Il Club Alpino Italiano nella Firenze capitale di Marco Bastogi

Con l’unità d’Italia, anche il Club Alpino nato appena tre anni dopo in Torino, sente la necessità di rafforzare gli ideali unitari del nuovo Stato promuovendo l’esplorazione e la conoscenza dell’intero territorio montano nazionale. E’ certo che l’appartenenza al Club contribuì ad alimentare lo spirito di unità nazionale infiammato dalle recenti contese risorgimentali. Le Alpi, baluardo della Nazione, divenivano ambiti traguardi da scalare e studiare per rivendicare la supremazia dell’Italia anche in questo particolare settore che destava interesse di molti altri Paesi circostanti.

I primi soci del Club Alpino sono cittadini autorevoli: nobili, deputati, scienziati, professionisti e benestanti, una intraprendente élite cittadina aristocratica o comunque appartenente all’alta borghesia, caratterizzata da un forte rigore etico morale; ecco quindi come interessi di Stato e Montagna si incontrano completandosi a vicenda.

Con il 1866 il Club Alpino inizia a dotarsi di sedi -succursali poiché si manifesta il bisogno di stabilire centri di riunione per i soci che risiedono fuori Torino. Il 31 maggio 1866 la prima succursale del Club sarà Aosta, seguita il 25 giugno 1867 da quella di Varallo in Valsesia. Durante l’adunanza generale del Club il 18 marzo 1866 a Torino, Il Presidente Bartolomeo Gastaldi pone l’attenzione sul trasferimento di numerosi soci piemontesi a Firenze in conseguenza dello spostamento della Capitale; nella stessa occasione segnala per la prima volta la necessità di istituire altre sedi dipendenti da Torino.

A Firenze, un piccolo gruppo di promotori, raccoglie l’invito della direzione torinese e fa pubblicare, alla fine di giugno del 1868 su alcuni giornali fiorentini, il seguente avviso:

Firenze capitale in quel momento era in pieno fermento per i grandi lavori detti di “risanamento” iniziati quattro anni prima e che termineranno tra il 1870 ed il 1871 con il definitivo spostamento della capitale a Roma. Il Piano di ampliamento della città fu affidato con urgenza all’Ingegnere architetto Giuseppe Poggi che lo presenterà il 18 febbraio 1865. Nel 1866 Firenze era già molto cambiata, l’emergenza casa per l’arrivo di trentamila funzionari piemontesi con le famiglie, imponeva drastici ed urgenti lavori urbani. L’abbattimento delle antiche mura, concepite da Arnolfo di Cambio, era iniziato nel 1865 e doveva permettere la realizzazione di una ampia viabilità di circonvallazione, ben alberata, ispirata ai boulevard parigini e che doveva collegare il tessuto urbano del centro con i nuovi quartieri residenziali borghesi.

Erano già stati costruiti i quartieri di San Gallo –Savonarola e della Mattonaia. Nel 1867 fu realizzato il quartiere di San Niccolò, mentre nell’anno della nascita della Sede del Club (1868), i lavori raggiungono il loro massimo sviluppo: sarà completata ed inaugurata piazza della Libertà, piazza d’Azelio e saranno completati i Lungarni su entrambe le rive. I vecchi ponti sull’Arno vengono allargati come anche diverse strade del centro e viene realizzato il viale dei Colli con il Piazzale Michelangelo che sarà inaugurato nel 1871. Nell’agosto del 1868 verrà abbattuta Porta a Pinti, l’unica tra le Porte fiorentine a scomparire. Firenze cresce molto rapidamente, nel 1865 gli abitanti sono già 150.000 e nel 1868 diventano 191.000 con tendenza alla ulteriore crescita. In città ancora non si erano affievoliti gli echi dei festeggiamenti per le nozze reali tra il Principe Umberto e la cugina Margherita di Savoia, figlia di Ferdinando duca di Genova.

