Vie normali, il Cimon della Pala di Sandro Caldini

Annuario 2012

Digital StillCameraFin da quando ho iniziato ad occuparmi delle Dolomiti, ho gravitato spesso intorno a questa famosa montagna. Il Cervino delle Dolomiti, come viene solitamente chiamato, ha un aspetto svettante se osservato da Passo Rolle con quel suo becco strapiombante che si alza nella parte terminale del grandioso spigolo NW salito già nel 1893 da Gilberto Melzi e Giuseppe Zecchini. Solo di recente ho avuto il piacere di salire questa singolare cima, poco appariscente dalla spalla (dove si trova il Bivacco Fiamme Gialle), appuntita dal Passo Rolle come detto poc’anzi e turrita e squadrata se vista dalla Vezzana.Fu salita la prima volta nel 1870 dopo alcuni tentativi tutt’altro che peregrini di Paul Grohmann l’anno prima, fermatosi giusto sotto la Torre che ancor oggi porta il suo nome partendo dallo spallone, e della coppia Withwell e Tuckett con due guide sul finire del maggio del 1870: anche loro si fermeranno all’ometto lasciato da Grohmann.

Sarà comunque lo stesso Edward Robson Withwell insieme allo svizzero Christian Lauener ed a Santo Siorpaes a poter avere il piacere di calcarne la vetta il 3 Giugno del 1870 dopo un lungo girovagare: bivaccarono in una baracchetta nei pressi del ghiacciaio del Travignolo e, partiti alle 3,30 del mattino (o della notte?), dopo aver superato il perfido ghiacciaio, affrontarono una salita di per sé non difficile ma assai pericolosa per la grande friabilità e la frequente caduta sassi (II e III); purtroppo sbucarono troppo vicino al Becco e furono costretti a scendere di nuovo, traversare e poi risalire fino a mettere piede in vetta alle 11 del mattino.

San Martino di Castrozza dal Bus del Gat (foto S. Caldini)
San Martino di Castrozza dal Bus del Gat (foto S. Caldini)

Questa via vivrà numerose ripetizioni negli anni a seguire ma non reggerà all’attuale normale scovata nel fianco E da Ludwig Darmstädter insieme a Luigi Bernard e a Johann Niederwieser detto Stabeler il 9 Luglio 1889.

L’ho percorsa la scorsa estate insieme alla G.A. Luca Bettega in una giornata di sole canicolare (il 26 Agosto). Si prendono gli impianti di risalita per il Col Verde e da qui ci si incammina per l’erto sentiero (n.712 e successivamente n.706) che mena verso la ferrata Bolver-Lugli, percorso piuttosto aereo, verticale, mai estremo, che ripercorre la via Hi-Gu-Si dei tre fratelli Langes (Hilde, Gunther e Sigurd) del 1921. La prima parte di salita non è attrezzata e bisogna essere ben concentrati ma, senza grossi sforzi o sussulti, si sbuca in circa 2 ore scarse sulla spalla a rispettosa distanza dal Bivacco (m. 3005). Qui si segue la ben marcata traccia di sentiero che si porta verso il Cimòne per affrontare piccoli caminetti e diedrini (I e qualche passo di II) accostandosi quindi alla succitata Torre Grohmann (di oltre 3000 m. di altezza ma, per quel che ne so, ancora inaccessa a causa della friabilità).

Qui si traversa verso sinistra abbassandosi un poco fino all’imbocco di una grotta (II) dove si trova il Bus del Gat, stretto foro da cui si esce senza zaino (I, un po’ faticoso). Ci troviamo quindi in una gola scosesa, franosa; la si risale fino al forcellino al suo culmine, tra la Torre Grohmann (a destra salendo)e lo spalto da salire per la cima (a sinistra). La parete alla nostra sinistra è attrezzata con un cavo metallico piuttosto mobile(35 m. di III+ altrimenti); poco sopra la metà si nota anzi un altro cavo metallico orizzontale ed un grosso fittone da dove ci si calerà successivamente. Si esce in un pianerottolo con anello cementato a sinistra salendo. Qui si deve vincere un breve e scomodo caminetto con partenza appena strapiombante ma molto unto (10 m. III+/IV-), sostando subito sopra (chiodo cementato) ai piedi del Mulet, aerea schiena di mulo di circa 30 m (III).

Cima Vezzana, Cima Bureloni e Cima Mulaz dalla vetta del Cimon della Pala (foto S. Caldini)
Cima Vezzana, Cima Bureloni e Cima Mulaz dalla vetta del Cimon della Pala
(foto S. Caldini)

Si esce nei pressi di un’altra forcella (chiodo) da cui si traversa a sinistra (faccia a monte) verso delle torri di cresta da doppiare poste giusto sopra le aeree Terre rosse (II). Passate queste, si è facilmente in vetta (m.3184, 4 ore da Col Verde, poco più di un’ora dal Bivacco). Panorama a 360° se si ha la fortuna di non trovare nebbie! Il ritorno avviene per la stessa via di salita con delle doppie: la prima subito dalle torri delle Terre Rosse, poi per tornare alla base del Mulet, quindi fino al grosso fittone della parete attrezzata ed infine fino alla base di questa. In circa 1 ora si è di nuovo al Bivacco e si prende per la Valle dei Cantoni così da doppiare il passo del Travignolo (2925 m.) e il passo Bettega ( 2667 m.). Seguendo il sentiero n. 716 si ritorna alla Funivia del Rosetta e da qui a Col Verde. Nel complesso 7 ore e mezza.

 

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