“Il sentiero” di Marco Bastogi

Annuario 2006

Il sentiero non rappresenta soltanto il percorso privo di incertezze ed ambiguità indispensabile per raggiungere una determinata località montana; in molti casi questo percorso costituisce un bene culturale che si lega inevitabilmente con la storia del territorio attraversato.Si può trattare di una viabilità minore utilizzata per il culto religioso, per scopi militari, per i commerci inclusi quelli legati al contrabbando, spesso si tratta di tracciati ricchi di testimonianze simboliche che arricchiscono questo antico percorso. In passato la maglia dei sentieri comunicava con l’ambiente circostante senza squilibri; l’Uomo era l’autore di questa “pianificazione” perché conscio del valore del territorio, oggi invece, i sentieri sono più spesso identificati quali elementi di debolezza e vulnerabilità per il territorio. In un canto che solo da poco tempo abbiamo inserito nel repertorio del nostro Coro, La Martinella, il sentiero fa da protagonista in maniera piuttosto singolare; qui viene riconosciuto come “elemento della memoria”, ecco il testo:
Se tu ritorni per quel sentiero
Cerca fra i sassi il mio passaggio
Anche le pietre hanno memoria
Quando ti siedi per riposar
Son molti anni che non ti vedo
ora che il tempo fa male agli occhi
Non si cancella senza rumore
Ciò che in silenzio passa di qua
Se tu ritorni per quel sentiero
Solo chi è stanco non ti vedrà

Si tratta di un canto d’autore ed a volte questo viene detto quasi con un tono dispregiativo in quanto antitetico ad una origine ed un valore popolare del brano; io tuttavia ritengo che un qualunque canto che susciti riflessioni e trovi nelle sincerità del suo testo una semplice espressione popolare, debba poter essere proposto affinché possa stimolare in questo senso altri ascoltatori che nel testo trovino il piacere di riconoscersi, riportandoli a sensazioni piacevoli e forse sepolte in qualche angolo della loro memoria. La particolarità, oltre alla piacevole melodia, sta nella originalità del tema trattato che ritengo non sia stata colta nella presentazione che viene fatta durante i nostri concerti. Si tratta per me di una sensazione che ho provato tante volte, quando ho avuto occasione di ritornare in una località di montagna dopo tanti anni, magari con persone o in circostanze diverse.

Ho voluto così esprimere semplicemente quello che ritengo sia  il significato celato nelle parole di questo canto scritto e musicato da Alessandro Buggiani, che certamente, non ho dubbi, deve aver vissuto opportunità simili alle mie riuscendo con rara abilità ad esprimerle efficacemente in 63 parole, potenza della poesia cantata! E’ il ricordo per una persona cara che emerge nei momenti di sconforto quando si è soli e la stanchezza comincia a farsi sentire. Questo pensiero coglie una persona non più giovane negli anni che ripercorre, un sentiero di  montagna e nel raccoglimento che il silenzio della montagna sa indurre, ripensa alla persona cara che non vede più da tanto tempo.

Il sentiero è una traccia profonda ed indelebile, lasciata dal cammino di tanti; la strada da fare è ancora lunga, davanti a te sassi, sassi consumati dal lento logorio di migliaia di passi che si ripetono senza tempo, una traccia “viva” nella più immobile natura che ti circonda. Tra le pietre consumate una di esse, forse più consumata delle altre o di una forma particolare,  invita alla sosta ed al riposo per  riprendere fiato. Non è la prima volta che ti siedi su questo improvvisato, ma riconosciuto giaciglio che accresce il tuo ricordo e ti fa pensare ad una persona cara.

E’ talmente forte il desiderio di essere vicino a questa figura che non vedi più da anni che vorresti che le pietre parlassero per te e che raccontassero della tua presenza. Le tracce lasciate sui sassi sono così “vive” ed indelebili che pensi che abbiano il potere di comunicare con tutti. Non ci sono dubbi, le pietre hanno memoria, la devono avere perché ti riportano alla mente un volto, una figura che fatica emergere dai ricordi, ma piano, piano, appare sempre più chiara: magia della pietra. Nel ripercorrere questo caro sentiero, i ricordi si susseguono come sequenze non ordinate di un film; la memoria si  acuisce via, via sempre più, ma sono ricordi molto fiochi perché tropo tempo è passato.

Nel silenzio della solitudine è il rumore di un ramo schiacciato o di un sasso che rotola che ti riporta improvvisamente alla realtà cancellando il fioco ricordo. E’ ora di riprendere il cammino forse fino alla prossima pietra che ti riporterà nuovamente a richiamare alla memoria alti particolari. Solo la stanchezza, quando prenderà definitivamente il sopravvento, potrà prevalere sul tuo ricordo e solo allora si dissolverà per sempre l’immagine cara che con molta fatica era riaffiorata dal passato nei tuoi ricordi, stimolati dal raccoglimento che soltanto percorrendo quel sentiero, immerso nella amena serenità del paesaggio montano, ti poteva concedere.
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