Annuario 2007
Si è conclusa con un grande successo la festa dedicata a nonni e nipoti.
Sono a Maiano con l’infaticabile Presidente della Sezione: insieme ripercorriamo il prato, l’uliveto, decidiamo percorsi, contiamo passi, prendiamo azimut, annotiamo tutto quello che ci viene in mente …
L’adrenalina è palpabile; avevamo già fatto tutto a maggio, dovrebbe trattarsi solo di un ripasso di quanto già pronto, e invece rifacciamo tutto meticolosamente, grazie anche ai suggerimenti di Ilaria ed all’esito del precedente sopralluogo fatto dal lei e dal Presidente giovedì: la festa Nonni – Nipoti (aperta anche a genitori, fratelli, amici, cani gatti, canarini, pesci rossi, ecc.) è ormai sui blocchi di partenza, finalmente. Uno sguardo al cielo, qualche nuvolone, ma incrociamo le dita. A domani! Ciao!
Domenica 7 ottobre 2007
Alle 9 la stradella davanti alla trattoria vede già un nutrito numero di “aficionados” pronti per l’escursione programmata. Il nostro splendido Ospite, Francesco Miari Fulcis, con il suo fido quattro zampe, è pronto a guidare il gruppo attraverso le bellezze dell’azienda, attraverso i boschi nei quali passeggiava Leonardo da Vinci, nel panorama unico al mondo di Monte Ceceri.
Il gruppo parte, e con Aldo e Rosetta cominciamo a mettere in pratica tutte le decisioni prese e raffinate ieri, e la mattinata scorre via in un baleno con centomila cose da fare. Uno sguardo al cielo; Aldo dice: “sembra che ci voglia bene”. “Zitto”, gli rispondo, “chè se se ne accorge c’inzuppa!”.
Franco e Leandro intanto stanno attrezzando due vie sulla parete, adatte ai ragazzini, per farli giocare oggi pomeriggio. Fatto questo, Leandro si mette a giocare e fa un traverso a pochi metri da terra: resto a guardarlo qualche minuto, quanto basta per sentirmi un pachiderma artritico (ma la forza di gravità per lui non esiste come per tutti noi miseri mortali?), poi me ne torno alle mie faccende. Verso mezzogiorno cominciano ad arrivare alcuni gruppetti di famiglie, fanno pic nic sul prato, giocano con i ceppi di legno che abbiamo preparato per il percorso del guado. L’aria si fa piano piano più carica di attesa, e contemporaneamente l’adrenalina sale dentro di noi. Un po’ come quando l’orchestra ha iniziato a suonare ed il pianista sta aspettando di cominciare il concerto. Alla spicciolata arrivano puntuali Ilaria e i miei fidi (Stefano, Neri, mio figlio Matteo, Flavia, qualche minuto più tardi Carlo); alle due e mezzo si comincia, quasi puntuali.
Oltre 50 i bambini presenti, dal passeggino agli adolescenti. Ben 37 vogliono giocare e sono tutti lì, davanti a me, con i loro occhioni impazienti ed i loro musini un po’ spaesati. Ma sono bravissimi, ordinati, tutti seduti sull’erba, e aspettano pazienti che diciamo loro cosa devono fare. Perfino la suddivisione in squadre non crea problemi, mi aspettavo peggio (noi vorremmo stare insieme, siamo amici; io vorrei stare con lui; io voglio stare con lei; noi siamo fratelli; ecc.); l’età media non supera i 6 anni. Bravissimi anche i genitori, molto comprensivi nei miei confronti e collaborativi nel mantenere l’ordine.
