“Scoprendo gli altri si scopre se stessi …” di Andrea Tozzi

Maggio 2008

Mi sveglio che è buio, l’alba è ancora lontana. Mi vesto rapidamente, mangio qualche cosa senza accendere neppure il fuoco. Controllo ancora l’attrezzatura: sci, ramponi …coltelli, Arva, picca sono tutti al loro posto. Dopo aver fissato gli sci allo zaino me lo carico sulle spalle ed esco. Sono sveglio da meno di dieci minuti. Il freddo

Gruppo del M. Bianco - Col Flambeau

è pungente, ma bello! Il cielo limpido è pieno di stelle: scorgo Orione e la via lattea. D’inverno il cielo è davvero superbo e se lo conosci un minimo ti da pure un certo qual senso di sicurezza: un’amico che t’osserva e che ti racconta un sacco di cose… a modo suo!
Il casco in testa non attenua affatto il freddo, il vento si fa sentire ed ancora il corpo non si è abituato a quella temperatura. Parto!
Bisogna stare attenti: il fondo nero dell’Universo sopra la mia testa ha raffredato tutto! “Guarda un pò se ancora dopo quindici miliardi di anni, un botto, Big Bang lo chiamano, può farti scivolare sul ghiaccio in una notte d’inverno!”, mi ritrovo a pensare. Accantono subito la scienza per concentrarmi sui movimenti. La luce della lampada illumina a mala pena qualche metro davanti a me. Basta poco e sei a terra e poi non sai quando e dove riuscirai a fermarti: si sa, la Vespa non è mai stata un mezzo stabile!
Che diavolo ci faccio a cavallo di una Vespa scassata su di una strada di campagna, per di più ghiacciata e in pieno inverno? E che inverno! Neve ovunque. Spero di non incontrare nessuno: so che è un pensiero inutile vista l’ora e il luogo, ma devo avere un aspetto alquanto strambo… improbabile… pazzoide!
Forse l’attività alpinistica è davvero intrinsecamente carica di illogicità ed allora è vano il cercare le motivazioni per cui si decida di intraprenderla: mi limito a dire perchè a me piace. Personalmente vado in montagna per passione antropologica e naturalistica. La seconda è banale e non vado altro, la prima lo è un pò meno e voglio provare a chiarire il mio punto di vista.
In prima approssimazione usare un termine che deriva da “anthropos” che vuol dire “uomo” inteso come essere umano per parlare di montagna può sembrare incoerente: si sa che le montagne, e non parlo di valli e vallette, sono fra i luoghi meno popolati del pianeta. Più si sale meno persone si trovano e quei pochi che superano gli ottomila vedono bene di starci il meno tempo possibile: poco fiato, poche chiacchere.  L’uomo non è fatto per stare in ambienti in cui l’ossigeno scarseggia e a ben vedere neppure molti vegetali lo sono!
E allora di che uomini vo discorrendo? Parlo di qualità: la varietà di persone che si incontra fra gli “alpinisti” ha dell’incredibile e merita d’essere conosciuta. Se poi uno, come me, ha poche pretese, scarse capacità, ma testa dura e molta curiosità, si ritroverà in compagnia di principianti e maestri casualmente ritrovatosi magari in occasione di un qualche corso di alpinismo, di una qualche scuola, di una qualche sezione, di una qualche regione italiana. DI andar da solo per montagne non ho modo, nè voglia, nè capacità.
Ma niente è più stimolante, appagante ed incoraggiante di un gruppo ben affiatato di alpinisti: le ali ai piedi ti senti! Così come niente di più scoraggiante lo è un gruppo o anche solo il tuo compagno di cordata o quel che sia con cui non ti trovi, non sei in sintonia, non comprendi: i piombi ai piedi ti sembra di avere. Gli appigli non si fan trovare, lo zaino ti pesa, le scarpe ti fan male e a pensarci bene anche un centro commerciale ha i suoi bei lati positivi! Vah, che è meglio starsene a casa a leggere un libro e neppure necessariamente buono!
Non so se si è trattato di sola fortuna o se qualche diavoletto simpatico ed impertinente ci abbia al solito messo la mano, magari intrufolandosi in qualche riunione della sera prima, quelle riunioni durante le quali gli istruttori di turno decidono gruppi, cordate o coppie. So solo che in quattro corsi del CAI fatti di fila in poco meno di un anno, non avrei potuto sperare di soddisfare così tanto la mia bramosia antropologica! Credo fortuna in realtà o forse è che la montagna di per se richiama taluni personaggi… o forse la personale disposizione d’animo, probabile, vallo a capire!
Se pensi di non incontrare un marinaio in montagna, ecco che te lo trovi accanto mentre sali! Oppure il chimico triste di donchisciottesca memoria che tutti sperano di non avere mai accanto e che poi scopri essere un affabulatore fantastico, tanto da tener banco per cinque ore filate durante il ritorno da una indimenticabile gita scialpinistica nel gruppo dell’Adamello. O il Robespierre d’altri tempi che ti parla in una lingua desueta di fatti cui nessuno piu’ pensa. Il ragazzo sardo che per riscattare il carcere è finito a prestare servizio nel Soccorso Alpino e guarda stralunato la bufera che avvolge il rifugio mentre il cane da valanghe dorme sornione nella cuccetta. La tipa elegante, o quella atletica oppure quella allegra ed espansiva che sogna di prendere in gestione un qualche rifugio di montagna e che scanzonata com’è riesce a trascinare in un escalation di gioco anche Roberto, il nostro serio capocordata e stimato rappresentante del Soccorso Alpino facendo diventare memorabile una discesa dalla Marmolada. L’archeologo steineriano col quale ti ritrovi a parlare della comune passione per la Mesopotamia. L’immobiliare dalla sguardo penetrante, di raro umorismo e di indecifrabile età e pensieri. Lo psichiatra senza mai un minuto libero, ma sempre disponibile e pronto a fuggire in montagna. Il tizio con tre figli, di serafica tranquillità sempre. L’arrampicatore sdrucito, quello perfetto, quello improvvisato. Il tizio che ti parla dei monti che ha visto quando te ancora avevi da nascere e che sale con te, giovane aitante, armato di sci e pelli ed a vederlo ti casca la mandibola per la giovinezza che mostra.
La tua frequente compagna di cordata che ti incita su per pareti che mai avresti pensato di salire e giù per discese che mai avresti osato discendere. E scoprendo gli altri si scopre se stessi, la propria forza e i propri limiti, si riscoprono sogni e desideri, si acquista fiducia e forza che non servon solo per andar per monti, si sa! Ed anche se non farai mai imprese degne di “Gnaro” saranno pur sempre imprese degne di un uomo vivo che vuol star tra vivi.

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