“La valle dell’Orsigna” di Pasquale Parcesepe

Annuario 2007

La Valle dell’Orsigna si trova nell’Appennino Tosco Emiliano, in provincia di Pistoia. Prende il nome dal torrente Orsigna, che segue dalla sua nascita fino allo sbocco nel fiume Reno.

L’Orsigna è un torrente breve ed impetuoso, lungo meno di 8 km. Nasce con due rami denominati Fosso di Pian Silvano e Fosso Forone, a circa 1400 m di quota. A monte di Case Corrieri (m 1000 circa) si uniscono e prendono il nome unico di Orsigna. Da qui scende in forma pressoché rettilinea, con un

Veduta di Orsigna

dislivello di circa 400 metri. La valle che forma è di tipo alpino, ad “U”, segno della esistenza in loco di un ghiacciaio preistorico. Ai lati si osserva una vegetazione formata da faggi, querce, abeti e praterie. Nell’ultimo tratto diventa stretta e profonda, fino a che il torrente confluisce, co-me detto, nel Reno a sud-est di Pracchia, in  loc. Setteponti, ad una quota di circa 600 m. Le sue acque, quindi, si dirigono verso Bologna e, attraverso molta parte dell’Emilia, si gettano nell’Adriatico a nord di Ravenna. Dai lati riceve numerosi piccoli e ripidi fossi o forre, che giungono dall’elevata cerchia di monti sovrastanti (Poggio dei Malandrini, m 1662, Poggio Catinaccio, m 1406, Punta della Crina, m 1446, Monte Grosso, m 1360, Punta dell’Inferno, m 1371, Monte Cocomero, m 1368, ed altri). Dalle quote delle vette sopra elencate si può desumere che il crinale della valle oscilla intorno ai 1400 m di quota.

Lungo la valle, a mezza costa, si incontrano molte frazioni, come Case Corrieri, Lavacchini, Orsigna, Le Volte, ed altre, tutte in Provincia di Pistoia. Case Corrieri è la frazione più a nord del Comune di Pistoia. Incontriamo anche Vizzero, frazione in comune di Granaglione e quindi in provincia di Bologna: è l’abitato più meridionale della provincia di Bologna e uno dei più meridionali di tutta l’Emilia Romagna ( in linea d’aria è quasi all’altezza di Cattolica, in provincia di Forlì e Cesena). La valle confina anche con i Comuni di Porretta Terme e  Lizzano in Belvedere (BO), fatto che ha influito sul suo dialetto pur restando di inflessione toscana.

Mulino del Giamba

Il bacino è formato da rocce semiimpermea-bili, con una piovosità elevata. Per queste caratteristiche la porta-ta del corso d’acqua oltre che torrentizio è anche abbondante in ogni stagione. La massima portata, co-munque, si ha in primavera, in occasione dello scioglimento delle nevi. Le quote circo-stanti, come detto sopra, fanno sì che la neve sia abbondante.

La valle dell’Orsigna era, fino alla metà del sec. XIX, uno dei principali passaggi fra il nord e il sud d’Italia. A Porretta Terme, infatti, la strada principale diretta a Pistoia abbandonava la valle del Reno, perchè la gola tra il Ponte della Venturina e Pracchia era ritenuta troppo impervia e pericolosa. Proseguiva, invece, fino al valico di Porta Franca (m 1550) e da qui scendeva a Pracchia per proseguire fino a Pistoia attraverso Le Piastre (m 760). Nel 1864 fu costruita la Ferrovia Porrettana, e con l’occasione la valle del Reno divenne anche un passaggio stradale. Circa il toponimo Orsigna vi sono, come spesso accade, diverse ipotesi. La più accreditata è dovuta alla presenza, nella zona, dell’orso, almeno fino al XII sec. I primi documenti circa questo toponimo risalgono al 1191 e 1220, quando Arrigo VI e Federico II, in due loro diplomi imperiali, parlano di una valle Ursina data in concessione ai bolognesi Conti Guidi. Alcuni autori attribuiscono la derivazione del nome dalla famiglia romana degli Orsini che qui avrebbe avuto dei possedimenti. Vi è poi una fantastica storia circa una Principessa Orsina, che qui avrebbe regnato in un castello i cui ruderi sorgerebbero nella borgata di Orsigna, poco sopra la chiesa.

