Annuario 2012 –
Cronaca di una bella esperienza fra delitto e castigo (le foto sono di: Carlo Barbolini, Simone Marroncini, Claudia Baldini, Sandro Caldini)
Tutto ha inizio con l’idea del “Trad Meeting”.Idea, a dir poco stravagante, del nostro Direttore che lancia anche la candidatura di Castello Provenzale come sede dei giochi. Bel posto, trovarsi d’accordo è un gioco da ragazzi, giugno è il mese. L’unico dubbio sta nella parola “meeting”, parola impegnativa. Ma abbiamo tempo a sufficienza per organizzarlo per benino, che problema c’è. Ne abbiamo talmente tanto, di tempo, che quando arriviamo alle porte coi sassi le cose si mettono male. Ci riuniamo in un rumoroso silenzio. non andremo al Castello Provenzale ma il meeting si farà, eccome se si farà. Se lo dice il Direttore, conoscendolo … Concordiamo di cambiare programma, andremo in Dolomiti, zona Cortina. Simone penserà alla prenotazione: “Andiamo da Walter a Andraz o proviamo in Valparola?”. “Vedi te …”. Passa qualche giorno e finalmente … la buona novella. Una mail ci avvisa che andremo al Rifugio Valparola. Evviva, si parte.
La zona non è gran che per la filosofia “trad” ma qualcosa si può fare, si può scegliere certo qualcosa che non degeneri in “spit Meeting”. Qualcuno arriverà il venerdì, qualcuno il sabato, qualcuno la domenica. E’ un meeting “open”, siamo fatti così. Primi a partire sono Sergio, Claudia, Marina e Nanni che aprono il meeting con una bella via al Lagazuoi. Venerdì sera arrivano a destinazione Roberto, Simone, Luca, Stefano, Enza, Tommaso, Alessandro e Jacopo. Finalmente arriva il sabato mattina, si fanno le cordate, Roberto tuona: “cinque cordate su un’unica via sono troppe, ammesso non ce ne siano altre. Tre andranno all’Ardizzon, due alla Giordano. Ci ritroviamo alla cengia superiore del Lagazuoi. Ok?”. E’ un un coro convinto quello che risponde: “Ok!”.
Troppo facile. Infatti, partite le tre cordate sull’Ardizzon, le altre due pensano bene di accodarsi e mandare a quel paese la Giordano. Va beh … La via è bella, logica considerato che va su dritta come un fuso su quel paretone, le difficoltà sono gestibili, solo un passo di V/V+. I primi a uscire dalla via sono Roberto e Stefano, che non ha perso lo smalto dimostrato al corso di dieci anni fa, marcati stretti da Sergio e Marina, bravi, veramente bravi. Poco dopo escono anche il Nanni con Claudia, che cresce a vista d’occhio, e dietro a loro Alessandro e Jacopo, affitati e sicuri. Dei tre del “Badile” non sappiamo niente. Aspettiamo un po’. Poi mettiamo in funzione i cellulari, speriamo qualcuno di loro l’abbia acceso. Finalmente risponde Simone: “Luca si è tirato una madonnina sui denti. Tommaso l’ha beccata sul casco e il rinculo gli ha scheggiato un dente. Comunque tutto bene, stiamo arrivando”. Con quello che costano i dentisti.
Alfine un piccolo coupe de teatre, mentre tutti li aspettiamo all’uscita dell’Ardizzon, i tre escono dalla Giordano, poco lontano. Luca esce dalla via con un paio di escoriazioni al viso e l’umore nero, Tommaso tutto sommato, a parte il casco nuovo di zecca ormai inutilizzabile, sta bene. Meno male, poteva andare peggio. Sulla cengia del Lagazuoi volano le risate, il dileggio, francamente facciamo un discreto casino. Alcuni metri alla nostra destra c’è un gruppo che fa parte di una Scuola del CAI, istruttori e allievi ci guardano con sospetto, come fossimo bestie rare. In compenso fanno un grande arrosto con le corde. Finalmente si scende, si arriva al ghiaione, alla strada, poi tutti al Passo Falzarego per una birra. E’ un bel momento.
