“La nascita della Sezione Fiorentina nel quadro di Firenze Capitale” di Roberto Masoni

Annuario 2008

1868, anno che risuona spesso fra i Soci della Sezione Fiorentina. Tanto per cominciare, sulle nostre pubblicazioni dove trova spesso spazio: “fondata nel 1868”. Un po’ per costume, molto per consuetudine, questa breve, ancorché fatale, espressione finisce sempre per essere … protagonista dei nostri opuscoli, delle nostre riviste, e da qualche anno, anche dei nostri mezzi di comunicazione elettronica. Comprensibilmente questa data è per noi, ed a buona ragione, una tappa importante. E’ motivo d’orgoglio, certo, ma anche segno di una aristocrazia alpina ed alpinistica, passatemi il termine, che colloca la nostra Sezione nel panorama molto più vasto del Club Alpino Italiano.
Pensando alla nostra Sezione, mi chiedo spesso come fosse Firenze nel 1868

(Firenze) Lapide al Prof. Igino Cocchi

quando il Prof. Cocchi la fondò. Era Capitale d’Italia, certo, e da circa tre anni, più precisamente dal maggio 1865. Lo Stato Italiano era appena nato, uno Stato alla ricerca di se stesso, alla ricerca di una forma o meglio di quelle forme e di quelle strutture necessarie alla vita del Paese. Con Lamarmora, Presidente del Governo, scende a Firenze anche Vittorio Emanuele II, Re d’Italia naturalmente, che si stabilisce a Palazzo Pitti (certo non gli mancava il buon gusto). A Palazzo Vecchio, simbolo storico di fiorentinità e di libertà comunale, viene ospitato il Parlamento. A Palazzo Medici Riccardi, in via Cavour, allora chiamata via Larga, si stabiliscono, prendendo possesso dei baldacchini del Magnifico, il Ministero dell’Interno, il massimo organo di controllo di quell’Italia liberale e unita, e la Presidenza del Consiglio.
Per cinque anni Firenze sarà Capitale d’Italia, in quei cinque anni la città cambierà drasticamente volto. L’ingegno del Poggi non subirà soste, il centro assumerà nuova veste, cadranno le antiche mura di cinta, la nuova edilizia rimuoverà parte dell’antica Firenze. Su tutto dominerà il Piazzale Michelangiolo, le nuove Rampe, il Viale dei Colli. In luogo delle antiche mura, imitando i boulevard parigini di gran voga a quei tempi, sorgeranno i viali di circonvallazione. Furono risparmiati solo alcuni tratti delle antiche mura (ancora oggi visibili a Costa San Giorgio e nel viale  Petrarca a delimitazione del Giardino Torrigiani) e le antiche porte. Quintino Sella, ispiratore e fondatore del Club Alpino Italiano, non fu molto coinvolto, nonostante la fondazione della Sezione Fiorentina nel 1868 lo possa far presumere, negli avvenimenti che caratterizzarono la vita politica di Firenze Capitale. Tutt’altro. Nel 1860 aveva ottenuto la cattedra di Mineralogia presso la Scuola d’Applicazione per Ingegneri, una cattedra che dovette presto abbandonare per i pressanti impegni politici. Nel 1862 assume la carica di Ministro delle Finanze, dicastero che guiderà anche dal 1864 al 1865 e dal 1869 al 1873. Quindi, come vediamo non completamente nel periodo di Firenze Capitale. Aveva grandi qualità, Quintino: visione lungimirante della politica, abilità ed una naturale tendenza al rigore, alla rigidità economica.

Prof. Igino Cocchi

E Igino Cocchi?  Era nato in provincia di Massa Carrara nel 1827, a Terrarossa, qualcuno dice ad Aulla. Quando fondò la Sezione Fiorentina aveva 41 anni, molto più giovane quindi rispetto alle foto pervenuteci. Laureato a Pisa, fu professore di geologia e paleontologia fossile all’Istituto di Studi Superiori di Firenze. Presidente del Comitato Geologico d’Italia fu anche socio fondatore della Società Geologica Italiana della quale ne fu Presidente per otto anni. Ebbe un ruolo non secondario nella discussione delle nuove teorie geologiche dell’epoca e collaborò con Sella e Giordano alla redazione della Carta Geologica d’Italia. Da geologo, peraltro amante della montagna, non mancò di illustrare con perizia i marmi delle Apuane. E’ morto a Livorno nel 1913.
La sera del 1 luglio 1868, nel Gabinetto di Geologia del R. Museo di Fisica e Storia Naturale si riunirono, su invito di Cocchi, in pochi per la verità, ma sufficienti a dare vita alla nostra Sezione. Lo stesso Orsini, a lungo Presidente della nostra Sezione, sottolinea come fossero pochi ma armati di grande volontà. Era la prima Sezione lontana dall’arco alpino. Singolare, certo, ma c’è una spiegazione. Nell’Assemblea dei Delegati del CAI tenutasi a Firenze il 26 maggio 1869, anche Chabod, allora Presidente Generale del Club Alpino Italiano, tenne a precisare, nel suo discorso, come Firenze fosse la prima Sezione del CAI in Italia. In realtà, probabilmente suggestionato dal fatto che Firenze era Capitale d’Italia, ciò non è esatto; nasce infatti nel 1868 anche la Sezione di Agordo ed erano già presenti in Italia due punti di riferimento, Aosta e Varallo, che tuttavia erano all’epoca considerate succursali della Sede di Torino e non Sezioni.
Solo nel 1869 la nostra Sezione iniziò, in concreto, la sua attività, aveva 88 Soci iscritti. Fra questi primi Soci ricorderò due figure di grande spessore, Ubaldino Peruzzi (dirò, per chi non lo conosce, che fu Presidente della Provincia di Firenze dal 1865 al 1870, quindi Sindaco di Firenze fino al 1878 ma anche Ministro dei Lavori Pubbici e dell’Interno del neo Regno d’Italia) e Bettino Ricasoli ma anche Lorenzo Ginori-Lisci, Florestano de Larderel, Richard Henry Budden, Luigi Ridolfi, Giovanni Rimini, Felice Giordano. Con loro molti deputati, dirigenti di Ministeri, nobili, senatori, prefetti, militari. Il fatto che a Firenze si stabilissero molti piemontesi favorì sicuramente la nascita della nostra Sezione. La sede fu posta a Palazzo Ferroni in via Tornabuoni. Più tardi, negli anni, sarà trasferita brevemente in Borgo S. Apostoli, quindi, nel 1960, a Palazzo dei Pazzi, in via del Proconsolo, fino al definitivo trasferimento prima in via dello Studio e quindi nella nostra attuale sede.

Firenze Capitale da una stampa dell'epoca

Difficile dire quale fosse l’umore dei fiorentini di fronte all’investitura di Firenze, Capitale d’Italia. Sostengono molti che i fiorentini furono lealmente entusiasti del fatto. Il Ricasoli ed il Peruzzi ebbero a dichiarare come Firenze fosse riuscita ad impartire “al resto d’Italia un esempio di correttezza e di discrezione, di fedeltà al pubblico bene e di orgogliosa pazienza”. Sono in molti, tuttavia, a pensarla in modo diverso. Ricordo mio nonno Alfonso, ragazzo del ’99, cantare un vecchio ritornello, insegnatoli dai genitori: “Torino piange perché il prence parte … Roma ride perché il prence arriva … Firenze se ne […] di chi parte e di chi arriva”. Chissà chi ha ragione.

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