Le vie dei pellegrini di Giancarlo Tellini

Annuario 2011

Via Francigena e vie Romee

Sono stati siglati dal CAI due importanti accordi con un gruppo di comuni, in un caso, e con l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, nell’altro, per contribuire a rendere maggiormente fruibili e a valorizzare alcune delle antiche vie storico-religiose che attraversano il nostro territorio: la via Francigena, asse portante in Italia del sistema delle vie di pellegrinaggio, e alcune importanti vie Romee, cioè quei percorsi che i pellegrini, e non solo, percorrevano arrivando dalle più diverse località per ricongiungersi alla precedente.

Relativamente alla via Francigena si fa riferimento a quella “piccola” porzione, circa 80km, del percorso globale europeo (di circa 1.000 km) che attraversa i sei comuni della Val D’Elsa (Castelfiorentino, Montaione, Gambassi Terme, S. Gimignano, Colle val D’Elsa e Monteriggioni). Il nostro Sodalizio periodicamente effettua e rinnova, già dal 2010 e lo farà fino al 2012, la segnaletica orizzontale (utilizzando il logo che raffigura “il pellegrino”) ed esegue, la verifica della transitabilità del percorso, lo sfoltimento dell’eventuale vegetazione invasiva, nonché il controllo della presenza e dello stato della segnaletica prevista e installata, sollecitando gli interventi necessari da parte dei comuni interessati, che di questo aspetto sono i titolari e gestori.

Le vie Romee di cui tratta, sono quelle del “Contado Fiorentino” intendendo i territori delle Diocesi di Firenze e di Fiesole, area su cui Firenze, sin dal XIII secolo, esercitò il suo controllo. Sono sei itinerari che si snodano dal capoluogo e che vanno ad intercettare la via Francigena, la via dell’Alpe di Serra e gli altri assi principali della viabilità religiosa. A tutti gli effetti, alcune importanti strade, facenti parte dell’articolato sistema di circolazione della Repubblica Fiorentina (dieci state et vie mastre), diventarono vie dove transitavano, numerosi, anche i pellegrini. In questo caso il CAI appone il logo della “mano benedicente”, segno di buon auspicio che un tempo si scambiavano i viandanti in cammino verso le mete del pellegrinaggio, e realizza la cartellonistica al di fuori dei centri urbani nei tratti non stradali.

 

Chi scrive è rimasto affascinato da questi itinerari che ancora oggi raccontano, riassumendole nella denominazione dei luoghi e illustrandole con le vestigia presenti lungo il percorso, storie di secoli e di millenni. Si tratta di vie che erano concepite diversamente da come facciamo oggi: non esisteva una sola traccia, l’obiettivo era di andare da un luogo ad un altro, transitando su direttrici differenti a seconda delle stagioni, del clima, delle percezioni di pericolo. I percorsi definiti attualmente, dopo attenti studi e ricerche, sono stati disegnati in funzione della presenza dei siti storici da cui transitare ma anche delle esigenze di viabilità del nostro tempo.

Percorrere queste strade che sono state solcate secoli fa da migliaia di persone suggerisce innumerevoli riflessioni sul rapporto tra ambiente e cultura, paesaggio e società, invitando a riscoprire la storia lungo i crinali, attraverso valichi e fiumi, per valli e campi, sulle tracce di spezie o tessuti pregiati, tesori reali o immaginari, oggetti d’uso quotidiano, nomi e consuetudini, convinzioni religiose, lingue e parole.

E’ un escursionismo a misura d’uomo, che senza nulla togliere alle città e alle grandi località che vengono attraversate e che sono, e rimangono, un valore unico inestimabile e inimitabile della nostra terra, ci porta in luoghi considerati secondari che sono, comunque, meno “assaliti” dal turismo spesso aggressivo del nostro tempo, offrendoci l’occasione di visitare luoghi e strutture che forse diversamente non avremmo mai potuto incontrare.