Parlando della valle dell’Orsigna, non si può non menzionare Tiziano Terzani. Nato a Firenze, ha girato tutto il mondo come giornalista e scrittore. E’ considerato uno delle più grandi personalità culturali della nostra epoca. Ammalatosi di tumore, ha raccontato mirabilmente in più di un libro la sua lotta e convivenza col male. Alla fine è qui ad Orsigna che viene a “lasciare il suo corpo”. Vi era arrivato in villeggiatura da bambino, e aveva sempre conservato

Capanna del Carbonaro

con questi luoghi un rapporto speciale, an-che quando ne era lontano migliaia di chilometri. Nell’ultimo capitolo del  libro “In Asia” scrive: “L’Orsigna è stata la mia scuola di vita. Qui ho fatto il primo ballo, ho avuto il primo amore, la prime paure, i primi sogni. Coi miei risparmi comprai il prato dove avevo mandato l’aquilone e con le pietre del fiume ci feci una casa come quelle degli altri, solo con la porta e le finestre più grandi”.

Un personaggio notevole della cultura locale è il “poeta spontaneo” Soriano Caporali. Autore della  raccolta “Frammenti”(non è stato possibile reperire la Casa Editrice, e me ne scuso), vive i giorni d’oggi in una tensione continua di ricordi del passato non consumista , più umano.

Scrive in “Paradosso”:

“Se questa civiltà
vorrà nel suo domani
ancora esistere
dovrà tornare indietro
con quella convinzione
che quello è il solo modo
per andare avanti”.

Nell’intento di evitare l’abbandono dei bei borghi della valle, è stata asfaltata la carrozzabile fin quasi alla fine della stessa. Oggi le abitazioni sono adibite  per la massima parte a seconde case dei pistoiesi. Ciò nonostante essa conserva ancora una bellezza incontaminata e una veduta panoramica notevole.

Da Firenze la si raggiunge tramite l’Autostrada A11 fino a Pistoia, quindi con la S.R. 63 dell’Abetone fino a Pontepetri, dove si gira a destra prendendo la S.P. 632 per Pracchia, dove la valle inizia. Poco dopo questa località si trovano le indicazioni, a sinistra, per Orsigna e Vizzero. Pracchia è anche raggiungibile in treno da Pistoia, trovandosi lungo la ferrovia Pistoia-Porretta Terme. Diversi sono i sentieri che percorrono la valle in senso più o meno verticale. Tutti, partendo dal fondovalle del Reno, si dirigono a nord-ovest o a nord-est verso le località e le alture superiori: la Casetta Pulledrari e quindi la Foresta del Teso, il Poggio dei Malandrini e quindi il Monte Gennaio, il Rifugio Portafranca, il Monte Orsigna, e così via. Dietro a tutto ciò, il lago Scaffaiolo, il Corno alle Scale e, in lontananza, dopo ore di cammino, l’Abetone, Granaglione, Porretta Terme.

Voglio, però, qui suggerire un percorso abbastanza breve (circa due ore), che sicuramente rimarrà impresso nella memoria. Si tratta del percorso denominato  “Via del carbone e filiera del castagno”, realizzato nei pressi dell’abitato di Orsigna nell’ambito del programma “Ecomuseo della Montagna Pistoiese”. Attraverso un ambiente incontaminato, è possibile osservare un vecchio mulino, una carbonaia perfettamente ricostruita, una capanna dove i carbonai vivevano con possibilità di entrare all’interno, un “canniccio” o “metato”, dove venivano (e vengono) trattate le castagne.

Condividi questo articolo attraverso i tuoi canali social!

Lascia un commento