Torniamo al Valparola, sono le sette. La signora ci accoglie con “Ore sette cena, prego. Massimo sette e diecci, crazie”. Rimpiangiamo le “sedde e diegi” di Mario del Rifugio Donegani, questi non scherzano. E’ arrivato anche Cristian, amico di Claudia. Carlo sta per arrivare, ci raggiunge da Agordo dove ha partecipato a un congresso dell’Accademico.
“Pronto Carlo … dove sei?” – “Son partito alle sei, sto arrivando, mi raccomando la cena” – “Guarda sbrigati però che questi son tinti male. Si rischia di andare a letto senza cena. Ciao, a presto”
Alle sette e venti arriva anche Carlo. Finalmente la cena, tutti insieme.Si ride, si parla di alpinismo, insomma ci si diverte. Due ospiti del rifugio, dall’aria impeccabile, finiscono velocemente di cenare, si alzano e se ne vanno con aria irritata. Non capiscono, forse, il nostro innato mestiere di fare ironia, rumoroso magari ma mai sboccato. Ci dispiace, non possiamo farci niente. Dopo l’ultimo carcadè si va a letto. Gli arrivi non sono finiti, domattina arriva Sandro e Alessandra, la sua compagna.
La nottata passa bene. Solo Tommaso si alza, di quando in quando, per controllare il suo incisivo allo specchio del bagno. Alle sette di mattina, Carlo e Roberto fanno già casino nel piazzale deserto del Valparola, qualcuno si affaccia alla finestra, gli manda garbatamente a quel paese, i due ridono ancora più di cuore. Poi finalmente, dopo colazione, la foto di gruppo. A dir la verità manca qualcuno, peccato. “Un momento, un momento, aspettate …”. Carlo tira fuori la leggendaria banderuola del CAI, quella del 1984, cucita e ricamata per la spedizione allo Huayhuash che lo ha seguito in giro per il mondo. Certo non poteva mancare, strano non si sia portato anche il pallone, conoscendo le sue abitudini … Marina e Sergio andranno alla Speciale al Lagazuoi. Simone, Alessandro, Jacopo e Tommaso alla Coberalto, lo spigolo del Sass di Stria. Carlo, Sandro, Nanni, Cristian e Claudia alla Dallago alla Gusela del Nuvolau. Gli altri cammineranno.
Al Lagazuoi e al Sass di Stria andrà tutto bene. Alla Gusela, purtroppo, succede quello che non deve succedere. I sorrisi spariranno dai nostri volti, Nanni rimane vittima di un infortunio serio a causa di una fatalità. Nanni è alpinista di esperienza, Istruttore della Scuola, ma tutto ciò serve a poco quando un masso grande come un frigorifero decide di franare proprio quando ci sei accanto. Volerà per diversi metri in compagnia del maledetto amico di viaggio, il referto dirà: frattura alla caviglia destra, alla scapola e ad alcune costole. Nessuno perde la testa, Cristian e Claudia, che erano legati con Nanni, si calano in corda doppia. Carlo, dopo aver dato un provvidenziale aiuto, e Sandro usciranno regolarmente dalla via. Roberto e Luca dopo essere saliti fino al Rifugio Averau per riscontrare gli amici, informati per telefono, torneranno subito giù al Passo di Giau.
A sera ci ritroviamo tutti all’Ospedale di Belluno. Nanni è di buon umore, buon segno. Lo lasciamo sorridente e questo ci ridà un po’ di sorriso. Finalmente, dopo diversi chilometri di auto, troviamo una pizzeria. Sembra che il sindaco di Belluno abbia ordinato il coprifuoco dopo le otto di sera. Mah … Poi tutti a casa, ognuno per conto suo ripensando alle nostre giornate di gioia e tristezza.
E’ stata, tutto sommato, una bella e utile esperienza. Molti di noi ne hanno tratto utili insegnamenti. Hanno capito che la montagna chiede attenzione, preparazione, mai superficialità. Hanno capito che nella nostra attività niente può essere lasciato al caso e che vi sono azioni che devono essere assolutamente bandite. Ma resta dentro di noi anche la parte migliore di questa esperienza. L’amicizia, la gioia di stare insieme. Questo, secondo noi, è quello che serve: andare in montagna per divertirsi. Auguri Nanni, auguri amico.