Dopo le nozze a Torino il 30 aprile 1868, la coppia reale decise di venire a Firenze dove fu decretato di festeggiare l’evento per otto giorni consecutivi (fino al 7 maggio). Secondo i giornali dell’epoca, per l’evento, affluirono in città circa sessantamila persone; fu certamente uno degli eventi più solennemente grandiosi dell’ultima metà dell’800. Grandi guadagni per i cinquecento fiaccherai fiorentini ed anche per gli omnibus trainati dai cavalli[1] che fin dal 2 giugno 1865 offrivano il servizio di trasporto pubblico nella capitale. Firenze era collegata molto bene anche dal punto di vista ferroviario sia a scala regionale che nazionale. La città assumeva sempre più un volto di metropoli europea.

Alessandro Manzoni nel 1860 era stato nominato Senatore del Regno di Sardegna e con questo incarico aveva votato a favore dello spostamento provvisorio della capitale da Torino a Firenze. Come presidente della commissione parlamentare della lingua, nel 1868 scrisse una breve relazione sulla lingua italiana (Dell’unità della lingua e dei mezzi di diffonderla), nella quale elesse una lingua basata sul fiorentino.

Ed arriviamo a quello storico raduno del 1° luglio 1868 in cui un gruppo di eruditi benestanti propose di aprire una succursale del Club Alpino a Firenze. Il fatto memorabile del momento è del giorno precedente quando due personaggi illustri si incontrano per la prima ed unica volta: sono Giuseppe Verdi che si reca a Milano a trovare Alessandro Manzoni. Quello che avviene a Firenze, nell’ambito del Club Alpino, è qualcosa che va ben oltre la semplice apertura di una succursale del Club; a Firenze, si gettarono infatti le basi del futuro ordinamento del Club in Sezioni autonome.

Con la nascita della Succursale Fiorentina, il Club Alpino Italiano, approvando in via definitiva lo statuto  della sede di Firenze (seduta a Torino dell’11 febbraio 1869), riconoscerà il principio di vita indipendente e di amministrazione autonoma delle Sedi che sarebbero nate in seguito. In quella prima riunione istitutiva della durata di poco più di due ore, si discusse per prima cosa, su quale fosse l’organizzazione migliore e conveniente per poter istituire una succursale del Club Alpino a Firenze. Fu subito chiaro per tutti che l’istituzione dovesse rimanere unitaria e col nome di Club Alpino Italiano, dotata di una sola cassa ed un solo bollettino sociale. Igino Cocchi che assieme a R. H. Budden aveva avuto già una precedente esperienza nell’istituzione di succursali, propose una suddivisione in “sedi” o “circoli” per la comodità dei Soci residenti in luoghi vari d’Italia. Un Club che comunque rimaneva organizzato con un Presidente Generale, un Consiglio e una sede centrale in Torino, mentre per le sedi distaccate nelle diverse località, un proprio Presidente ed un Segretario. Il Consiglio d’Amministrazione centrale, in occasione del bilancio preventivo, avrebbe stabilito le somme occorrenti per le spese fisse di ogni circolo, mentre tutte le altre spese sarebbero state da farsi in comune tra tutte le diverse sedi. La discussione che seguirà esprimerà i diversi punti di vesta sugli scopi che dovrebbe perseguire un circolo come quello fiorentino, lontano dalle Alpi per il fatto che gli Appennini non presentano le altezze e le difficoltà delle Alpi. Cocchi in qualità di “padrone di casa” verrà nominato Presidente dell’assemblea e ricorderà che gli scopi del Club sono anche educativi e che comunque per l’aspetto dilettevole, anche le Apuane possono offrire salite difficili, riportando quindi la discussione sul modo di istituire una Sede in Firenze. Cocchi spiega che una sede indipendente e con piena autonomia sarebbe un errore perché la forte disparità nella distribuzione degli iscritti potrebbe portare

