Gennaio 2013
Tra scienza e divertimento, un viaggio nel vuoto presentato dal Gruppo Speleologico Fiorentino del CAI Firenze
La partecipazione del Gruppo Speleologico Fiorentino all’evento nasce da un incredibile errore di stampa sulla locandina preparata per le serate dedicate alla biospeleologia. Nonostante l’impegno indichiamo non il nostro indirizzo di posta elettronica, ma quello di un altro gruppo!
Gli ignari di Geologia Senza Frontiere iniziano così a ricevere posta e molto simpaticamente ci scrivono: “ehi speleo, qui arrivano mail per voi!”. Lo sconcerto è generale, ma ormai non possiamo farci niente. Tra scuse e battute scopriamo che i due gruppi hanno molto in comune e così arriva l’invito all’evento “Geo-Logica”, organizzato oltre che da GSFrontiere, dal Centro di Geotecnologie, dall’Osservatorio Sismologico e dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Arezzo. Noi ci inseriamo con entusiasmo, ci piace che la cultura geologica e la conoscenza del Pianeta Terra inizino a essere divulgate, che si formino le coscienze in questa società spesso troppo poco attenta e poco consapevole, dove sono necessari un dialogo e un linguaggio chiari e comuni che riescano a coinvolgere tutti: dagli studenti, agli amministratori locali, ai politici, ai professionisti. E’ quindi un pubblico ampio quello coinvolto e l’impegno di tutti i partner è riportare l’attenzione alle risorse naturali, al paesaggio sconvolto dall’urbanizzazione senza criterio, ai progetti che sconvolgono senza apportare beneficio, alla cooperazione, alla prevenzione dei rischi, alla gestione delle emergenze, alle fonti alternative senza dimenticare che ognuno di noi può ricoprire, con le sue scelte, un ruolo significativo.
Dopo l’entusiasmo iniziale, dobbiamo iniziare a pensare a un argomento da trattare; arrivano i titoli degli altri relatori, tutti molto specifici e tecnici da lasciarci perplessi. Non che la speleologia sia da meno, ma è necessario trovare qualcosa di accattivante per tutti i partecipanti e noi siamo gli unici a parlare di sottosuolo; poi ci sono ben trenta minuti da riempire: sembrano non finire mai! La scelta, può sembrare banale, cade sulla speleologia e sugli speleologici, scienza sconosciuta e personaggi strani, che suscitano diffidenza e talvolta stupore in chi speleologo non è. Un viaggio nel vuoto per dimostrare che il Pianeta Terra ha anche un sotto, oltre che un sopra. L’epigeo è facile da immaginare, lo abbiamo ogni giorno davanti agli occhi, ma l’ipogeo sfugge come concetto ai più e troppo spesso si crede che fare lo speleologo sia un lavoro, invece che una passione retribuita dal raggiungere obiettivi esplorativi, scientifici e dalla propria soddisfazione. Il pubblico presente in sala è stato preso per mano e, con il supporto di immagini spettacolari e talvolta divertenti, accompagnato in questo mondo sconosciuto. Un breve cenno storico alle frequentazioni e agli utilizzi del sottosuolo dall’uomo primitivo fino a quello moderno, dall’arte rupestre del paleolitico superiore di Lascaux ai luoghi di culto e di sepoltura come i Cappuccini di Palermo o l’ossario delle Fontanelle nel quartiere Sanità a Napoli alle catacombe romane, ai ricoveri per gli animali fino alle discariche e i dati che lasciano tutti perplessi di ‘puliamo il buio 2011’: quasi 26.000 chilogrammi di rifiuti tra urbani, speciali e pericolosi raccolti in aree carsiche del paese.
L’uomo, forse per fortuna, per millenni ha avuto difficoltà oggettive e timore referenziale ad affrontare il buio delle caverne, se è vero che già ne parlavano Platone nel Phaedon studiando lo scorre dell’acqua pluviale, Aristotele nel Meteorologica, Virgilio nell’Eneide dove descrive il viaggio nel regno dei morti di Enea che inizia proprio da una spelonca dall’ingresso pauroso, Dante che pone l’inferno in una gigantesca dolina, soltanto nel ‘400 abbandona il pensiero magico dei luoghi abitati da maghi, dei e mostri per accogliere il pensiero scientifico, basandosi da questo momento su dati certi per studiare i fenomeni e la vita sotterranea, e solo dalla metà del ‘900 ha a disposizione materiale tecnico che permette una progressione più rapida e le grandi spedizioni in Italia e all’estero.
