Una gita strepitosa di Giulia Gramegna Marinelli

Finalmente sono sul Libro Aperto. Da tanto tempo volevo arrivarci. L’avevo visto dal monte Gennaio, dal Corno alle Scale e perfino da casa mia a Bivigliano. Siedo e azzanno un panino (il più buono che abbia mai mangiato).
Mi guardo intorno e vedo il Cimone tanto vicino che pare toccarlo, il monte Spigolino, il Corno alle Scale, le Tre Potenze e il paesino dell’Abetone. E’ bellissimo ma che fatica! Ripenso al sonno di questa mattina alle cinque, per me era prima, quando il nonno mi ha svegliato. Fatta colazione, siamo usciti, dalla casa di amici al Conio,un gruppo di case sopra il Melo di Cutigliano e partiti verso i Tauffi dove abbiamo parcheggiato. Avevo tanto freddo era buio, il sole non splendeva ancora in cielo. C’era una sbarra e pensai che si dovesse passare di lì e invece prendemmo un sentierino vicino al bosco.

Camminavo davanti facendo attenzione ai segni del sentiero. Avevo un po’ di paura perché il nonno mi aveva detto che la gita sarebbe stata davvero faticosa. Superata la fonte del Capitano mi apparve un’immensa pianura che terminava dove si alzavano i monti. Arrivammo a delle vasche (vecchie tinozze) e il nonno mi disse che queste servivano agli animali per bere. Iniziammo la ripida salita che ci avrebbe portato al crinale. Piano piano il sole cominciò a salire e il nonno iniziò a brontolare perché stava già sudando. Col sole che picchiava come quello di mezzogiorno cominciarono ad arrivare mosche e tafani, erano fastidiosi! A un certo punto, in un tratto tutto pietroso i segni sparirono e dovemmo arrampicarci aggrappandoci alle rocce e all’erba che il nonno mi spiegò chiamarsi “paleo”. Poi finalmente il crinale, alla Sella del Lancino, da dove si vedeva un panorama fantastico e dove ci fermammo a riposare e fare merenda.

C’era un cippo cilindrico di pietra e chiesi al nonno cosa era. Mi disse che era un segno, posato nel 1789 al tempo del granduca Leopoldo per definire il confine tra la Toscana e lo Stato della Chiesa. Ora fissa il confine tra la Toscana e l’Emilia-Romagna.

Riprendemmo il cammino e su un pendio vidi tante margherite gigantesche: erano meravigliose.

Proseguimmo il cammino lungo il dorsale che in dei punti diventava sempre più sottile con precipizi a destra e a sinistra e dove la mia attenzione fu messa alla prova. Insieme a noi, qui in cima, ci sono alcuni ragazzi ai quali il nonno chiede di scattarci una foto cosa che altrettanto faccio io a loro perché, non avendo la macchina fotografica ma un telefonino touchscreen, il nonno non lo sa adoperare. Agguanto un altro panino mentre il nonno dorme come un ghiro. A un tratto ecco che il nonno si sveglia , si alza e mi dice: “ Su dai è l’ora di andare”; l’avrei ucciso. Un ultimo sguardo e via da questa bellezza. Iniziamo a scendere, io a passo svelto non vedo un sasso, inciampo cado e mi faccio un graffio. Poco dopo perdo l’elastico dei capelli, torno indietro per cercarlo e nello stesso tempo trovo mirtilli e fragole, che bontà!

Alla fine della discesa iniziamo a percorrere una strada nel bosco che non finisce mai ma che ci porta all’Abetone dove il nostro amico ci attende per riportaci a riprendere la nostra auto. Arrivati, il nonno scende mentre io e il nostro amico partiamo per andare a casa, dove aspettiamo a lungo il nonno che non arriva. Cosa è successo? È successo che lo zaino del nonno con le chiavi dell’auto lo abbiamo portato via noi e lui è rimasto ai Tauffi… che risate! Allora il nostro amico ritorna dal nonno con le chiavi e finalmente ci riuniamo tutti al Conio. E’ stata una giornata indimenticabile piena di divertimento e di esperienze nuove passata insieme al nonno.

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