“A quale prezzo?” di Roberto Smarrini

Maggio 2006

Leggendo il precedente Bollettino sono rimasto favorevolmente colpito dall’articolo dell’amico Marco Gori sull’Aletsch perché i temi ambientali mi sono da sempre molto cari, purtroppo.Dico purtroppo perché, senza fare catastrofismi, non vedo all’orizzonte nessuna volontà tangibile pronta a cambiare rotta in tempi brevi. E’ vero, i ghiacciai si stanno sciogliendo più rapidamente del previsto. Da fonti CIPRA, tra il 1985 e il 2005 i ghiacciai svizzeri hanno perso circa il 19% della loro superficie e se consideriamo che il monitoraggio era rivolto esclusivamente a masse glaciali superiori ai 120 metri, possiamo immaginarci quel che resta di quelli minori. Purtroppo il cosiddetto effetto serra continuerà la sua azione in barba al quel famoso Protocollo di Kyoto da cui mancano proprio le firme di quei quattro paesi che, messi insieme, surclassano in fatto di emissioni inquinanti gli attuali 159 firmatari del trattato. Ma non manca nemmeno l’azione diretta dell’uomo ad accelerare la loro fine, come dimostra il ghiacciaio della Marmolada o di quel che resta.

Ormai ho perso il conto su quante battaglie e denunce sono state portate avanti da Mountain Wilderness per contrapporsi alla vergogno-sa pratica dell’eliski e dell’eliturismo su questa e sulle montagne di tutta Europa. Nel 2001, ad un passo dal successo per mettere fine a questa attività in Italia, la lobby degli elicotteristi è riuscita a bloccare in Parlamento una proposta di legge molto precisa e rigorosa. Sempre sulla Marmolada è stato costruito, senza alcuna autorizzazione, una vera e propria strada scavata nel ghiacciaio arrecando danni irreparabili all’ultimo grande ghiacciaio delle Dolomiti che è catalogato come Sito di Interesse Comunitario (SIC). Il tutto per portare, sino in vetta, mezzi meccanici e materiali utili alla ristrutturazione del terzo tronco della funivia. C’è di più, si vuole imporre alla montagna il colpo di grazia con il collegamento “Punta Rocca – Pian dei Fiacconi – Passo Fedaia”. Ma lo sfruttamento sconsiderato dell’ambiente per fini economici non fa più notizia. Perciò non mi sono meravigliato più di tanto quando ho letto una notizia (sempre fonte CIPRA) sulle affermazioni del Sottosegretario di Stato per l’economia della Baviera, il quale ha sottolineato che occorre opporsi alle ecces-sive pretese della protezione della natura, “altrimenti i nostri operatori bavaresi non saranno più competitivi rispetto all’estero”, auspi-cando lo sviluppo di piste da sci, impianti di risalita e per l’innevamento artificiale, affinché i turisti non scelga-no l’Austria o la Svizzera. Il mio pensiero a questo punto non poteva che volgere ai Giochi Olimpici 2006, appena terminati, i quali hanno rappresentato per l’Italia un indubbio successo di organizzazione; spero che altrettanto lo sia sul programma di riforestazione e sugli investimenti promessi per le energie rinnovabili.
A malincuore noto quanta poca considerazione hanno gli organi d’informazione su queste tematiche. E’ inutile, a mio avviso, fare un servizio su di un tema importante come la preoccupante scarsità d’acqua su alcuni continenti, come è accaduto giorni addietro nel corso di un tg ribattezzandola “l’oro del futuro”, quando poi la notizia è stata data appena alla fine, e soltanto prima degli ultimi aggiornamenti riguardanti un reality. Penso che sui media un campanello di allarme di tale importanza avrebbe avuto un effetto sicuramente più forte se fosse stato posto tra le prime notizie.

Viceversa sulle prime notizie c’è andata la TAV in Val di Susa, più per i fatti di cronaca che sui reali motivi degli oppositori al progetto, motivi accennati soltanto su qualche programma in ultima serata. La documentazione da me raccolta su questo progetto, dove autorevoli personaggi della medicina e docenti di vari Politecnici descrivono senza mezzi termini la pericolosità e l’inutilità di tale opera, mi ha sollevato una riflessione: se davvero quest’opera è considerata tale, è mai possibile che il mondo politico dica l’esatto opposto? Chi dei due ha ragione? Ma poiché credo fermamente che l’ambiente e, come in questo caso, la salute non debbano avere un colore politico, un timore mi sorge spontaneo: ma il Vajont non ha insegnato proprio nulla?
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