Una cartolina d’epoca: via Tornabuoni nella seconda metà dell’800. Sulla destra il palazzo Feroni, Sede fiorentina del Club Alpino Italiano  (da: it-it.facebook.com/vecchiaFirenzemia)

Prof. Igino Cocchi

primo Presidente del CAI Firenze (Dipartimento Scienze della Terra Università degli Studi di Firenze)

anche ad un conseguente rischio di chiusura della stessa. Su richiesta di alcuni convenuti verrà data lettura dello Statuto del Club e si inviterà l’assemblea ad approvare la creazione della Sede di Firenze sulla base di quanto discusso e cioè:

– un unico Club Alpino Italiano;

– un unico Bollettino sociale;

– un Consiglio Generale d’Amministrazione in Torino;

– un Presidente Generale;

–  un unico bilancio di cassa;

–  apertura di Sedi in altri luoghi d’Italia ove se ne presenti l’opportunità. Ad ognuna di queste  sarà assegnata una quota di bilancio generale per le proprie spese.

L’’assemblea approvò.

Il Cav. Sebastiano Fenzi ed il Conte Luigi Sormani Moretti chiesero la nomina di una commissione tra i presenti che avesse l’incarico di presentare all’Amministrazione Centrale del Club a Torino la proposta di aprire il circolo a Firenze; verranno designati il Prof. Igino Cocchi, il Barone Federico Savio, l’Ing. Felice Giordano, il dott. Giuseppe Haimann  e l’Ing. Antonio Fabri. Colpisce, anche se anticipato tra gli scopi dell’incontro, l’intenzione di cominciare da subito con l’attività escursionistica. Il Presidente Cocchi propose alcune gite tra cui una di maggiore interesse da fare nelle Alpi Apuane che definirà con l’occasione: regione interessantissima. La gita si effettuerà alla fine del mese di agosto ed invita coloro che vorranno prendervi parte a dargliene avviso. Come le Alpi, anche gli Appennini, ossatura portante della nostra penisola, iniziavano a destare interesse esplorativo per il futuro sviluppo del Club e della Nazione.

Vediamo adesso chi erano questi promotori che volevano aprire una sede del Club a Firenze.

Igino Cocchi, nativo di Terrarossa in Lunigiana (Comune di Licciana Nardi – MS), diventerà il primo Presidente della Sezione di Firenze (15 febbraio 1869) e resterà in carica fino al 1871 anno in cui dovrà lasciare l’incarico per doveri d’ufficio, rimanendo tuttavia sempre socio della Sede fiorentina. Cocchi è professore di Geologia, Mineralogia e Paleontologia al Regio Istituto di Studi

Superiori e di Perfezionamento di Firenze, nonché Direttore del Gabinetto di Geologia e Paleontologia. Sarà uno dei paleontologi italiani più importanti e diventerà uno dei personaggi principali nella storia iniziale della Carta Geologica d’Italia (1861-1873).

Felice Giordano è stato un ingegnere minerario molto legato da fraterna amicizia con Quintino Sella con il quale ha condiviso gli studi di specializzazione dopo la laurea. Tra i fondatori del Club Alpino a Torino, è divenuto famoso per la gara alla scalata del Cervino con l’inglese lord E. Whymper che raggiunse la vetta per primo nel 1865, ma a caro prezzo di vite umane. Giordano, dopo precedenti tentativi, nel settembre 1868 raggiunse la cima dal versante italiano scendendo poi per quello svizzero, per esclusivi scopi scientifici. Giordano fu comunque un grande personaggio in ambito minerario (Ispettore Capo delle Miniere), dopo il suo ritorno da un lungo viaggio in estremo Oriente tra il 1872 e il 1876, su incarico  del Governo per la ricerca di nuove colonie, assunse la direzione del Servizio Geologico con l’incarico del rilevamento e della stampa della Carta geologica del Regno d’Italia. Il 27 settembre 1881, insieme con Sella, Capellini e Stoppani, fonderà la Società Geologica Italiana.

