“La Valle del Serchio” di Roberto Smarrini

Annuario 2007

La valle del Serchio si sviluppa lungo il bacino del fiume omonimo, in una vallata che, situata all’estremità della toscana, nella zona settentrionale della provincia di Lucca, al confine … con le province di Massa Carrara, Reggio Emilia e Modena, tra le frange montane delle Alpi Apuane e della catena appenninica – comprende i territori della Garfagnana e della media Valle, abbracciando rispettivamente 16 e 5 comuni.

la Valle del Serchio (da www.isac.cnr.it)

Il territorio della valle è racchiuso, ad ovest, dal-le alpi Apuane e, ad est, dagli Appennini.  Questi due sistemi montuosi, a loro volta, si saldano sulla testata della valle, nell’area del Monte Argegna e del Passo dei Carpinelli, dando origi-ne ad una sella che divide la Garfagnana dalla Lunigiana.

Nonostante che il territorio sia stato escluso dal circo degli impianti sciistici, soprattutto per via del suo aspetto morfologico (e a mio parere, fortunatamente), qui troviamo ancora una natura intatta e una regione ricca di vecchie tradizioni culturali, gastronomiche, ecc… che richiamano il turista affezionato più alla genuinità dei luoghi che ai luna park di tanti altri luoghi dall’identità perduta.

L’Orrido di Botri, l’Oasi del Balzo Nero, la “Buca delle Fate”, la Grotta del Vento, Campocatino, i parchi delle Alpi Apuane e dell’Orecchiella sono alcuni dei tanti luoghi sparsi nel territorio che sanno affascinare il turista.

Castelnuovo Garfagnana (da www. serchio.net)

Ma più delle indicazioni geografiche, sicuramente note dai più, preme far conoscere cenni della sua storia e, in particolare, una struttura architettonica, un po’ il simbolo della Valle del Serchio: il Ponte della Maddalena.

Dunque, il momento decisivo nella storia della formazione del territorio lucchese fu quando nel 1186, Enrico VI, (figlio di Federico I  di Barbarossa, divenuto nel 1190 imperatore del Sacro Romano Impero) riconobbe i diritti lucchesi nei limiti delle “sei miglia”; da allora il libero comune sostenne continue lotte per assicurarsi il possesso della Garfagnana (di cui riuscì a conquistare la giurisdizione nel 1248) e della Versilia, contro i vari signori feudali e le mire pisane. Il territorio lucchese raggiunse la massime espansione sotto la signoria di Castruccio Castracani degli Antelminelli, che con la vittoria di Altopascio  acquistava a Lucca, a spese di Firenze, il Valdarno inferiore (1325). Alla sua morte però nel 1328, la Garfagnana tornò ad essere disputata tra Firenze, Pisa e i Malaspina. Nel 1369 lo stato lucchese si componeva di 11 vicarie e in tutto di 277 comuni e comunelli. Ma da lì a qualche tempo, nel 1445, Lucca perdeva Massa Carrara, conquistata dai Malasapina, e nel 1452 anche la Garfagnana venne occupata dagli Estensi (illustre famiglia principesca italiana che ebbe per secoli la signoria di Ferrara, Modena e Reggio Emilia), che fecero di Castelnuovo il capoluogo del loro nuovo dominio (la Garfagnana inferiore, corrispondente al circondario di Barga, fu invece sempre fedele a Firenze).

Ad eccezione della parentesi napoleonica, con la creazione del dipartimento delle Alpi Apuane, e del successivo fugace passaggio al Ducato di Lucca, i paesi della Garfagnana (Camporgiano, Careggine, Castelnuovo di Garfagnana, Castiglione di Garfagnana, Fabbriche di Vallico, Fosciandora, Gallicano,

Il Ponte del Diavolo (da www.tuscany-charming.it)

Giuncugnano, Minacciano, Molazzana, Piazza al Serchio – che precedentemente al 1863 si chiamava Pieve di Castelvecchio, Pieve Fosciana, San Romano in Garfagnana, Sillano, Vagli di Sotto, e Verge-moli rimasero avulsi dalla storia toscana sino all’unità d’Italia, quando vennero aggregati alla provincia di Massa dal 1859, cui rimasero fino al 1923.

Il Ponte della Maddalena

Questo ponte, di origine medioevale, fu edificato per unire le due sponde del fiume Serchio all’altezza della confluenza del fiume Lima. Su questa straordinaria opera architettonica, che da sempre  ha stupito per l’importanza del suo arco centrale, tanto da creare la leggenda dell’intervento del diavolo (Conosciuto da molti, appunto, come “Ponte del Diavolo”), non si hanno fonti certe sull’anno di costruzione, ma, al contrario, solo leggende, tradizioni popolari e qualche informazione documentata. Al riguardo, lo scrittore lucchese Nicola Tergimi (XV sec.) sosteneva che il ponte fu costruito su iniziativa della contessa Matilde. Una voce diffusa tra le persone più anziane, invece, vuole che su un pilone del ponte ormai sommerso dalle acque, si trovi una pietra recante l’incisione della data 1224. Intorno al 1500, il ponte prese il nome di Ponte della Maddalena, da un Oratorio intitolato a questa santa che era situato nei pressi della struttura, sulla riva sinistra del fiume.

A sua protezione, Il Consiglio generale della repubblica di Lucca nel 1670 proibì con decreto di transitarvi sopra con ceppi e macine di mulino. Nel 1836 il ponte subì forti danneggiamenti a causa di una fiumana, per cui furono necessari restauri immediati. Ma la sua architettura originaria fu snaturata agli inizi del xx secolo, quando per far posto alla ferrovia fu aperto un nuovo arco sul lato destro del ponte. Successivamente fu lasciato intatto dalle truppe tedesche durante l’ultimo conflitto mondiale, ma negli anni 50, a seguito di uno sbarramento del Serchio a poche centinaia di metri a valle, il ponte fu nuovamente e seriamente danneggiato. Infatti la conseguente crescita del livello delle acque oltre a minacciare i suoi piloni, lo ha privato, in parte, del suo straordinario slancio verso il cielo. Fino a pochi anni fa il ponte, nei momenti di emergenza, era ancora adibito al transito di veicoli leggeri, il che finiva per comprometterne la sua stabilità. E per la sua salvaguardia l’amministrazione comunale intervenne chiudendolo definitivamente al transito di mezzi motorizzati.

Fa sorridere pensare che ai giorni d’oggi sia stato adottato un provvedimento analogo a quello del lontano 1670.

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