“Che fatica” di “l’Armando”

Gennaio 2009

Che fatica rinnovar le forze per
adusate stagioni,
stagioni lontane e velocemente presenti,
come gatti randagi alla porta,
come i propri fantasmi.
Che fatica seguire il Piovra
trovar nuova luce nella consueta manovra
come cercar legno intatto fra la cenere
quotidiana.
Che fatica anelar l’opra delle mani
sopra rocce che specchiano
le nostre domande
Che fatica spiegare invano
novembre non è morte
l’alpe non s’è allonatanata
Che fatica arrivare al domani
illudersi ancora nell’alba
indossare maschere di gelso consumato
oramai solo potenti lenti
della nostra volatile essenza.
Che fatica ancora trovar corpo e anima
per chieder se sabato c’è
qualcuno che agli usci dell’avventura,
la sua fantasia, chiuso non ha.
Silenziosamente,
come un addetto alla nostalgia
vi saluto a cavallo della mia utopia.
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