Del Barone Federico Savio di Bernestil, si hanno poche notizie, sappiamo che la madre Olimpia Rossi Ferrero, curava uno dei salotti più noti e frequentati di Torino

(villa Millerose) e che fece trascrivere i suoi diari al figlio Federico (Memorie della baronessa Olimpia Savio). A Firenze il Barone Savio giunse giovanissimo poco più che ventiduenne e probabilmente i suoi impegni di lavoro lo tennero quasi subito lontano dall’attività del Club. Fu magistrato a Sarzana (1880) e poi consigliere alla Corte d’Appello di Torino (1895).

Anche Costantino Perazzi fu un fondatore del Club in Torino, ma non fu mai socio del Club a Firenze. Era un Ingegnere minerario e come Felice Giordano, conobbe Quintino Sella durante gli studi di perfezionamento a Parigi (presso la Ecole des Mines) e rimase amico per tutta la vita. La sua carriera iniziò nel Corpo Reale delle Miniere Sarde, ma Sella lo volle a suo fianco nella politica. Fu Ministro del Tesoro e dei Lavori Pubblici; per molti anni fu consigliere alla Corte dei Conti e del Consiglio di Stato e vicepresidente del Consiglio delle miniere dal 1883.

Giovan Battista Rimini è tra i fondatori del Club a Torino e segretario tra il 1865-1867 sotto la presidenza di Bartolomeo Gastaldi. Si trasferirà per motivi di lavoro da Torino a Firenze e dal 1868 diventerà per oltre trenta anni, segretario della Sezione del Club fiorentino. Un personaggio decisamente prezioso costantemente presente in tutti i principali eventi della storia ottocentesca della nostra Sezione. Iniziò a lavorare nel Corpo di Stato Maggiore Sardo con la qualifica di Disegnatore Topografo per entrare successivamente a far parte, nel 1872, dell’Istituto Geografico Militare come aiutante topografo di prima classe fino ad arrivare alla qualifica di Topografo Principale di Prima Classe nel 1893. Sono molto famosi i suoi estremamente dettagliati disegni di montagne che spesso apparivano nella stampa sociale.

Giovanni Morandini fu ingegnere direttore del comparto Nord delle Ferrovie e Senatore del Regno.

Giuseppe Haimann era un uomo di vasti interessi culturali. Magistrato e grande viaggiatore, fu un valente pittore, forgiato all’Accademia di Brera ed anche un alpinista. A Firenze giunse appena sposato come Capo Sezione al Ministero di Grazia e Giustizia. La conoscenza delle lingue arabe gli permise, poco dopo, di essere inviato dal Governo Italiano presso il Ministero Egiziano di Giustizia come Capo Divisione collaborando alla riforma giudiziaria internazionale. Con il suo spostamento a Roma assieme alla capitale, promuoverà nel giugno del 1873, la nascita della locale Sezione del Club, presso la sede della Società Geografica Italiana e diventerà vice presidente.

Sansone d’Ancona si trasferì con la famiglia a Firenze dopo la morte del padre commerciante a Pisa. Laureato in Matematica, fu Senatore del Regno. Era primogenito di nove fratelli tra i quali Cesare che fu un paleontologo collega di Cocchi nell’Istituto di Studi Superiori di Firenze dove ricoprì la carica di Assistente alla Cattedra di Geologia e Geografia Fisica e di professore aggregato e straordinario di Paleontologia dal 1860 al 1897. Cesare, a differenza del fratello Sansone che si limitò a promuovere soltanto la nascita della Succursale fiorentina del Club, fu socio effettivo del Club di Firenze nei suoi primi dieci anni di vita.

