“Eiger e dintorni …” di Paolo Melucci

Annuario 2009

Caro Masoni,

anzitutto lasciami dire che trovo meritoria la tua opera di divulgazione di figure e avvenimenti alpinistici del passato, opera che già da tempo svolgi con costanza sul Bollettino Sezionale. Dico a ragion veduta “divulgazione”, dato che la maggior parte delle informazioni è già ben nota a chi abbia masticato appena un po’ di
Storia dell’Alpinismo ma ciò non toglie alcuna validità alla tua opera..! Per venire all’Eiger – o, meglio, al tentativo di prima ascensione italiana – mi pare di poter aggiungere un paio di note.
Paolo Melucci

Se Corti, già all’epoca del citato tentativo, aveva un curriculum alpinistico di ottimo livello (e non poteva esser che così, visto che fu accolto nel Gruppo dei Ragni e nell’Acca-demico) altrettanto non poteva dirsi del suo sventurato compagno, Longhi: e qui sta a mio parere il primo e più valido motivo di critica.

Da questa che, comunque la si voglia giudicare, resta una “brutta storia”  (purtroppo anche l’alpinismo, come tutte le vicende umane, ne è pieno) si possono però evincere almeno due aspetti positivi: il primo è consistito  nell’azione corale della squadra di soccorso, composta da alpinisti internazionali di primo piano e, soprattutto il secondo, l’eroico e tremendo sforzo di Hellerpart per salvare il Corti, portandolo di peso attaccato al cavo d’acciaio del verricello (Corti che appena recuperato in vetta chiese per prima cosa una sigaretta e,  subito dopo, se la sua ascensione sarebbe stata “riconosciuta”…).
Harrer si è certamente accanito con la penna sul povero Corti ma bisogna riconoscere – come giustamente hai ricordato – che anche i suoi conterranei non sono stati da meno. Il che mi pare onestamente anche peggio.
Dici che Harrer è stato membro delle SS, notizia che non conoscevo: bisogna però storicizzare la vicenda e sapere che l’attività alpinistica quando fu svolta in “regimi” dittatoriali (vedi per tutte quella sovietica) fu inevitabilmente influenzata dalla politica: non per niente l’intera cordata vittoriosa della Nordwand fu ricevuta dal Fuehrer. D’altra parte anche in casa nostra famosi alpinisti s’affrettarono a recarsi a Roma per ricevere dalle mani del Duce le “Medaglie d’oro al Merito Sportivo”, gli stessi alpinisti che poi vantarono postume benemerenze antifasciste e resistenziali…
Concludo per ricordare come la nord dell’Eiger costituisca un’ascensione oltre che estremamente pericolosa per i pericoli oggettivi anche bruttissima per la qualità della roccia: solo chi ha uno spiccato “gusto dell’orrido” può desiderare di realizzarne una ripetizione, comunque non é di estrema difficoltà, secondo i canoni di valutazione universalmente accettati, tant’è che nella cronologia in calce al volume di Harrer troviamo molti “signor Nessuno” insieme ad alpinisti famosi (a parità di condizioni ambientali c’è chi l’ha compiuta in giornata e chi ci ha passato…le ferie!). Persino Bonatti, che ha realizzato alcune delle imprese più significative del dopo-guerra e che quindi aveva ad abundantiam le capacità tecniche per superarla, ci ha messo sopra le mani e s’è affrettato a tornarsene a casa senza spingere troppo in alto il tentativo, il che mi pare la dica lunga sull’appeal  di questa parete.
Cordialmente
Paolo Melucci
P.S.: circa le qualità di Harrer come scrittore ricordo che fu anche autore del bestseller “Sette anni nel Tibet”, da cui fu tratto anche un film di successo…almeno questo riconosciamoglielo!

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