“Val Ridanna – Tra ghiacciai e miniere” di Alfio Ciabatti

Gennaio 2010

La Val Ridanna è situata nelle Alpi Breonie di ponente e si trova poco prima del passo del Brennero dove si diparte da Vipiteno verso ovest per circa 18 Km.

È nella provincia di Bolzano ed è amministrativamente nel comune di Racines che comprende anche le valli di Racines e Fleres. La valle tipicamente glaciale, è molto conosciuta in inverno anche per le sue splendide piste per lo sci di fondo. Non sono presenti impianti di sci da discesa e questo forse la rende più autentica almeno durante la stagione invernale. In primavera ed estate è un’esplosione di colori, nei prati e nei boschi si possono vedere tutte le sfumature del verde punteggiate di fiori gialli. Le case, nel rispetto della tradizione altoatesina, hanno i balconi guarniti di coloratissimi gerani.
Un aspetto particolare della valle è la storia legata alle miniere situate a cavallo tra la val Ridanna e la Val Passiria.  La località –Monteneve 2355mt-, tra la Val Passiria e la Valle di Ridanna, fu la più grande miniera di piombo, zinco e argento del Tirolo. Già dal 1200 si hanno documenti scritti sull’attività estrattiva in  Ridanna le cui miniere resteranno attive fino al 1985.  La più alta miniera d’Europa e forse quella più a lungo produttiva nell’arco alpino è stata oggi

Carrelli in Val Ridanna nei pressi della miniera a Masseria

riadattata e aperta al pubblico. Gli impianti minerari situati all’interno del massiccio montuoso compreso tra la Val Ridanna e l’Alta Val Passiria sono quasi interamente ben conservati e sono stati riaperti recentemente a scopo turistico e percorribili a testimonianza di un passato di immense fatiche per un lavoro umile ma fatto con orgoglio. Nelle gallerie si accede con i caratteristici trenini delle miniere. Una particolarità di questa miniera è stata la rete di trasporto del minerale dall’estrazione alla lavorazione tramite piani inclinati e ferrovie tipo Decauville fino a Vipiteno con una lunghezza complessiva di circa 21Km. (http://www.monteneve.org – http://www.museominiere.it/it/bergbaumuseen/information/index.asp).

