“Ricordiamo Marco Rulli” di Giancarlo Dolfi

Annuario 2009

Molto riservato, forse timido ma determinato, abbiamo arrampicato insieme al Vajolet durante i corsi della Scuola di Alpinismo Tita Piaz della quale era diventato Istruttore.


Marco Rulli (foto P. Melucci)

La sua arrampicata era elegante e leggera, erano gli anni 55-60, si cercava lo stile ma soprattutto la sicurezza nel movimento. Le attrezzature erano alquanto primitive, costruite in casa: imbracature, staffe, cunei di legno, chiodi, anelli di corda. Apparivano le prime corde di nylon ma i moschettoni erano ancora di acciaio, molto pesanti. Il negozio di ferramenta di suo padre, dove Marco lavorava, era il fornitore “ufficiale” per i materiali. L’assicurazione era “a spalla”, si cominciava ad usare nelle soste più pericolose l’autoassicurazione ad uno spuntone, clessidra o chiodo che era sempre recuperato perché molto prezioso. Era necessario che il secondo di cordata sapesse recuperare i chiodi, ben piantati nella roccia, senza danneggiarli troppo per poter essere riusati. Per queste e tante altre ragioni era necessario muoversi, nell’arrampicata su roccia o ghiaccio, con molta attenzione e concentrazione. Marco è stato per me un compagno ideale anche se, purtroppo, il tempo libero è sempre stato limitato.


Ciao Marco

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