A questi otto iniziatori, rispondono presentandosi alla prima adunanza la sera del primo luglio: il Conte Luigi Sormani Moretti, Sebastiano Fenzi, l’Ing Luigi Trevellini, Ing. Domenico Cipolletti, il Dott. Francesco Grispigni, l’Ing. Antonio Fabri, l’Avv. Giovanni  B. Robbo, il geometra Carlo Berruti, Abele Mancini ed il Prof. Carlo Cassola. Di questi, solo gli ultimi tre, Berruti, Mancini e Cassola, non aderiranno al sodalizio.

Il Conte Luigi Sormani Moretti, nativo di Reggio Emilia, fu un diplomatico e senatore del Regno. Probabilmente rimase socio di Firenze fino ai primi anni ’70 dell’800 quando per motivi istituzionali fu inviato come Prefetto a Venezia e poi a Verona. Di questo personaggio è famoso il suo interesse a favore del rimboschimento delle Montagne. Fu presidente della società “Pro Montibus” ed in ogni occasione (al Senato e nei Congressi) esprimeva il suo interesse a favore della Montagna.

Sebastiano Fenzi era il terzogenito dei quattro figli del senatore e finanziere Emanuele Fenzi, noto per aver istituito l’omonima banca a Firenze, in Piazza della Signoria nel 1821. Il nome dei Fenzi è soprattutto legato al progetto (1835) della prima ferrovia toscana: la Leopolda che univa Firenze a Livorno, della quale si aggiudicò l’appalto. Sebastiano non era certamente adatto a seguire le orme del padre in campo finanziario dedito come era all’amore per i piaceri, i bei vestiti ed il gioco. Nel 1844 assieme ad alcuni amici dell’aristocrazia fiorentina, diede vita al primo club ginnico. L’interesse per l’esercizio ginnico lo vide sempre un attivo promotore fondando altre associazioni simili in altri luoghi, fino a promuovere l’insegnamento obbligatorio della ginnastica nelle scuole. Scrisse anche molto in merito a questo suo interesse.  Nel 1877 pubblicò un proprio diario di viaggio con descrizioni accurate di carattere geografico ed etnologico. Assieme a lui si iscriveranno nelle file del Club fiorentino, il fratello Carlo (deputato) ed il nipote Emanuele Orazio che educato dal nonno seguì la strada della Finanza.

Domenico Cipolletti fu ingegnere e si occupò principalmente di meccanica applicata e resistenza dei materiali. Nel 1873 divenne direttore dell’Osservatorio Astronomico di Arcetri (inaugurato il 27 ottobre 1872), ma morì improvvisamente l’anno dopo all’età di soli 34 anni.

Antonio Fabri, fu ingegnere del Real Corpo delle Miniere, conobbe Felice Giordano quando lavorava per la società Monteponi in Sardegna e su proposta di Giordano si specializzò presso l’Ecole des Mines a Parigi. Nel 1867, sostituì come Ingegnere Capo a Firenze, Felice Giordano che si trovava ad organizzare l’Esposizione Universale Italiana a Parigi. Nel 1877 fu chiamato a dirigere, dopo quello di Roma, il Distretto Minerario di Firenze. E’ autore di saggi sui giacimenti minerari elbani, tra i quali si ricordano Cenni sulle miniere di ferro dell’isola d’Elba (1881) e Relazione sulle miniere di ferro dell’isola d’Elba (1887).

Luigi Trevellini fu un ingegnere delle Ferrovie Meridionali, mentre Francesco Grispigni fu un professore di Fisica, quest’ultimo, per brevissimo tempo divenne anche Sindaco di Roma.

Il Professor Grispigni assieme all’Ing. Trevellini, diressero e pubblicarono l’annuario scientifico ed industriale. L’Avv. Giuseppe B. Robbo, tra i soci fondatori della sede di Torino nel 1863, era un banchiere e si sposterà a Firenze per motivi di lavoro fino al 1872, quando si trasferirà alla Sede del Club di Varallo.

