“A spasso per i monti” di Carlo Marinelli

Annuario 2009

Mi è capitato varie volte che dei giovani, ma anche persone adulte, si siano rivolti a me dicendo:, “ sai, domani andiamo in montagna, vogliamo raggiungere…., sapresti indicarci il percorso che dobbiamo seguire?”,

Il Monte Cimone dalla sella del Monte Lancino

Conoscendoli, sapevo benissimo che non avevano mai avuto esperienze del genere e non riuscivo a capire quale impulso avesse fatto loro scattare questo strano entusiasmo. Forse, l’idea di passare una giornata “diversa” con una piacevole compagnia o il racconto di qualche amico li aveva spinti a gettarsi in questa nuova “avventura”. Mi sono così trovato in una situazione in cui tutto ciò che cercavo di dire era inutile. Inutile il cercare di spiegare che l’ambiente scelto non si addiceva loro, tanto più andando da soli senza la presenza di una persona con adeguata preparazione; inutile, data la loro “eccitazione”, il cercare di dare qualche veloce consiglio attingendo a quelle regole che per noi del Club Alpino Italiano sono l’A, B, C dell’andare in montagna.

L’andar per i monti è, per noi appassionati, un’attività che  avvolge,  coinvolge e  lascia affascinati dalla tanta bellezza che la natura offre. Naturalmente per godere pienamente di una qualsiasi “avventura” in questo ambiente occorre tenere sempre presente due fondamentali “regole”: prudenza e tanta umiltà. Prudenza, come il documentarsi dettagliatamente sull’itinerario scelto, il vestirsi con un adeguato e corretto abbigliamento, il non andare mai da soli e lasciare sempre detto la meta della gita ed il percorso che si intende seguire; umiltà come non esagerare, come essere giudici severi delle nostre possibilità ed avere il coraggio di rinunciare in ogni momento a qualsiasi attività, se vari fattori come stanchezza o tempo atmosferico dovessero dare segnali d’allarme. Sono queste “banali” ma fondamentali regole che dovrebbero essere patrimonio di ogni appassionato di montagna, sia questi un escursionista sia un alpinista. Attenersi a queste sagge norme consente di godere appieno la gioia della gita, allontanando il pericolo di spiacevoli esperienze che a volte possono diventare fatali.

Panoramica dalla cresta

Ma trasgredire è “bello”. La trasgressione fa parte della natura umana ed a volte ci spinge ad ignorare regole delle quali siamo convinti sostenitori. La trasgressione eccita, stimola “un’avventura” che ti porta ad essere solo in mezzo alla natura, a sentirti parte di essa e nello stesso tempo ti costringe a responsabilizzarti al massimo. L’essere solo in questa immensità ti permette d’ispezionare il proprio “Io” e rivedere la tua vita. La solitudine ed il silenzio ti fanno riaffiorare il passato e fare propositi per il futuro. Non ultimo ti permettono di godere pienamente delle bellezze che ti circondano:

Se tu ritorni per quel sentiero
cerca fra i sassi il mio passaggio.
Anche le pietre hanno memoria
quando ti siedi per riposar.
( Se tu ritorni   di A. Buggiani )

Come dice questo poetico canto,  a chi percorre in solitudine  sentieri montani,  capita spesso d’incontrare  dei “segnali”, come  ruscelli,  massi, alberi ombrosi in mezzo ad una distesa assolata o deliziosi angolini che solo la natura sa creare; “Segnali”che fanno riaffiorare ricordi, storie e fatti del passato, che  ti fanno ripensare a persone con le quali hai percorso, in altri tempi, lo stesso sentiero; “Segnali” che riportano alla mente  momenti belli, ed anche tristi; “Segnali” che magari, con una simpatica  ed allegra compagnia, passerebbero inosservati e non porterebbero alla mente  tanti ricordi. E’ ancora molto buio quando fermo la macchina in prossimità della fattoria “ I Tauffi”. Intorno un  profondo silenzio interrotto dal frusciare del vento tra gli alberi e da un lontano gracchiare di qualche uccello notturno. Tra le cime degli alberi, alta nel cielo, la luna. Mi incammino lentamente, e mentre pongo molta attenzione a dove mettere i piedi, la  mente viene presa  d’assalto dai miei soliti pensieri. I primi passi sono i più duri ed il fiatone si fa sentire. Tutto ciò che mi frulla per la mente e l’attenzione che pongo nel camminare ( è ancora buio come ho detto)  fanno si che senza nemmeno accorgermene supero un abbeveratoio e subito dopo  sono alla Fonte del Capitano. Mentre un po’ di luce comincia ad illuminare le più alte cime dei monti riprendo il cammino, supero qualche dislivello, dei  rigagnoli che nascono sotto la cima Tauffi e d’improvviso, quasi per magia, come dice un poetico e bellissimo canto

“ Se slarga i pra’ nel cielo…”
( Rifugio bianco di B. De Marzi )

