“Dalla roccia, la vita” di Stefano Saccardi

Gennaio 2009

“Buongiorno … un bicchiere d’acqua, un krapfen alla marmellata e un caffè per favore”

“Buongiorno fiorentino, bella giornata vero?”
“Sì veramente stupenda non c’è una nube in cielo…..vengo dal Pian delle Fugazze, mi chiamo Stefano…come ha fatto a capire che sono di Firenze?”
“Piacere, sono Renato, gestore del Rifugio Papa, beh … uno che ordina un caffè con questa ci… non può essere che fiorentino! Dalle Fugazze è una bella scarpinata sono circa 770 metri di dislivello; poteva prendere la navetta fino alle Porte del Pasubio. C’è anche chi risale dal fondovalle uno dei numerosi e bellissimi “vajo” canaloni piuttosto stretti e ripidi che si arrampicano su in

Raponzolo di roccia (www.rifugiopedrotti.it)

mezzo ai muri di roccia e di detriti; sono molto diffusi nelle Piccole Dolomiti Vicentine, molto belli sono quelli del Gruppo del Carega”

“Già, e secondo Lei io vengo da Firenze fin qui con la navetta! Non ho la preparazione per risalire il “vajo””
“Intanto si beva questo bicchiere di acqua fresca la vedo un po’ accaldato”
Avevo letto che al Rifugio Generale Achille Papa si giunge appunto salendo dal Pian delle Fugazze fino alla Galleria Generale D’Havet nel bosco e poi percorrendo la meravigliosa Strada degli Eroi costruita nella Prima Guerra Mondiale per portare uomini e  materiali sulla sommità del Monte Pasubio (Prealpi Vicentine); è un’escursione bellissima!
Bella la Strada degli Eroi vero? Ma lo sa Sig. Stefano che questa è Zona Sacra alla Patria per Decreto del 1922? Più avanti verso Selletta Comando c’è la mitica insegna con la famosa insegna “di qui non si passa” là dove venne fermata la spedizione punitiva nemica del ‘16/’17 meglio nota come Strafexpedition!
Si, si lo so, sono già stato quassù due volte a fare il trekking della Pace organizzato dall’ATP di Rovereto, ed una volta con moglie e figli; in totale ci sono stato ben otto giorni si figuri!”
“Ecco il krapfen alla marmellata che ha chiesto”
“Grazie, ho saputo che qui si sviluppò una delle più feroci battaglie con gli Austroungarici con il sacrificio di molti uomini sia dall’una che dall’altra parte, si sparavano l’un l’altro…..forse inutilmente…o forse no; chissà quante speranze coloro che si sacrificarono per l’Italia futura….e chi sa quanti si rigirano nella tomba vedendo l’Italia di oggi!!! Ma lasciamo fare… da che cosa è dovuto il nome Strada degli Eroi?”
“Perché venendo qui avrà potuto vedere che alle pareti rocciose sono collocate delle targhe in onore delle Medaglie d’Oro al Valor Militare che  combatterono quassù a quel tempo.
Ma cosa le è piaciuto di più salendo fino al Rifugio Papa?
“Non ci crederà, a parte il panorama ed il fatto che qui tutto parla della Prima Guerra, i raponzoli di roccia!”
“Ha ragione ha visto quanti ce ne sono!? Sono chiamati così perché hanno la radice simile ad una piccola rapa”
Raponzolo di roccia (www.rifugiopedrotti.it)

Il raponzolo di roccia (physoplexis comosa) è detto comunemente artiglio del diavolo; per me è il più bel fiore di montagna; riesce a vivere in poco spazio, con poca terra, pochissima acqua, tra fortissimi sbalzi di temperatura…

“Ma secondo Lei come fa a sopravvivere nelle fessure delle rocce?”
“Eh sì … sig. Stefano, viene da chiederselo quando ci si imbatte in un raponzolo di roccia che spunta, meraviglioso e inaspettato, tra le rocce chiare nelle quali fu incisa la Strada degli Eroi; in effetti è un habitat estremo, senza un vero suolo, povero d’acqua e di elementi nutritivi: ma a ben guardare, muschi, licheni e alghe microscopiche hanno già conolizzato questi spazi, contribuendo al deposito di piccole quantità di humus nelle fessure e creando le condizioni per l’insediamento delle “piante superiori”, quelle con fiori e semi. Sembra che questo fiore abbia un’origine molto antica addirittura nel periodo terziario (preglaciale) sopravvivendo alle ere glaciali rifugiandosi sulle isole rocciose emergenti dal mare ghiacciato”
“Ma Lei Renato è un esperto botanico?”
“Sì, abitando gran parte dell’anno quassù con molti escursionisti che frequentano la zona, bisogna poter parlare con loro un po’ di tutto, e poi è anche passione per le cose di montagna. Aspetti Stefano un’ultima cosa: le piante che vivono sulle pareti rocciose sono dette “casmofite” e sono dotate di un apparato radicale molto sviluppato che in alcuni casi raggiunge la lunghezza di un metro. Le radici sono in grado di conformarsi alle spaccature e di penetrarvi alla ricerca dell’acqua necessaria. Una volta stabilitasi la pianta è al sicuro anche dal brucamento degli erbivori, e può continuare a crescere, seppur lentamente e faticosamente, per parecchi anni”
“Renato questa è una lezione di botanica vera e propria ne farò tesoro! La ringrazio  ma guarda te dal mio desiderio di fare una bella passeggiata in montagna dove siamo arrivati”
“Si ferma un po’ con noi o prosegue?”