Possiamo godere del fascino e della dolcezza dei paesaggi, delle antiche pievi e degli spedali ricovero dei pellegrini, stimolando le emozioni dovute ai ricordi della storia passata, alla curiosità per gli eventi successi, alla riflessione sulle motivazioni che spingevano i pellegrini e alla commozione per le loro vicissitudini, i disagi e i sacrifici che affrontavano in nome della fede.

Desideriamo, dare un piccolo contributo d’informazione sulle vie dei pellegrini e suggerire ai nostri “camminatori” di inserire questi percorsi nei loro obiettivi aggiungendoli alle destinazioni che sono alla base della nostra passione per la natura e la montagna. Cercheremo di riportare sinteticamente alcune notizie e considerazioni, per noi interessanti, presenti nei tanti libri che trattano di questo argomento.

I pellegrinaggi

Le principali mete del pellegrinaggio nella storia della Chiesa sono: Gerusalemme, Roma, Santiago di Compostela.

 La Terra Santa

ha attirato schiere di pellegrini fin dai tempi più antichi. I primi cristiani usciti dalla clandestinità erano desiderosi di ripercorrere i luoghi in cui Cristo era vissuto e visitare il Santo Sepolcro. Nel 640 quando Gerusalemme cadde sotto l’Islam, il flusso dei devoti viandanti si arresta. Fu dopo le crociate, nel tardo medioevo, che i pellegrinaggi ripresero lanciando quel lungo ponte, simbolico e reale, che doveva ricongiungere l’Europa alla Palestina e a Gerusalemme. Dopo Roma, i pellegrini proseguivano lungo l’antica via Appia , fino ai porti pugliesi.

 A Roma,

centro spirituale della cristianità, ma anche città ambita da re, mercanti e artisti confluivano strade commerciali, militari e di pellegrinaggio. Relativamente a quest’ultima motivazione ci fu un notevole sviluppo grazie all’istituzione dei giubilei (è del 1300 il primo Anno Santo); ma ancor prima, il flusso di devoti aveva avuto grande impulso dalla venerazione che, fin dai primi tempi, i cristiani avevano per i martiri e in genere dei santi, trattenendosi in preghiera presso le loro tombe e celebrando l’anniversario del martirio. Era il luogo dove il Santo ascoltava le preghiere dei fedeli e intercedeva presso il Signore. Le tombe erano sempre, inevitabilmente, in numero esiguo rispetto alle infinite località dove vivevano i fedeli; fu così che nel mondo cristiano si affermò una grande diffusione di reliquie come oggetti d’adorazione, che comunque divennero poi insufficienti rispetto alle aspettative dei fedeli stessi. Nacque così, anche, una fiorente attività commerciale che portava a Roma numerosi vescovi e abati da tutta Europa per acquistare reliquie per conto delle loro chiese.

 Santiago di Compostela,

a differenza delle precedenti mete, non ha relazioni con la cosiddetta “cristianità storica”. La leggenda vuole che l’apostolo Giacomo, giunto alla finis terrae, abbia annunciato il Vangelo. Santiago ha conosciuto la sua fortuna con il ritrovamento nel IX secolo del corpo dell’apostolo. Ha avuto così inizio uno dei fenomeni più importanti e complessi della cultura europea medievale: pellegrini da tutta Europa percorrevano il lungo cammino verso Santiago diretti alla cattedrale costruita per ospitare le spoglie del santo, meta del pellegrinaggio per antonomasia. Il pellegrino medievale prima di partire partecipava ad un vero e proprio rito di estizione: gli indumenti (un mantello di tessuto ruvido, il cappello, la bisaccia, il bordone) venivano solennemente benedetti davanti all’altare prima di essergli consegnati. I pellegrini viaggiavano percorrendo giornalmente 30 / 40 km in pianura, 20 /30 Km in zone montuoso o particolarmente difficili. Le rotte dei tre pellegrinaggi erano costituite da un insieme di vie, in particolare altre diramazioni provenienti da diverse località europee confluivano nella via Francigena, forse la strada più antica d’Europa, per giungere fino a Roma.

