“Visita al Centro Recupero Rapaci del Mugello” di Flavia Rizzini

Gennaio 2010
Se vedete un nidiaceo a terra non raccoglietelo immediatamente, ma mettetelo in un posto un po’ riparato, al sicuro da eventuali predatori, e rimanete ad osservarlo da lontano in silenzio. Probabilmente vedrete i genitori che di tanto in tanto vengono ad imbeccarlo. Avrete così conferma che l’uccellino non è in difficoltà, ma sta semplicemente affrontando la sua prima, e senza dubbio  più pericolosa,  avventura fuori dal nido. Molti piccoli infatti (ad esempi merli, passeri, rapaci) lasciano il nido quando non sanno ancora volare, ma continuano ad essere nutriti dai genitori.
Chi ci parla è Paola, volontaria della LIPU. Paola opera con assiduità, passione e competenza. al centro recupero rapaci di Vicchio . Siamo in una trentina, tra ragazzi, accompagnatori e genitori, ad ascoltarla con attenzione, avidi di schiudere gli occhi su questo spicchio di volontariato sconosciuto a molti. Volontariato che, come molti altri, richiede grande dedizione ed impegno, e come molti altri, annaspa tra gli scarsi contributi e qualche piccola fonte di reddito, come la visita dell’Alpinismo Giovanile. Il centro recupero rapaci del Mugello nasce collo scopo di recuperare, riabilitare e reintrodurre in natura i rapaci sia diurni (pellegrini, gheppi, poiane, pecchiaioli, sparvieri ecc) che notturni (gufo reale e comune, assioli, civette, barbagianni, allocchi) Ferite e fratture causate da armi da fuoco, impatto con autoveicoli e fili sospesi, intossicazioni da pesticidi e cadute di piccoli dal nido sono le principali cause del loro ricovero. Il centro è uno dei primi sorti in Italia, dopo la sede nazionale di Parma e il centro di Livorno; quest’ultimo accoglie prevalentemente uccelli acquatici.  A Vicchio arrivano più di mille animali all’anno: oltre ai rapaci  vengono portati molti altri uccelli appartenenti alla fauna selvatica (merli, tordi, cornacchie, gazze, ghiandaie, frosoni, verdoni ecc) e in primavera tantissimi nidiacei, che costituiscono, colla loro necessità di essere imbeccati almeno ogni ora, un impegno estremamente gravoso per gli operatori). Negli ultimi anni il Centro si sta occupando anche di piccoli mammiferi selvatici come ricci, faine, lepri, volpi ecc.
Merlo

E quest’aria di grande dimestichezza e amore verso gli animali si respira fin dai primi momenti, quando ci fanno sedere in semicerchio nel prato dove Beba, la pecora Suffolk, e 9 oche passeggiano tranquillamente in gruppo serrato, avvicinandosi a noi senza timore. Paola ci dà tante notizie curiose ed interessanti, i ragazzi la tempestano di domande, si emozionano quando via via vengono loro mostrati a distanza ravvicinatissima alcuni degli animali irrecuperbili: un falco pecchiaiolo, (a questi poveri uccelli migratori si dà una caccia feroce nel sud dell’Italia, perché una credenza popolare, ancora viva, sostiene che chi abbatte uno di questi animali è immune per un anno da qualsiasi tradimento),   un falco pellegrino, la civettina. Si trattengono, cercano di resistere alla tentazione di avvicinarsi di più all’uccello tenuto con amore e sapienza dalle mani della volontaria, qualche volta non ce la fanno e si accalcano intorno a lei. E’ stato detto loro che l’animale soffre, se si spaventa per tutte quelle presenze, quelle vocine, e rapidamente, quando vengono richiamati, si riallontanano premurosi.

Continua così la “lezione”: apprendiamo che possiamo toccare un uccellino senza comprometterne il rapporto coi genitori, perché gli uccelli, appunto, non hanno il senso dell’olfatto sviluppato. Un piccolo di  mammifero non va invece assolutamente toccato: se questo avviene, la madre lo abbandonerà: i piccolini dei mammiferi sono inodori: è la loro unica difesa, insieme all’immobilità, per non farsi trovare dai predatori quando sono nel nido, in attesa della mamma andata alla ricerca di cibo. Se toccate, per esempio, un leprotto che trovate in un campo insieme ai suoi fratelli, la mamma, una volta tornata, non lo allatterà più: in natura c’è una legge assoluta ed non trasgredibile: ogni energia va risparmiata; allattare un piccolo che ha una minor possibilità di sopravvivenza, perché può essere fiutato dai predatori, è uno spreco di energie preziose.
Sta venendo buio, interrompiamo la chiaccherata per visitare le voliere dove vengono messi gli uccelli una volta guariti. Qui ricominciano ad esercitare la muscolatura dopo l’immobilità dell’infermeria. La maggior parte di essi arriva ferita alle ali o agli occhi, proprio quelle parti  che devono funzionare al meglio perché essi possano sopravvivere. I veterinari, anche loro volontari  specializzati in questo settore, si adoperano per cercare di rimetterli in condizione di volare perfettamente e quindi di poter cacciare. Una frattura d’ala  viene ricomposta in anestesia generale con un vero e proprio intervento; il più delle volte viene stabilizzata tramite un fissatore esterno. Una volta operati gli uccelli fanno la loro convalescenza in infermeria, dove sono sottoposti a cure quotidiane da parte dei volontari. Le ossa cave dei volatili si saldano rapidamente. Dopo un certo periodo di tempo il fissatore, che ha tenuto allineato l’osso, viene tolto e l’animale può finalmente essere messo nella voliera, dove Paola e gli altri operatori cercheranno di entrare il meno possibile, in modo che i rapaci perdano  la familiarità coll’uomo. E’ proprio per questo che le voliere sono completamente coperte da quei teli verdi che tanto comunemente si usano in campagna. Dopo qualche mese il passo successivo è l’apertura della grande gabbia, dove però si continuerà  per un po’ a mettere del cibo, aiuto importante in caso di insuccesso nelle prime cacce. Alcuni uccelli non riusciranno mai a staccarsi del tutto, ma per molti la libertà assoluta è un bene non barattabile.
I ragazzi si accalcano alle feritoie per ammirare gli animali. E’ proprio buio quando cerchiamo di indovinare le forme immobili all’interno delle ultime voliere. Salutiamo Paola. Chissà se fra qualche anno qualcuno di questi ragazzi non verrà a darle una mano.

Gufo real
Condividi questo articolo attraverso i tuoi canali social!

Lascia un commento