“In ricordo di Roberto Frasca” di Annibale Salsa (Presidente Generale Club Alpino Italiano)

Annuario 2007

Ho conosciuto Roberto Frasca negli anni Novanta quando entrambi eravamo impegnati nel ruolo di Consiglieri Centrali del nostro Club alpino … Fin dai suoi primi interventi, ho colto la grande sensibilità culturale che lo contraddistingueva e la verve tutta toscana con cui accompagnava le Sue prese di posizione anti-retoriche, incontrando tutta la mia comprensione. Erano quelli, infatti, gli anni in cui il Sodalizio incominciava a prendere coscienza dei profondi cambiamenti socio-culturali con i quali avrebbe dovuto fare i conti in futuro. Cambiamenti nel mondo dell’alpinismo, mutamenti di prospettiva nel modo di rapportarsi alla montagna, necessità di ripensare i modelli associativi per restare al passo con i tempi ed uscire dal passatismo, salvando sempre i valori della tradizione. Di tutto questo Roberto era ben consapevole e ne parlava spesso con me con quella coscienza critica costruttiva, aperta al mondo esterno, che sola può salvarci dall’autoreferenzialità. La Sua formazione di architetto nel senso più pieno dell’espressione e, quindi, “di chi muove dalla tecnica per andare oltre la tecnica” verso l’estetica, l’etica e la società sottraendosi dalle spire soffocanti del tecnicismo, ben si conciliava con la Sua formazione di alpinista completo, “padrone della tecnica per oltrepassare la tecnica” nella direzione della cultura e della società civile.

E’ così che maturerà l’impegno a favore del Soccorso alpino cui dedicherà, fino al sopraggiungere della malattia, tutte le Sue copiose energie. Roberto era, altresì,  molto sensibile ai problemi della tutela dell’ambiente e del paesaggio, che sapeva interpretare in un’ottica estetizzante, equilibrata e non integralista, centrata su di un modello di uomo rispettoso della natura. Nei nostri ultimi incontri, si parlava dei problemi del Club alpino, del peso eccessivo del suo apparato burocratico quale ostacolo “strutturale” ad una maggiore flessibilità, della necessità di riporre al centro la montagna reale e non quella virtuale, di svecchiare i linguaggi e le procedure per un vero ringiovanimento delle menti, ahinoi spesso dichiarato ma non praticato. Il tutto, però, in uno stile non serioso e corporativo ma aperto alle provocazioni del pensiero libero e, perché no, anche un po’ trasgressivo. Excelsior, caro Roberto, dal Tuo amico di sempre!

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