Sulla cima del Libro Aperto

Si apre davanti ai miei occhi una visione che affascina e che ti lascia senza fiato. M’appare un’immensità che mi fa sentire piccolo piccolo davanti a tanta grandezza. Davanti a me  si allarga  un vastissimo pascolo verde delimitato da una catena di montagne che vanno dal Libro Aperto fino ai Balzoni, per poi proseguire fino al Corno alle Scale. Impossibile rimanere indifferenti, i pensieri che mi sono portato fin qui spariscono come per incanto, sono al settimo cielo, riesco solo a balbettare “che bellezza”! Sono più di sessant’anni che giro per i monti sia come escursionista sia come alpinista, ma tutte le volte che mi trovo davanti a certi spettacoli della natura, anche se visti centinaia di volte, mi emoziono e mi commuovo. Anche altri hanno assaporato questa mia emozione; ecco come la esterna  Lilla Lipparini nella sua guida “Cutigliano e i suoi dintorni del 1961  : “….eccoci di fronte a uno spettacolo incomparabile: l’Alpe è lì,davanti a noi,in tutta la sua selvaggia solitudine. Non ci sono più case,solo il rudere inverdolito (ora sparito) di muschio di una capanna affogata nella grande solitudine del pianoro sotto il monte Lancino. Sola manifestazione di vita è il grido sincopato dei falchi che roteano con un movimento lento e regolare al cocuzzolo del monte che è faticosamente raggiunto per una ripida pietraia del tutto priva di sentiero”. Supero alcuni “improvvisati” abbeveratoi ed inizio la dura salita che mi porterà sul  crinale alla Sella di monte Lancino. Salgo per questo ripidissimo sentiero e via via che guadagno quota la cresta si abbassa e l’orizzonte si  allarga fino a quando, calpestando il crinale, mi si  apre davanti agli occhi un altro spettacolo: un’immensità di valli ed altri monti che degradano  lentamente fino ad arrivare all’Adriatico. Poso il sacco,mi siedo ad ammirare questo panorama, poi complice il sole che mi scalda, mi sdraio per un po’ di  riposo. Stimolata da tanta bellezza e dall’emozione di  tale spettacolo parlo, anche se non c’è nessuno, parlo e dico:

Disteso me ne sto su questa cresta
con gli occhi chiusi, rivolti verso il sole,
penso al mio mondo, a quello che mi resta:
non trovo la risposta alle parole

che m’escon dalla bocca, come vicino
ci fosse qualchedun con cui parlare,
qualcun che avesse, per poter divino,
la soluzione pronta, e così cambiare

questa mia triste, ingrata situazione
che mi tormenta e che mi fa sentire
fuori dal mondo, pien di confusione,
senza uno scopo e senza più avvenire.

Il vento che passar oltre pretende
mi porta un suono: cadono i pensieri,
l’orecchio mio, veloce or s’attende
e l’occhio fugge giù per i sentieri.

Un altro suono fa lo sguardo alzare
un falco sta cullandosi nel vento;
torno sdraiato, torno a ripensare
ritorno al mio futuro e mi spavento.

(Sul crinale  di C. Marinelli  1993)

L’immenso silenzio e le bellezze che mi circondano mi rendono ozioso, non vorrei più alzarmi. Mi faccio violenza, rimetto il sacco in spalla e riprendo il cammino. Su a sinistra. Da qui la cresta prende un andamento or dolce or frastagliato, lo sguardo verso il monte sempre tende fin quando la sua cima ho guadagnato.

I monti che accarezzon l’orizzonte
seduto sulla cima sto guardando;
alcuni son di gran ricordi fonte:
fantastico di stare arrampicando.

(da Sul Libro Aperto   di C. Marinelli  1996)

Ho  guadagnato la cima, sono sul Libro Aperto col cuore pieno di gioia: verrebbe voglia di mettersi ad urlare. Sono solo in questa immensità, non c’è anima viva, nemmeno in lontananza.

Dopo una frugale colazione mi siedo ad ammirare gli sconfinati orizzonti e divento nuovamente “poeta”

Seduto me ne sto su questa vetta
lucente gia quando ancor al basso
al cammin m’apprestavo in gran fretta;
guardo la strada fatta, passo, passo.

Strida d’uccelli rompono la pace
Sfreccian vicini scendon nella valle,
passati lor tutto intorno tace.
Poggio ad un masso testa e spalle.

Or nel gran silenzio m’abbandono,
Sogno, ripenso, forse m’addormento
finché lieve giunge un suono:
gitanti che salgon a passo lento:

Sacco in spalla, l’ora è di andare;
scendo la china, ma con gran lentezza,
non c’è nessuno giù ad aspettare.
Le spalle portan solo gran tristezza.

Sacco in spalla, lascio la cima e lentamente m’incammino per tornare alla macchina. Prima di inoltrarmi nuovamente nel bosco,  in prossimità  della Fonte del Capitano, ho la sensazione di essere osservato. Mi guardo attorno ma non  c’è  alcuna presenza né di persone né di animali; la sensazione però rimane. Guardo nuovamente, osservo con attenzione l’immenso prato, dove il paleo ondeggia al vento, percorro con gli occhi i vari sentieri che salgono alla cresta, ma niente: ci sono

solo le montagne che ho ammirato nel salire. La strana sensazione permane, anzi si fa più intensa. Mi fermo e:

Mi volto, mi state ancor guardando;
fermo l’andare per voi rimirare
ancora una volta, e salutando
prometto al più presto di tornare.

Or me ne vado con la pace in core,
con l’animo pien di serenità
che m’avete donato in queste ore
passate fra voi con gran felicità.

La mia “ avventura” è finita. Le emozioni che questi monti mi hanno dato resteranno chiuse dentro di me fino alla prossima gita quando altri spettacoli della natura  faranno fermare il mio passo per ammirarli ed esclamare: “ che bellezza”!

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