Il 17 dicembre 1868, il Direttivo del Club centrale, approverà il progetto per la realizzazione della Sede di Firenze (vd. Boll. C.A.I. n° 55 1868 pag.15). In relazione alle proposte che erano pervenute da Firenze attraverso la Commissione nominata durante l’adunanza del 1°luglio 1868, la Direzione Centrale del Club, accordò a favore della succursale, la quota definita “di buon ingresso”, cioè una quota fissa di iscrizione di pari entità di quella annuale, ed i 2/3 della quota sociale annuale. Il Presidente generale, Bartolomeo Gastaldi, esprimerà tuttavia contrarietà nella suddivisione del Club in

“Sezioni o Circoli” completamente indipendenti poiché in quel momento la compagine sociale non lo poteva permettere. Il riconoscimento dell’autonomia locale amministrativa della Sede, è tuttavia la prima rivoluzione nella struttura del Club, il primo segno della futura suddivisione autonoma in Sezioni.

Con la seconda adunanza a Firenze del 12 gennaio 1869, gli intervenuti prenderanno atto delle decisioni della Sede Centrale e su proposta di Quintino Sella di considerarsi costituiti di fatto in Sede Fiorentina (Boll. C.A.I. n°13 del 1868 pag. 218). Nella medesima riunione appare per la prima volta nella storia del Club Alpino di Firenze, la figura di Richard Henry Budden.

Budden, fu uno dei pionieri dell’alpinismo denominato per la sua costante azione di promozione del Club,

“Apostolo dell’alpinismo”. Londinese di nascita, come altri suoi concittadini, conobbe le Alpi della Val d’Aosta e Courmayeur che divenne la sede principale per le ascensioni. Nel suo tentativo di migliorare le condizioni del soggiorno nel villaggio di Courmayeur ed offrendo per lo scopo un suo contributo economico (e non sarà l’unica volta in cui proporrà un suo contributo per iniziative o premi), conoscerà Rimini e Gastaldi che accogliendo con entusiasmo la sua proposta, lo faranno iscrivere al Club. Da allora inizierà una lunga collaborazione alle attività del Club che diverrà la sua famiglia e durerà per tutta a sua vita.

Con la nascita della succursale del Club a Firenze, sarà tra i primi iniziatori attivi e socio perpetuo, diventando Presidente dal 1874 per ben 21 anni. Quel 12 gennaio 1869, durante la riunione, saranno delegati i soci: Cocchi, Budden e Giordano, di redigere uno “statuto” per la Sede di Firenze in accordo con quello Centrale e con l’Amministrazione di Torino. Budden si recherà a Torino all’Assemblea Generale l’11 febbraio 1869, riportando l’approvazione di massima dello Statuto oltre all’espresso desiderio, da parte del Presidente Gastaldi e del gruppo Direttivo, di concludere le trattative per stabilire definitivamente la Sede a Firenze.

L’Adunanza Generale dei Soci del Club della Sede di Firenze, si tenne la sera del 15 febbraio 1869 alle ore 20,00, nei locali gentilmente offerti dalla Società Geografica Italiana, presso la sede del Ministero della Pubblica Istruzione al piano terreno in Piazza San Firenze. Gli intervenuti furono 24 tra i quali erano presenti il primo Presidente della Società Geografica Italiana l’Avvocato Cristoforo Negri ed il Segretario Generale della stessa il Marchese Orazio Antinori. La presenza di questi ultimi era richiesta per discutere su una possibile unione tra le due Società caldeggiata da Quintino Sella. Tra i presenti molti di loro intendevano iscriversi alla Sede di Firenze.

