“La Grande Escursione Appenninica” di Leonardo Chiti

Annuario 2006

Quando ci si accinge a scrivere un pezzo e lo si fa per la prima volta, la preoccupazione è quella di scusarsi per svarioni diversi, grammaticali, di sintassi o di impostazione letterale.Anche a noi succede la stessa cosa, ma siamo rinfrancati dal fatto che i destinatari di questo articolo condividono con noi le stesse sensazioni che la Montagna ci procura e quindi ci auguriamo che provochi in chi legge felici reazioni indipendentemente da come queste note sono scritte.

Sulla G.E.A ovviamente non c’è molto da aggiungere a livello scientifico, geologico ed escursionistico. Noi riferiamo della nostra esperienza, voluta e sollecitata dall’amico Aldo Terenzi, nostro indimenticato Reggente, che ci ha portato a percorrere praticamente la totalità del percorso, in un lungo arco temporale, con tappe affascinanti dal punto di vista paesaggistico ed altre più prettamente naturalistiche. Viviamo in una Regione che francamente offre moltissimo in tema di montagna, basti pensare alla Alpi Apuane, ed anche la Grande Escursione Appenninica copre un territorio con caratteristiche diverse, da tratti boscosi nella prima parte, toccando luoghi suggestivi come La Verna e Camaldoli, e bellissimi crinali in quota con ampi panorami nella seconda.

Sarebbe affascinante percorrere tutte le 25 tappe previste rispettando tempi e percorsi in una unica manifestazione, ma non è meno remunerativo effettuare, in tempi diversi, gite giornaliere e come nel nostro caso, gite di due giorni, generalmente in fine settimana, rivedendo e riorganizzando i punti di partenza e di arrivo pur rispettando il percorso. Queste ultime ovviamente danno sensazioni diverse rispetto alle gite giornaliere quando, pur partendo di buon ora, si inizia l’escursione a mattino inoltrato e si rientra in serata. Si perdono così quelle sensazioni che la Montagna offre con immagini e panorami stupendi all’alba e al tramonto.
Nella nostra esperienza G.E.A. abbiamo effettuato due gite di due giorni, la prima dal Passo delle Radici al Passo del Cerreto, con sosta al rifugio Battisti, e la seconda dal Passo di Lagastrello al Passo della Cisa con sosta al rifugio Mariotti al Lago Santo Parmense. Per una gita in montagna riunirsi alla sera in rifugio è un bel momento che corona felicemente l’escursione della giornata, si dimentica la fatica, l’eventuale tempaccio che non ti ha abbandonato un momento magari facendoti perdere il sentiero giusto, come nel caso nostro nel trasferimento al rifugio Mariotti, costringendoti ad un giro più lungo e faticoso. Basta riunirsi intorno ad un tavolo e torna il sereno, anche se fuori piove. Inutile dire poi che la gestione dei due rifugi ha reso tutto più semplice e l’ubicazione degli stessi, l’uno fra il Prado ed il Cusna, l’altro sotto il Monte Orsaro, contribuisce a dar loro un fascino particolare.
 

Lago Santo PArmense (foto P. Corsini)

 

Per le sue caratteristiche, tra l’altro, la G.E.A. offre la possibilità di avvicinare molti neofiti alla Montagna, di farne conoscere i vari aspetti e di poterne trasformare molti di questi in assidui frequentatori a vari livelli secondo le possibilità. Vorremmo riportare a questo proposito un piccolo spaccato, di un nostro collega alla sua prima gita con noi, pubblicato su una rivista fotografica: “…….Ora sto riposando la provate membra in questo posto meraviglioso e indimenticabile e penso che è la Fotografia che mi ha condotto a conoscere il segreto di questi amici che si beano qui attorno, a conoscere il silenzio profondo di questi luoghi che ti esplode dentro in una sensazione di soddisfazione, di intensità proporzionata alla fatica che ti è stata richiesta dalla Montagna…..”.

Rifugio Fangacci (foto P. Corsini)
Chi legge, come già detto in apertura, sa perfettamente cosa è la G.E.A. ed il percorso su cui si sviluppa, non siamo quindi stati qui ad elencare freddamente percorsi e tempi delle nostre gite, ma è stata solo una piccola chiac-chierata, speriamo gra-dita, tra amici.
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