Si creano le squadre, i bambini vengono infazzolettati ciascuno con il colore della sua squadra e ciascuna squadra viene affidata ad un accompagnatore. I bambini sono tanti, c’è una squadra in più (o un accompagnatore in meno, fate un po’ voi), recluto sul posto Paolo, che condurrà poi la sua squadra alla vittoria. Partono scaglionati sul percorso di orientamento: gruppetti di bimbi saltellanti a mala pena raggruppati intorno alla loro chioccia si avviano entusiasti per la nuova sfida mentre quelli che partiranno dopo stanno attenti ad ascoltare il loro capo gruppo che gli racconta a cosa serve la bussola, come è fatta una carta, ecc., oppure giocano in gruppo in attesa di cominciare la loro piccola sfida. Via via che tornano dal percorso di orientamento, si svolgono gli altri giochi; ciascuna delle sei squadre viene impiegata a turno a riconoscere a tasto degli oggetti nascosti in un sacco che prima gli sono stati illustrati uno per uno (devo dire che il Presidente, ideatore della scelta degli oggetti, non c’è andato tanto per il sottile, ma anch’io ci ho messo del mio: accanto a borraccia, martello, chiodi, moschettoni, abbiamo messo oggetti un po’ più “difficili” come jumar, mezzo rampone, friend da un chilo, un dado da Yosemite Valley, e quant’altro).
Poi il guado sui ceppi messi in fila sull’erba, a simulare le pietre di un torrente. Poi il percorso alla cieca, da fare tutti in fila e bendati mentre l’ultimo della fila dice quando girare a destra e quando a sinistra. Sono le cinque passate: si apparecchino le tavole! Un diluvio di panini buonissimi col salame pazientemente affettato da Rosetta (siamo oltre cento persone, in tutto!), patatine a go-go, un pecorino eccezionale, aranciata, coca cola, acqua, vino (per i più grandicelli, ovviamente!). Trovo un bimbetto, avrà sì e no quattro anni, seduto quasi sotto il tavolino con in mano un bicchiere pieno di patatine e la bocca e le guance coperte di briciole fritte: ha l’aria di essere felice come un papa, ed io rispetto questo suo piccolo Nirvana con una carezza sulla testolina riccioluta. Poi la premiazione. I nostri sponsors (Galleria dello Sport, Climb, Obiettivo Montagna, Libreria Stella Alpina) sono stati di una generosità veramente eccezionale: possiamo dare qualcosa a tutti, sono tutti oggetti di pregio e di valore; ma soprattutto tutti, oggi, a giochi fatti, hanno acquisito il sapore simbolico del ricordo di una esperienza piacevole. Non c’è gara vera e propria, ma leggiamo i risultati dei punteggi conseguiti da ciascuna squadra: se no mancherebbe qualcosa. Poi, tutti ordinati ed in fila a ricevere il loro premio: un premio che non è collegato, appunto, ad una vittoria, ma al singolo essere di ciascuno; un premio che vuole comunicare: “ci sei, sei tu, siamo insieme, grazie di esserci”.
Non è finita: che festa CAI sarebbe senza poter mettere le mani su un sasso? Già da qualche ora Franco e Leandro sono attaccati alle corde e fanno giocare una frotta di ragazzini che vogliono un po’ di avventura. Sono ammirevoli, pazienti, attenti, disponibili, eccezionali … Quasi quasi li assumo! Nella nostra attività l’aiuto non basta mai, e noi … abbiamo tanto bisogno! La rotazione terrestre pone inesorabilmente fine ad una giornata densa di attività e di divertimenti. Tutti tornano a casa ed è una gioia vedere ancora il sorriso su quei musini un po’ impolverati, un po’ sudati, un po’ stanchi, ma illuminati dalla luce di occhioni scintillanti. L’ultima corda viene giù che è buio fatto. Raccattiamo le nostre ultime carabattole e facciamo le valige. Noto con piacere che sul prato non sono rimaste tracce, nonostante la folla di persone che vi ha soggiornato per tante ore: anche questo frutto di un lavoro silenzioso e prezioso, da rimeritare con un grazie enorme.
Si torna a casa, sembra che la giornata abbia avuto successo, in tanti ci hanno sollecitati a rifarla. Allora ti pervade piano piano quel senso di gratificazione che è il nostro unico, ma grande, premio; insieme al ricordo di tanti sorrisi, di tante grida felici, di tanto spontaneo entusiasmo; insieme alla gioia di poter ringraziare, dal più profondo del cuore, tutti quelli che ci hanno aiutati.