“Cronache alpine … in quel di Vinca” di Roberto Smarrini

Gennaio 2006

E’ ormai diventata consuetudine che l’uscita autunnale in quel di Vinca sia caratterizzata dal maltempo. Già da qualche anno neve o nubifragi ci accompagnano, riuscendo talvolta a smorzare le nostre velleità o addirittura modificarle completamente. Ma non tutto il male vien per nuocere…
E così arriviamo alla nostra confortevole ed accogliente ex scuola del paese, adesso trasformato sapientemente dalla locale sezione di Legambiente in un importante posto tappa, meta apprezzata dai ragazzi che frequentano i campi estivi e corsi ambientali. Scelte le brande per la notte, tra una battuta e l’altra allegramente ci accingiamo velocemente ai preparativi per la consueta escursione da veri temerari, sotto un cielo plumbeo e poco raccomandabile.

Camminare attraverso le antiche viuzze di Vinca dona davvero una piacevole sensazione. Qui sembra che il tempo si sia fermato da un pezzo, e solo adesso è scandito dal rumore sordo dei nostri passi sul selciato. Anche se molte delle case presenti sono oramai disabitate o chiuse in attesa della villeggiatura, portano inevitabilmente i pensieri ai suoi antichi abitanti e alla dura vita di montagna, lontana ormai anni luce da quella attuale. Soffermandoci nei pressi di un’abitazione, dove un anziano scultore è intento a dare vita ad un pezzo di legno di castagno, ammiriamo la semplicità delle gesta delle sue robuste mani segnate dal tempo, e dei suoi capolavori sparsi qua e là. Prima di lasciare il paese, l’ultima sosta non poteva che avvenire nel piccolo negozio di alimentari, pronto a soddisfare a suon di panini e focacce ripiene i nostri zaini.

Nel bosco salutiamo i parte-cipanti di un corso micologico e ciò ci rincuora per non essere gli unici “strulli” sotto l’acqua. Quando arriviamo finalmente alla Capanna Garnerone sotto una pioggia incessante, ap-profittiamo con piacere della sua apertura da parte di alcuni ragazzi che avevano program-mato di pernottarvi. Consumati i viveri salutiamo e c’incam-miniamo per fare ritorno a Vinca. Ancora assuefatti dal calore della stufa, anche se momentaneamente ha smesso di piovere, il freddo ed il vento ci attanagliano da subito. Nemmeno la soddisfazione della vista del paesaggio ci è donata, visto che la fitta nebbia preclude ogni tentativo di osservare anche il più piccolo scorcio della vallata sotto di noi. Per continuare la saga degli “strulli”, io ed il “Pima” decidiamo di abbandonare il gruppo  e dirigersi agli attacchi delle vie con guida alla mano, per trovare e memorizzare le partenze e farci un’idea della situazione.

Individuato come punto di riferimento l’attacco della “via degli Allievi”, proseguiamo lungo la base della parete alla ricerca, nei brevi scorci di visibilità, degli attacchi delle vie sulle torri Torracca, Cartuccia e Biforca che ci sovrastano, mete principali dei nostri programmi per l’indomani, sempre beninteso che il tempo ne voglia. Tra un susseguirsi di infiniti saliscendi, affacciandosi da terrazzini, cengette e quinte rocciose infine decidiamo di fare ritorno anche noi.  Percorriamo il sentiero fin sotto Foce di Giovo, accompagnati da violente folate di vento, dove le imprecazioni per i continui rovesciamenti degli ombrelli cadono copiosi come la pioggia. Nei preparativi della cena ognuno svolge dei propri compiti a seconda delle capacità personali, e l’accontentare tutti, poi, infine risulterà più facile di quello che si potrebbe ipotizzare. La serata trascorre tra battute, barzellette e racconti personali dei “veterani” su montagne e scalate. E’ piacevole assistere a quanta attenzione viene posta a queste narrazioni; è come se per incanto ci ritrovassimo parte di una famiglia di molti anni fa, quando, attorno al fuoco domestico si parlava e si fantasticava. In fondo il succo dei ritrovi è anche questo.

Al di là dell’attività alpi-nistica o escursionistica che si voglia, lo spirito di ami-cizia, di allegria, di socialità e, perché no, di confronto risultano essere alla fine i più significativi. La carenza di comunicatività personale al giorno d’oggi è fin troppo evidente; colpa dei tempi imposti da una società frenetica quale essa è. E’ per questo motivo che dobbiamo ritrovare quei momenti necessari per socializzare, al fine di evitare di chiuderci in noi stessi. Quindi ben vengano queste uscite; e anche se il tempo non sarà dalla nostra poco importa, perché dalla nostra sicuramente avremo un amico.

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