Come previsto dal nuovo Statuto, si svolgeranno le votazioni[2]   che vedono eletto a Presidente il Prof. Igino Cocchi, a Vice Presidente  Richard Henry Budden ed a segretario Giovan Battista Rimini. Per la scelta del cassiere si lascia alla Direzione la facoltà di decidere in un secondo momento, in quanto qualora le due società (Club Alpino e Società Geografica) dovessero costituirsi in una unica federazione si opterebbe per nominare lo stesso cassiere della Società Geografica Italiana.  La riunione avrà termine alle ore 23,00. Tra i presenti vale la pena ricordare Ubaldino Peruzzi, uomo politico, Ministro dei Lavori Pubblici e degli Interni che fu anche sindaco di Firenze nel periodo della capitale. Peruzzi era laureato in Giurisprudenza ed aveva anche il diploma in ingegneria delle miniere conseguito a Parigi. Nel Club appare tra i fondatori a Torino assieme ai fratelli Ricasoli con i quali era legato da rapporti di parentela. Sarà grazie a lui che la Sede di Firenze dal 1873 troverà una sua duratura collocazione in due sale del Palazzo Feroni (ex Spini), in via Tornabuoni. Il palazzo, infatti, dopo lo spostamento della capitale a Roma, fu lasciato libero dagli uffici del Comune di Firenze che si trasferivano in Palazzo Vecchio. Nel medesimo palazzo sempre il Peruzzi presiedeva il Circolo Filologico con il quale il Club Alpino ha avuto sempre ottimi rapporti di reciproco scambio di aiuto e diversi soci in comune. Sempre tra i presenti vi era Lamberto Demarchi, anche lui Ingegnere delle Miniere ed anche lui inviato a completare la specializzazione degli studi minerari a Parigi ed a Liegi. La sua attività nel Club fiorentino si interrompe nel 1871 anno in cui fu inviato in Sicilia come direttore della Scuola mineraria di Caltanissetta. Tommaso Agudio era un ingegnere e politico eletto alla Camera; fu un geniale progettista e costruttore di ferrovie e di funicolari tra le quali quella di Superga a Torino.

Emilio Bechi, era un prof. di Chimica al Politecnico di Firenze, sarà accademico georgofilo e Preside dell’Istituto Tecnico Agrario di Firenze, si occuperà anche di aspetti di chimica mineraria. Esiste poi una serie di nuovi soci provenienti dall’ambiente militare tra cui: Pompeo Bariola, milanese di nascita che frequentò l’accademia militare diventando comandante di Corpo d’Armata. Fu anche senatore del Regno.

Il Conte Enrico Lorenzo Avet che nacque a Chambery e frequentò l’accademia militare di Torino. Si laureò in giurisprudenza e la sua carriera militare lo portò al grado di Maggior Generale. Il generale Ernesto Guidotti e Luigi Battizzocco, capitano del Genio addetto al Comando dello Stato Maggiore in Firenze. Ezio Camillo Giorgio De Vecchi, era Colonnello Brigadiere, Segretario Generale al Ministero della Guerra a Firenze al momento della sua iscrizione al Club; in seguito diviene Tenente Generale (1877). Sarà anche lui un Senatore del Regno. De Vecchi era un appassionato di studi geologici (aveva studiato a Pisa con il Prof. Leopoldo Pilla), collaborò in Sardegna con Alfonso La Marmora per il rilievo geologico dell’isola e fu Direttore dell’Istituto Topografico Militare. Lorenzo Sevez fu il revisore della corrispondenza al Ministero degli Esteri e Caranti Biagio, piemontese, laureato in giurisprudenza a Torino, seguì la carriera politica diventando deputato nel 1874. Il dott. Filippo Schwarzenberg era un possidente, finanziere tedesco che aveva acquistato nei primi anni del 1870 diritti di escavazione minerari nella zona dell’Amiata (miniere di cinabro presso Abbadia San Salvatore).

Nei documenti della Sezione del Club di Firenze, non troviamo più alcun accenno circa la proposta di federazione con la Società Geografica che pochi anni più tardi, nel 1873, fu trasferita a Roma. Il direttivo del Club fiorentino scelse come cassiere, un ricco commerciante Giuseppe Peyron.