La via Francigena

Nelle cronache anglosassoni, grande raccolta di annali che coprono la storia di quel popolo dal 445 al 1150, troviamo la seguente annotazione: “Nell’anno 900 Sigerico fu consacrato arcivescovo; nello stesso anno si recò a Roma per il pallio”. Il viaggio del prelato sassone sarebbe da annoverarsi fra i tanti che nel medioevo videro re, monaci, chierici e semplici pellegrini fare numerosissimi la spola fra le isole Britanniche e Roma….. se solo non se ne fosse conservato il “diario”. Il prezioso resoconto, fatto compilare da Sigerico a uno dei componenti del suo seguito, offre, senza perdersi in particolari, una precisa immagine di uno dei numerosi pellegrinaggi nella città di San Pietro. Si tratta di un documento di straordinario interesse, in quanto l’unico itinerario completo in nostro possesso di un pellegrinaggio anglosassone a Roma.

Il CAI ha il piacere di presidiare uno dei tratti più affascinanti del percorso in territorio italiano che superato il territorio di San Miniato, attraverso siti importanti, conduce fino alle porte di Siena.

Le vie romee nel Contado Fiorentino

La via Francigena, – “via peregrinalis” per eccellenza – evitava Firenze perché transitava nel settore più occidentale della Toscana. Firenze nel tredicesimo secolo era diventata una delle grandi metropoli dell’occidente, oltre a una delle più importanti “piazze” economiche internazionali, e solo poche città in Europa le erano pari per dimensioni urbane e consistenza demografica.

Il potere polarizzante della città aveva fatto nascere una viabilità funzionale ed efficiente verso le diverse zone del suo distretto e le più importanti località del contado; le principali strade della repubblica inserivano la città in una trama viaria di dimensione sovraregionale frequentata da un cospicuo flusso di uomini di merci e di denaro, sia verso Bologna, diventando il collettore del traffico tra il mondo padano e l’Italia peninsulare, che verso sud raccordandosi con la via Francigena, la principale arteria in Italia per il traffico continentale nel medioevo.

La città era divenuta un punto di passaggio per coloro (sempre più numerosi a partire dai primi anni del tredicesimo secolo e moltissimi a partire dal primo Giubileo, istituito da papa Bonifacio VIII, come ricordato, nel 1300) che effettuavano il pellegrinaggio romano utilizzando percorsi transappenninici alternativi a quelli sulla via Francigena.

Ma numerosi erano anche i fiorentini che intraprendendo uno dei tre pellegrinaggi all’inizio del loro viaggio usavano quelle strade del contado che raccordavano con la Francigena o con Arezzo, un importante luogo di tappa della cosiddetta via dell’Alpe di Serra, altro frequentato itinerario romeo che gli Annales Stadenses, considerati la più completa guida per Roma nel medioevo, definiscono la melior via per giungere alla Città Eterna, almeno per i pellegrini provenienti dall’area germanica. Verso Santiago de Compostela si poteva arrivare anche per vie marittime da Pisa e, più tardi da Livorno, così come, verso la Terra Santa, dagli importanti porti dell’Adriatico. A testimonianza del ruolo svolto da Firenze sta la fondazione dei numerosi spedali, avvenuta in quel periodo, in città. Alberghi e osterie punteggiarono i percorsi e numerosi sorsero gli spedali sulle vie del contado, per Roma.

Il pellegino “multimediale”

Il progetto di promozione e di valorizzazione delle Vie Romee si avvale di un sistema web molto avanzato e particolarmente interessante e che prevede l’estensione e la connessione, in futuro, con il portale unico della via Francigena. Il sistema multimediale utilizzato dal sito www.vieromee.it. ha una struttura modulare dei propri contenuti, composta da oltre 1500 schede, che fornisce al pellegrino/viaggiatore l’utilizzo di una serie di funzionalità molto interessanti che consentono, la fruizione di testi, immagini, video, documenti, tracciati GPS relazionati tra loro e totalmente georeferenziati.

Attraverso il sistema web di visualizzazione delle mappe di Google è possibile una navigazione evoluta sui computer e sui cellulari che permette di percorrere virtualmente il territorio, di visualizzare gli itinerari, di calcolare percorsi e di creare itinerari personalizzati.

 

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