Annuario 2012 – Una trascinante ispirazione alla sfida che poteva venire solo dall’uomo dell’estremo
Sprigiona energia vitale l’ultimo libro di Messner, ed è un viaggio fra le righe per ritrovare se stessi. Oltre allo spessore alpinistico noto a tutti, si rivela la forza umana del grande condottiero, che spinge il lettore a cercare il miglioramento della propria condizione di vita, fino a imboccare la propria strada, attraverso la ricerca della propria attitudine.
Victurus, vicero: chi si predispone per la vittoria, vincerà. Reinhold Messner sostiene che non esistono supermen, nemmeno lui lo è. Anche se stentiamo a crederlo nel suo caso, tutto comincia dal percorrere la propria via del successo, con coraggio. L’intuizione nasce dal perseguire l’efficienza nelle azioni quotidiane, dunque, fare con passione un’attività, seguendo le nostre inclinazioni, un passo dopo l’altro sulla nostra strada, con le nostre idee. Non avete anche voi la sensazione di riuscire meglio in certi ambiti, e meno in altri; se continuiamo a perseguire obiettivi, sempre più spinti, in ciò che ci riesce meglio, accumuleremo risultati positivi più rapidamente ed efficientemente, con un minore sforzo rispetto all’impegno da mettere in ambiti a noi meno consoni. Qui non si vuole dire che non sia possibile avere successo in tutto, ma semplicemente che, se siamo maggiormente efficienti, possiamo ottenere risultati migliori con lo stesso impegno. Perseguiamo le nostre inclinazioni e realizziamo i nostri sogni, ci dice Messner, secondo la mia interpretazione di queste vitali pagine.
Chi ribattesse a questo punto che con i sogni non si mangia, prima che io leggessi il libro, avrebbe ottenuto tutta la mia approvazione. Era la paura che mi bloccava, la paura di non riuscire, di non guadagnare abbastanza, di perdere i diritti acquisiti o la sicurezza dell’approvazione sociale messa in discussione, insomma, la paura di fallire. Siamo portati a pensare che sia meglio assicurarsi il pane quotidiano con un lavoro noioso, o frustrante, tutt’altro che creativo, irrigidito dalle convenzioni del ben pensare e che non sposa assolutamente le nostre aspirazioni, perchè questo ci permette di poterci dedicare nel tempo libero, molto poco ovviamente, a ciò che ci piace davvero. Come riesce bene e quanta passione, energia, forza riusciamo a esprimere e a sprigionare in quei pochi momenti di tempo libero, malgrado il duro lavoro fatto durante tutta la settimana. Creiamo idee, le miglioriamo, perseguiamo e raggiungiamo risultati strepitosi e siamo pronti per ripartire, anche se non ci “alleniamo” quasi mai, perchè siamo impegnati a lavorare la maggior parte della preziosa durata della nostra vita; ma se lo facessimo tutto il tempo, a quali risultati inimmaginabili potremmo aspirare? Alla selezione per un impiego sulle piattaforme petrolifere, dissi all’head hunter: “Il mio lavoro coincide con il mio stile di vita. Ottenni il posto!”. Sembra filosofia, che ci ricorda le dissertazioni d’illuminati della storia, che vivevano della beneficienza di generosi mecenati, eppure Messner è riuscito, con le proprie aspirazioni, a riempire e realizzare tutta la sua vita, e sicuramente lo farà nel futuro; i risultati sono noti a tutti. Superman? Non ci sbagliamo. Avere successo è un processo catartico, di concentrazione sulle proprie risorse e presa di coscienza delle proprie capacità, che passa attraverso fallimenti e successive dure riprese, fino alla saggezza di capire che la vittoria sta anche nell’apprendimento da ogni singolo passo.
Il successo non esiste senza la sua antitesi, il fallimento. Chi ha avuto successo è colui che, fra tutti i falliti, ”stato capace più spesso degli altri di ricominciare da capo”. Si ha l’idea di ricominciare da capo, ma partiremo già un passo avanti per ogni precedente fallimento. E’ per questo che Messner ammette di aver avuto un’idea ancora più estrema e creativa durante un insuccesso. Non è capitato anche a voi, almeno una volta di scendere al buio l’ultima corda doppia, senza aver raggiunto la cima, e già pensare di scalare la stessa parete per una via più difficile? Abbiamo rinunciato allora, ma ce l’abbiamo fatta poi, con l’allenamento rubato al tempo libero, e la concentrazione sull’obiettivo. Abbiamo capito che era l’allenamento che ci mancava.
E’ importante non farsi guastare dagli arretramenti il piacere di ritentare, e questo, secondo Messner, è il modo giusto per perseguire la realizzazione dei propri sogni. Certo rimane la paura, che non va confusa con la prudenza. Bisogna essere prudenti, fissare obiettivi che siano ai nostri limiti per poterli superare, passo per passo. Messner confessa che non si abbandona al rischio, anche lui ha paure, ma bisogna essere attratti, affascinati dal limite, perchè ci consente di mettere le nostre idee, teorie, invenzioni, capacità alla prova dell’esperienza. Insomma, rimanere nella zona di sicurezza paralizza gli spiriti vitali e li fa vivere nell’illusione di un’ottima idea, che non sarà mai tale senza il coraggio della realizzazione. Affacciamoci, dunque, al confine dell’estremo, con la prudenza che viene dal conoscere a fondo le nostre capacità, e, viviamo il fallimento come opportunità per migliorare i nostri limiti e realizzare un’idea ancora più creativa. L’estremo per Messner è un ottomila mai realizzato, o un continente ghiacciato mai attraversato, e qual è il nostro? Una via di roccia di VI grado? Fare delle nostre aspirazioni il nostro lavoro? Il sogno nel cassetto che non abbiamo mai avuto il coraggio di perseguire? Qui non si tratta di scalare una montagna, ma di “Spostare le montagne” come suggerisce il titolo del libro di Messner, e, noi, siamo pronti alla sfida, con prudenza e con coraggio.