Mount Rushmore National Memorial

di Raimondo Perodi Ginanni

Devo a mia mamma la grande passione, tutt’ora coltivata, che ho avuto fin da piccolo per Alfred Hitchcock; col tempo ho aggiunto l’amore per la montagna. Grazie a questo connubio, mi ha sempre affascinato la penultima scena del film “Intrigo Internazionale” (tit. orig. “North by Northwest), prodotto dalla MGM e presentato a Los Angeles nel 1959, mio anno di nascita, dove i protagonisti Cary Grant ed Eva Marie Saint cercano di sfuggire alle pistolettate dei cattivi correndo sul Monte Rushmore ed aggrappandosi in bilico tra gli enormi volti dei 4 presidenti degli Stati Uniti d’America.

Ma se il film è tra i più sublimi prodotti dell’inventiva del Maestro del Brivido, il Monte Rushmore è proprio vero, sta li, nel grande centro nord degli Stati Uniti d’America, dove lo si può e lo si deve andare a visitare.

Questo monte rappresenta probabilmente il più significativo monumento nazionale degli Stati Uniti, che, inserito nel bellissimo Parco Nazionale delle Black Hills nel South Dakota, attrae ogni anno più di 2,5 milioni di visitatori e mostra l’effige di 4 Presidenti molto amati dal popolo americano perché ne sintetizzano i valori fondanti : George Washington per la nascita, Thomas Jefferson per la crescita, Theodore Rooseveltper lo sviluppo e Abraham Lincoln per la conservazione. Da dove deriva il nome ”Rushmore”? Da un avvocato imprenditore di New York City, Charles Rushmore, che si trovava in quei luoghi con incarichi minerari; costui chiese alle locali autorità perché quella montagna fosse senza nome; fu così che la lacuna venne subito colmata, destinando il cognome di quell’avvocato ad imperitura memoria.
L’enorme scultura si deve invece all’intraprendenza di Doane Robinson, uno storico a cui fu chiesto di pensare a come poter accrescere il potenziale turistico della zona per sfruttare le bellezze naturalistiche delle Black Hills; siccome non amava né banalità né semplicità, Robinson ritenne di dover rappresentare nel miglior modo possibile lo spirito patriottico americano erigendo un vero simbolo della storia americana. Per questo progetto e la conduzione dei lavori fu assunto un patriottico architetto scultore, Gutzon Borglum, di origini danesi, al quale fu data carta bianca.
Lo scultore ricercò una superficie abbastanza forte da scolpire, una montagna abbastanza grande da contenere più figure e una parete soleggiata. Il Monte Rushmore si rivelò perfetto; inoltre poiché quel monte era già inserito nell’area del parco delle Black Hills, sarebbe stato facile far divenire quell’opera un vero e proprio monumento nazionale. Ci vollero 14 anni di lavori, dal 1927 al 1941; furono impiegati circa 400 operai che si trovarono a perforare, levigare, far saltare con la dinamite quel granito che prese pure a sfaldarsi; perciò la grande scultura fu orientata diversamente e subì pure una parziale riduzione delle dimensioni (alla fine comunque rilevanti: metri 56 in larghezza per 18 in altezza), anche per contenere i costi. Fu così che risultarono scolpiti compiutamente solo i volti dei presidenti, mentre i busti rimasero abbozzati. Tra le maestranze primeggiò il mastro carpentiere, Luigi Del Bianco, un italiano originario di Pordenone, naturalizzato statunitense, che valeva, secondo il suo superiore, “quanto tre uomini che si possono trovare qui in America”; a costui furono tributati molti onori, anche se soprattutto postumi; a lui si devono, in particolare, i tratti più dettagliati del viso dei 4 presidenti.

Durante le lavorazioni gli operai venivano sollevati, abbassati e sospesi tramite un cavo d’acciaio, alla fine del quale c’era una imbragatura, simile a quella usata nei cantieri navali per le lavorazioni agli scafi. Una cintura di pelle legata alla vita servire a garantire loro una maggiore sicurezza; non si registrarono vittime. Per trasferire le dimensioni del viso dai modelli di Borglum alla montagna – la profondità degli occhi o la posizione del naso – si usava la vernice rossa. Due centimetri e mezzo sul modello equivalevano a 30 centimetri sulla roccia. Ancora oggi ci sono tracce di rosso sotto le narici del presidente Lincoln, cosa che suscitò in Hitchcock l’umoristica idea di filmarvi li accanto Cary Grant che avrebbe starnutito! Ma il regista subì lo smacco dal Governo americano che non autorizzò quella ripresa per evitare la “lesa maestà”.
In corso d’opera i lavoratori creavano dei fori nel granito, dai quali partivano i detonatori: circa il 90 per cento dell’opera è stata realizzata grazie alla gelatina di dinamite; in questo modo si arrivava a circa 8-13 centimetri dal dettaglio finale dei volti. Per definire gli ultimi centimetri venne applicato il metodo a “nido d’ape”: con il martello pneumatico venivano eseguiti molti fori contigui, profondi pochi centimetri, creando così una struttura a nido d’ape, poi sgrossata dai cesellatori ed infine rifinita e livellata dagli intagliatori.

ll progettista Gutzon Borglum non vide la fine dei lavori, morì infatti sei mesi prima; ma il traguardo fu raggiunto da suo figlio, che non a caso fu chiamato Lincoln. 

confronto misure

Infine alcune curiosità: Hall of Records (chiusa al pubblico): nascosta sul retro del volto del presidente Lincoln, l’architetto Borglum realizzò una sorta di cripta aperta in orizzontale con all’interno una cassa in marmo dove si conservano i documenti fondativi degli Stati Uniti, a conferma che questo luogo è un vero e proprio Santuario della Democrazia.
Il quinto volto: in omaggio ai celeberrimi cameo dove il regista britannico appariva nelle sue opere, tra i manifesti pubblicitari del film Intrigo Internazionale, il buon Alfred Hitchcock, per passare alla “storia” ne ottenne uno dalla MGM sul quale compare il suo volto scolpito sulla montagna alla destra dei 4 presidenti. Il lato canadese: sebbene il confine col Canada disti più di 400 miglia, l’humor britannico non ha risparmiato la propria indole, per cui ecco il lato B della grande scultura!

Foto NPS-Archivio National Park Service. US Gov.

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