Vieni zia!!!

di Carlo Barbolini

La storia inizia i primi di gennaio del 2018. Viste le condizioni favorevoli di neve e ghiaccio in Apuane, con Claudia pensavo di andare a fare qualcosa ma già nei giorni precedenti l’uscita, aveva cominciato a stressarmi con la richiesta di portare anche Stefano Ciarli. Ma chi è il Ciarli?…

Carlo in vetta con la cresta nella nebbia (foto Claudia Baldini)

…Si tratta di un mito, socio della sezione nonché un tipo, diciamo, un po’ particolare. Scialpinista? Un po’, skipper? Chi lo sa, alpinista? No, divertente? Sicuramente ma a piccole dosi.

Streching alla partenza

Si potrebbe scrivere un libro sui suoi aneddoti e questa storia è solo uno degli ultimi. Per alcuni giorni ho resistito alla richiesta di portarlo ma alla fine ho ceduto sapendo già che, se non subito, i problemi sarebbero sicuramente arrivati. Ma tanto per non essere da solo a gestire il tutto coinvolgo l’inconsapevole Matteo (Carlo Matteucci amico e compagno di lunga data) nascondendogli il nome del quarto componente del gruppo. Sabato 13 gennaio 2018 ore 5,00. Dopo aver dormito da noi, passiamo a prendere Matteo a Poggio a Caiano ed è lì che scopre il quarto componente del gruppo. Matteo l’aveva già conosciuto nel 2009 durante il corso di roccia che il Ciarli aveva  frequentato  e  non nasconde la sua sorpresa  ma  Matteo  è un  “tipo”  e  non  si fa  troppi  problemi per la cosa anche se dovrà fare il primo di cordata proprio a lui. Durante  il  viaggio decidiamo che cosa  andare  a fare: Pania della Croce? Est della Pania  Secca?  Alla fine decidiamo per la nord del Pisanino per la via Zappelli. Si tratta di una salita tecnicamente non difficile anche se non va presa alla leggera vista la lunghezza, 1000 m esatti dalla macchina alla cima, e che comunque necessita di una buona tecnica individuale.

Claudia fuori dal bosco

Alle sette circa arriviamo a Prati Pianellaccio dove incontriamo casualmente una cordata di tre persone, due Pisani e un valtellinese con la nostra stessa meta anche se per itinerario diverso. Nella preparazione del materiale non possiamo fare a meno di notare l’attrezzatura approssimativa del Ciarli soprattutto per quanto riguarda scarponi e ramponi e aveva invece il moderno sistema di doppia fettuccia per non perdere le piccozze, senza però avere le piccozze…. le avevamo comunque portate in più per lui. Iniziamo a salire nel bosco dove a pochi minuti dal parcheggio inizia la neve, tempo bello, condizioni buone, neve dura e freddo giusto. Arrivati alla fine del bosco si vede finalmente tutta la parete che dobbiamo salire: panico!!

Fatte le prime due lunghezze di corda e una parte più facile di conserva, arriviamo alla base della parete vera e propria, dove inizia il “teatrino” del Ciarli: già al secondo tiro confessa a Claudia che per lui potrebbe anche bastare…e non si capisce se ciò è dovuto a qualche folata di nebbia che sta salendo, alle infamate e offese che sta ricevendo a raffica da me e Matteo o al degrado fisico e morale.. “VIENI ZIA!!” come lo chiama Matteo. Si prosegue comunque e le ore passano inesorabili non concedendo alcuna sosta al Ciarli e a Claudia né per mangiare né per bere. Al volo il Ciarli offre alla Claudia una barretta energetica scaduta da chissà quanto: immediatamente sputata. “NON PESTARE LA CORDA ZIA!!” Le scene che con Matteo vedo dall’alto durante la progressione sono quelle di Stefano che sale con la fatica ed il terrore stampati nello sguardo con Claudia dietro che si piega in due dal ridere. La vetta si avvicina  ma anche il tramonto non è lontano. Arriviamo in vetta alle 5 della sera, ed il sole sta scendendo sul mare. Pochi minuti dopo arriva in vetta anche l’altra cordata. Lo spettacolo è affascinante a 360° e per pochi secondi vediamo verso la Garfagnana lo  Spettro  di  Broken che   io   non   avevo mai visto prima. Da  brividi,  sembra qualcosa  di  soprannaturale.

“GUARDATI  INTORNO  ZIA!!  GUARDA CHE MERAVIGLIA ZIA!!”

La cresta della vetta (foto: Francesca Celandroni)

Preso dal pensiero e dal terrore della discesa il Ciarli non distoglie lo sguardo dai suoi piedi e ripete in modo ossessivo: “ Da dove si scende? Da dove si scende? Da dove si scende?”
Devo ammettere che la cosa un po’ preoccupa anche me, non tanto per l’itinerario che conosco, ma per la lunghezza e la difficoltà. Per la discesa c’è da affrontare ca. 60/70 m di cresta verso est che sembra più difficile a vedersi che a farsi per poi affrontare un canale rivolto a Nord all’inizio piuttosto ripido. Cresta a forza di spinte ed arriviamo all’inizio del canale e dobbiamo accendere le frontali. Nel primo tratto ripido caliamo Stefano poi si prosegue “telecomandandolo” nella progressione in discesa fino ad un salto dove approntiamo una calata per giungere, finalmente, sul facile tratto mediano che va tutto percorso in diagonale verso sin (orografica).

Ultima difficoltà: siamo sopra un salto di rocce ma nel buio non si capisce quanto sia alto. Comunque decidiamo di fare sosta a degli alberini. Calo Claudia e contemporaneamente anche i pisani e c. fanno una corda doppia. Poi tocca al Ciarli essere calato e dopo un po’ che è sparito alla nostra vista sentiamo un grido “Liberaa!” e quindi smontiamo il freno e cominciamo a preparare la nostra corda doppia. Passano pochi secondi ed un coro da basso grida: “recuperaaa!!!”. Con Matteo ci rendiamo conto che il Ciarli non è ancora arrivato in basso ed è ancora attaccato alla corda per cui recuperiamo più velocemente possibile e lo rimettiamo in tiro calandolo poi fino in fondo. Che cos’era successo? Versione dal basso: Stefano a 10/15 mt dal fondo si è fermato su un piccolo gradino, non si sa chi ha gridato a noi “libera!” e vista la corda che si mollava ha cominciato a gridare:  AIUTO!!,

AIUTO!!, MI HA MOLLATO!!!, MA PERLRLCHE’ MI HA MOLLATO!!

In pochi secondi, che a lui saranno sembrate ore, lo rimettiamo in tiro e finiamo di calarlo senza ulteriori problemi. Una volta scesi anche noi, e dopo varie discussioni sull’accaduto, tutti insieme scendiamo nel bosco senza sentiero alla luce delle frontali e con un’altra ora arriviamo alle auto. Salutiamo i Pisani e c.. Beh, anche questa è andata. Ultima scena della giornata: ci siamo fermati in un locale in Garfagnana a mangiare qualcosa e alla fine la cameriera ha chiesto se volevamo un dolce. Solo il Ciarli ha chiesto che cosa c’era ma ha cambiato idea e non voleva più niente. La ragazza ha sentenziato: “Lei signor Ciarli, secondo me, avrebbe bisogno di un letto con un bel piumone”. Risata generale e fine della giornata…

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