. A questo punto il Coro, se pur con qualche altra oscillazione, era ben lanciato, aveva, come si è visto, un Canzoniere, e sarebbero seguiti un secondo disco, sempre di canti toscani e sempre armonizzati dal maestro (peschi fiorenti – canti toscani del monte e del piano, 1989) e la cassetta “Maremma amara” (1995), in cui solamente la metà erano canti toscani.
Nel 1990 ci attendeva il primo grande cambiamento: il maestro Malcapi considerava conclusa la sua esperienza di maestro di un coro popolare e di armonizzatore di canti popolari, e ci lasciava per altre esperienze musicali, sostituito da Fabio Azzaroli, “coralmente” cresciuto all’interno del coro. Ci abituammo così, e abbastanza presto, a un nuovo tipo di direzione. Solamente nel 2000 potemmo incidere la nostra quarta fatica: il cd (i tempi erano cambiati) “Storie”, con sedici canti. Ma i cambiamenti non erano finiti, e anche Fabio Azzaroli, per i suoi troppi impegni lasciava nel 2000 la direzione al nostro attuale maestro Ettore Varacalli, con cui abbiamo registrato la nostra ultima fatica (il cd “Armonie di vita”, con 16 canzoni) e iniziato anche le uscite fuori dal territorio nazionale.

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