Il viaggio è iniziato da molto vicino, dalle città che nascondono nel proprio sottosuolo, anche in quelli di natura non carsica, migliaia di chilometri di gallerie di acquedotti e fognature, condotte dimenticate, passaggi segreti, fiumi, bunker o cave da estrazione. Sensibilizzare a questa realtà vuol dire prendere atto di un paesaggio inconsueto, in cui lo speleologo ne è protagonista e riesce a portare alla luce schegge di storia altrimenti condannate a essere dimenticate. Dall’archivio fotografico del GSFiorentino abbiamo ripreso le diapositive scattate durante i rilievi nelle cisterne di raccolta dell’acqua piovana di San Miniato e nelle condotte idrauliche che alimentavano le fontane e i giochi d’acqua di Villa Demidoff a Pratolino: speleologia urbana. Da qui ci siamo poi inoltrati nella montagna vuota, in Corchia, sulle Apuane. Le immagini scattate negli anni parlano da sole e spiegano, sfatando tanti pregiudizi, come sono in realtà le grotte. E’ stato come aprire un forziere e l’emozione più forte per chi parlava era vedere tanti occhi attenti, affascinati da stalattiti, aragoniti, eccentriche, pisoliti, fiumi sotterranei, meravigliati dall’enormità di pozzi, saloni e gallerie, occhi perplessi al verde della fluoresceina o al bianco lattiginoso del tinopal, persone curiose delle nostre attività: le esplorazioni, le tecniche d’armo, la disostruzione, i rilievi, la raccolta di tutti quei dati che altrimenti rimarrebbero solo ipotesi, la fotografia e non per ultima la divulgazione.
Un viaggio in luoghi fuori dal tempo, al di là dall’immaginario di un mondo moderno che scorre invece velocissimo, fuori dallo spazio perchè lo speleologo non sale o scende, esplora in ogni direzione. Spazi talvolta così immensi da non riuscire con un colpo d’occhio ad averne una panoramica d’insieme, perchè semplicemente il fascio di luce si perde nel buio. Uno scenario che ad ogni passo, dopo ogni pozzo, ogni roccia cambia. Dove il tempo è rappresentato da quanto ci impiega un sasso a toccare il fondo, e dove l’orologio non segna un momento della giornata, ma è il cordone ombelicale con l’esterno. Un luogo fermo da anni, da secoli, millenni, immutato nella sua bellezza, dove può capitare di essere il primo essere umano a lasciare la propria impronta, dove l’acqua scorre ma è difficile sapere quanto tempo impiegherà ad uscire dalle viscere della terra. Un luogo fatto di buio, dove non esistono le comodità, i cellulari, la televisione, dove cambiano priorità e necessità di ciascuno di noi.
Quella mezz’ora che pareva un tempo enorme da riempire, alla fine ha costretto a tagliare argomenti e a trattarne altri in maniera superficiale e veloce. Nonostante questo, l’applauso finale ha ripagato del lavoro fatto, così come le strette di mano e la promessa di collaborare a progetti futuri. Trenta minuti sono pochi, ma speriamo, che in particolare nei giovani, si sia accesa una nota di curiosità verso questo mondo ancora da finire di esplorare. Forse non siamo riusciti a far sentire l’odore della grotta, i rumori dell’acqua che passa e scorre ovunque, delle masse d’aria che si spostano, la sensazione di scendere un pozzo o la fatica di risalirlo, ma speriamo sia stato un primo passo verso la conoscenza e il rispetto dell’ambiente che ci circonda sotto ogni suo aspetto. Noi da parte nostra continueremo a scendere e a portare con noi chi vorrà seguirci per avere l’opportunità unica di ammirare questi spazi vuoti, a volte stretti, a volte enormi, caldi o freddi, orizzontali o verticali, asciutti o bagnati, ma sempre bellissimi, da dove se ne esce inevitabilmente sporchi, fradici, sudati, stanchi ma comunque soddisfatti.
Ringraziamo gli amici Marco e Chiara di Geologia Senza Frontiere per averci dato la possibilità di uscire fuori da nostri buchi: anche fare divulgazione è speleologia e di tutela dell’ambiente non se ne parlerà mai abbastanza. A presto, perché il viaggio continua, questa volta in grotta, vi aspettiamo!