Rifugio Generale Achille Papa

“No no mi sono riposato e rifocillato, adesso dopo il caffè proseguo verso la Selletta Comando, Cima Palon, il Dente Italiano e il Dente Austriaco (generati dal susseguirsi dal 21 Gennaio al 13 Marzo 1918 di ben sei violentissime esplosioni di mine depositate nelle gallerie scavate, a volte con le mani, sotto la cima del Pasubio, tre austriache e tre italiane; l’ultima,  austriaca, formata da ben 50.000 kg. di esplosivo); poi da lassù la mia vista spazierà attraverso il Cosmagnon fino all’Alpe Pozza con il Rifugio Vittorio Lancia”

“E’ una bella escursione si divertirà; ripassa da qui stasera?”
“Penso proprio di si, voglio scendere a Bocchetta Campiglia e Passo Xomo attraverso il Soglio Rosso lungo La Strada delle Gallerie evitando la Strada degli Scarrubbi (52 gallerie ricavate dagli Alpini nel fianco della montagna per portare uomini e materiali sul Pasubio al riparo dal nemico; quanta fatica, quanto strazio, quanto sangue su queste strade dove oggi ci passano migliaia e migliaia di turisti a piedi o in mountain bike) Le confesso una cosa Renato: giungendo qui al Rifugio Papa, dove in tempo di guerra praticamente c’era una minicittà di baracche e costruzioni militari tantè che venne denominato “Milanin”, cioè piccola Milano, mi pareva di sentire il rimbombo delle cannonate come un bomborombom bom ripetuto più volte…”
“Ah si? Stefano c’è un vecchio canto degli Alpini che rievoca il motivo? S’intitola “Su La Strada del Monte Pasubio”
“Lo conosco bene, sa Renato io canto nel Coro La Martinella della Sezione del C.A.I. di Firenze. Abbiamo anche il sito internet www.corolamartinella.com”
“Ah … La Martinella la conosco. Ho sentito un Vostro CD ed, io nel poco tempo libero che ho, canto nel coro del mio paese! Il Coro Monte Pasubio di Schio fondato nel 1968. Ma l’attività corale è sempre più difficile perché c’è sempre meno ricambio; con il fatto che la naia non è più obbligatoria i giovani hanno altre storie per la testa!”

"Di qui non si passa!" (www.skiforum.it)

“Ha ragione anche in città il ricambio è sempre più difficile! Ci vuole impegno, costanza, dedizione, passione e figuriamoci se i giovani d’oggi con tutto quello che i media gli infiggono nel cervello si dedicano a queste cose. E pensare che ci sono dei sentimenti e dei valori molto belli nei nostri gruppi come la costanza della presenza alle prove, accettare, rispettare e…sopportare…le direttive del Maestro, la concentrazione e l’attenzione ai concerti e poi l’amicizia tra di noi, a volte anche con aspre discussioni necessarie per chiarirsi, e poi tutto riparte normalmente. Ma tutto questo ai giovani di oggi non interessa…..peccato, per me sono sempre occasioni di vita perse. Ma Lei Renato che voce ha? “

“Io sono della sezione dei baritoni (!!)”
“Io dei  tenori primi. Le conosce le parole?”
“Certo che le conosco. Proviamo insieme la prima strofa:
Su la strada del Monte Pasubio – bomborombom – bom bomborombom – lenta sale una colonna – bomborombom bom – bomborombom – l’è la marcia de chi non torna – de chi se ferma a morir lassù – Ma gli Alpini non hanno paura – bomborombom – bom bomborombom
Eh si un canto veramente toccante come tanti ce ne sono e poi cantato quassù, veramente il massimo per un appassionato di questo genere di cose.Qquest’anno poi saranno celebrati i novanta anni dalla fine della Grande Guerra; il 4 Novembre 1918 le truppe italiane al Comando del Gen. Pecori Giraldi entrarono vittoriose in Trento”
“E’ vero, ma sa che il Gen. Pecori Giraldi era di Borgo San Lorenzo, un paese vicino Firenze? Inoltre a Firenze nel 1915 furono sfollate numerosissime famiglie delle Province di Belluno, del Friuli, della Carnia, insomma delle zone di confine?”
“No non lo sapevo!”
“Ed è proprio in questo periodo che Arturo Zardini, detto Il Mulinar, perché il padre era mugnaio, profugo a Firenze da Pontebba, trovò nella nostra città l’ispirazione giusta per scrivere uno fra i più toccanti capolavori della musica corale italiana di ispirazione popolare: Stelutis Alpinis vera e propria preghiera in dialetto friulano… Se tu vens cassù ta cretis, là che lòr mi àn soteràt…. E’ si quante emozioni…ma adesso però riparto veramente, la giornata è ancora lunga, mi ha fatto piacere fare quattro chiacchiere con Lei”
“Anche a me, mi saluti Firenze e “La Martinella”, attraverso il Vs. sito internet vi seguirò e potrò vedere se capiterete a cantare da queste parti, senz’altro sarò ad ascoltarVi. Buona passeggiata”
“Grazie, presenterò ai miei amici i suoi saluti! Buona giornata!”
E così passo dopo passo con il motivo del rimbombo dei cannoni del canto negli orecchi, con il raponzolo di roccia che allieta la vista durante il cammino di una bella escursione in montagna che consiglio, con una bella chiacchierata sulle cose di montagna, con l’amicizia di una persona che ha la stessa mia passione, ma soprattutto con l’ottimo krapfen alla marmellata del Rifugio Papa nello stomaco, concludo il mio racconto e Vi saluto.
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