La testata della valle è chiusa un imponente bacino glaciale che è il più vasto complesso dell’Alto Adige e che fa da spartiacque con la zona dello Stubai. Il ghiacciaio è oggetto di studio e viene costantemente monitorato dall’Istituto Idrografico della Provincia di Bolzano anche a causa del lento ma inesorabile regresso. (vedi rivista Neve e Valanghe n° 53). Nel versante meridionale fanno da corona una superba serie di vette: Cima del Prete (3453) – Il Capro (3251) – la Croda Nera (3354) – Cima Libera (3419) – Il Pan Di Zucchero (3505). La zona è terreno ideale per lo scialpinismo d’avventura sia per l’isolamento dovuto alla chiusura dei rifugi in inverno, che per la distanza dai centri abitati. I rifugi dove siamo passati fanno parte del percorso dell’itinerario dei “13 rifugi” da Bolzano a Merano.
IL NOSTRO PERCORSO
1° giorno
Salita al Rifugio Vedretta Pendente/Teplitzer Hütte 2586 mt CAI Vipiteno. La partenza della escursione è stata da Masseria 1410 mt. Dal parcheggio, lasciati gli impianti minerari alla nostra sinistra, abbiamo seguito il sentiero n 9 che attraversa prima di inerpicarsi la piana proglaciale di Aglsboden. Il sentiero è senza particolari difficoltà e costeggia il torrente impetuoso in questo periodo per l’acqua di fusione del ghiacciaio e dei nevai.  Con una sosta ristoratrice lungo strada al piccolo e grazioso rifugio Vedretta Piana / Grohmannhütte -CAI Vipiteno 2254mt- accolti da un simpatico quanto teutonico gestore, in circa cinque ore circa abbiamo raggiunto il rifugio Vedretta Pendente -CAI Vipiteno 2586mt-. Una nota di merito per questo bel rifugio oltre che per l’accoglienza ed alla posizione magnifica dominante la val Ridanna, è per l’acqua calda corrente e abbondante, fatto più unico che raro per la quota, dovuta al fatto che la struttura è dotata di un piccolo generatore idroelettrico alimentato dalle acque di fusione della Vedretta Pendente.
2° giorno
Traversata al rifugio Cima Libera/Muellerhuette 3145 mt CAI Bolzano.
Lasciato di buon ora il rifugio, abbiamo percorso il sentiero n° 9 che sale sempre nel lato destro della valle glaciale su un percorso alquanto lavorato e che attraversa nella sua parte finale il ghiacciaio di Malavalle. L’ambiente è di selvaggia bellezza dove il marrone intenso delle rocce inframezzato da  rari ciuffi d’erba con fiori colorati, si staglia nel cielo azzurro e sul ghiacciaio ancora con intense zone innevate creando dei giochi di colore da lasciare inebriati. Una vera estasi di bellezza.
Il sentiero sale tra rocce, cenge e sfasciumi e, in qualche tratto esposto o particolarmente ripido, è attrezzato con corde metalliche. Abbiamo attraversato prima una lingua del ghiacciaio che scenda da Cima Libera e poi quasi orizzontalmente, a quota 3000mt, la Vedretta di Malavalle fino sotto al rifugio Cima Libera. Il percorso fin qui è stato di circa 5,30 ore.  Il sentiero passa sotto il pittoresco rifugio Biasi al Bicchiere / Becherhaus –CAI Verona 3195 mt- al momento chiuso. Dal rifugio, alcuni hanno raggiunto Cima Libera (3418 mt) in circa 2 ore in parte su ghiacciaio e poi per le roccette della cresta.
3° giorno
Dal rifugio Cima Libera era prevista la salita di Cima di Malavalle, ma arrivati alla base della cresta rocciosa, l’improvviso cambiamento del tempo, ha costretto alla strategica ritirata. Il pomeriggio ha iniziato a nevicare e la precipitazione è durata anche tutto il giorno successivo.
4° giorno
Sosta forzata al rifugio Cima Libera causa neve. Sono state determinanti le iniziative per passare il tempo. Nella libreria del rifugio è stato trovato uno strano manoscritto della Val Ridanna ma abbiamo deciso che sarà analizzato successivamente.
5° giorno
Rientro. A causa della ingente precipitazione non è stato possibile percorrere a ritroso il sentiero per la val Ridanna, pertanto abbiamo deciso per il rientro in val Passiria. Su buoni 40 cm di neve fresca, abbiamo traversato la Vedretta di Malavalle sotto l’omonima cima, fino alla forcella della Croda Nera 3059 mt poi lungo il sentiero 29, siamo scesi per il vallone verso il Lago Nero del Tumulo. Ancora discesa per il sentiero 30 fino a raggiungere la decisiva Malga Tumulo / Timmelsalm dove patate, speck e birra hanno permesso di recuperare le energie perse. Da qui per il sentiero, ormai strada carrareccia, fino al ponte sul Rio Tumulo 1794 mt. Il rientro a Masseria è stato possibile grazie alla cortese disponibilità del padre di Andrea che ha trasportato gli autisti fino a Masseria permettendo il rientro a Firenze ad un’ora decorosa.
Per l’attrezzatura si segnala che è necessario, oltre quella normale attrezzatura da escursionismo in alta montagna, anche quella da ghiacciaio per cui imbracatura, corda, ramponi, piccozza e pertanto la conoscenza della progressione in tale ambiente. Carta Tabacco 1:25.000 foglio 038 e 039.

Carta con le miniere della Val Ridanna
Condividi questo articolo attraverso i tuoi canali social!