Giuseppe Peyron era uno dei tanti piemontesi che arrivarono con la capitale nel 1865 a Firenze, seguendo la corte Sabauda per commerciare tappezzerie e tessuti vari. Facoltoso commerciante e di famiglia banchieri, Giuseppe acquistò palazzo Mondragone in via dè Banchi, sistemando il negozio al pianterreno sul lato di via Panzani, nella loggia del retrostante palazzo. Successivamente acquistò un palazzo in piazza Indipendenza al n°18 dove si trasferì per risiedere con la famiglia. Rimarrà il cassiere della Sezione fiorentina fino ai primi anni ’80 dell’800.

Nello stesso giorno in cui il Direttivo del Club a Torino approva la realizzazione della Sede di Firenze (17 dicembre 1868), verrà contemporaneamente approvata anche la realizzazione di un’altra Sede del Club, quella di Agordo. Ad Agordo, già da tempo, si parlava di fondare una società alpinistica che potesse servire da ufficio informazioni per coloro che giunti in zona, volessero affrontare escursioni montane ed anche per promuovere turisticamente il territorio delle Dolomiti bellunesi.

Nell’estate del 1868, una Società Alpina di Agordo sorse autonoma grazie ad un personaggio molto rilevante: l’Ing. Del Regio Corpo delle Miniere Niccolò Pellati, che giunse proprio in quel periodo ad Agordo con l’incarico di dirigere le miniere della valle Imperina. Pellati era amico di Quintino Sella che, venuto a sapere di questa importante e tempestiva opportunità di intenti per la promozione della Montagna, gli propose l’unione al Club di Torino. La Sezione di Agordo e quella di Firenze vengono approvate il 17 dicembre 1868 dalla Direzione del Club di Torino che ne darà successiva comunicazione per lettera. Le proposta che la Sede di Torino approva per l’istituzione delle due Sedi di Firenze e Agordo, ma in seguito per tutte le Sedi che nasceranno, è sostanzialmente quella che il Professor Igino Cocchi aveva esposto durante la prima adunanza del 1° luglio 1868 a Firenze. Una proposta che sarà ulteriormente affinata nella seconda riunione della Sede fiorentina del 12 gennaio 1869 ed in particolare dai soci Cocchi, Budden e Giordano che ebbero l’incarico dall’assemblea stessa di perfezionare la proposta di Statuto in accordo a quello fondamentale del Club; tale Statuto sarà quindi approvato definitivamente dall’Assemblea generale di Torino l’11 febbraio 1869.

l principio di vita propria e di amministrazione autonoma proposto da Firenze è stato quindi senza dubbio il fondamento dell’autonomia sezionale del Club. Le date formali di entrata in funzione delle Sedi di Firenze ed Agordo, sono rispettivamente quelle del 15 febbraio 1869 e del 3 febbraio 1869, nelle quali i soci delle relative Sedi oltre ad approvare definitivamente il loro “statuto” (12 articoli per la Sede di Firenze e 7 articoli per Agordo), vengono attribuite le cariche elettive. I soci della sede di Firenze nel 1869 saranno 88 che per una Sezione lontana dalle Alpi, prima di tante altre città del nord, rappresenta un vero successo. Quello che è certo, comunque, è che se non ci fosse stata una fortissima volontà di esistere, l’attività di questa Sede sarebbe certamente cessata dopo poco tempo.

[1] Erano grosse carrozze che potevano ospitare fino a dodici persone a costi veramente popolari.

[2] I venti elettori esprimeranno le seguenti preferenze: per la Presidenza Igino Cocchi riceverà 9 voti, R.H. Budden 6 voti e F. Giordano 5 voti. Per la Vice presidenza, Quintino Sella riceverà 5 voti, Giordano 5 voti, E. De Vecchi 4 voti, Igino Cocchi 3 voti e R.H. Budden 3 voti (Budden divenne Vice Presid. evidentemente per il fatto che Sella, Giordano e De Vecchi, declineranno l’incarico).

Per Segretario: G. B. Rimini 12 voti, Fabri 7 voti, Demarchi 1 voto (Archivio Storico CAI Firenze)

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