Annuario 2013
Il Club Alpino Italiano, la prima associazione a carattere nazionale nell’Italia post-unitaria, nasceva nel 1863; In quei soliti anni, nascevano le prime grandi linee ferroviarie che contribuirono a legare il paese. Una storia comune.
La rilettura delle riviste del CAI di un secolo fa, permette di osservare come le attività sociali erano svolte prevalentemente avendo come riferimento il treno per gli spostamenti. Le radici dell’escursionismo che sono alla base di quelle dell’alpinismo, pur esplicitandosi in ambiti diversi, si intersecano con quelle della ferrovia in quanto quest’ultima è stata per molti anni il principale mezzo di avvicinamento alla montagna.
Dopo vari decenni di abbandono di questo tipo di trasporto per evidenti motivi socio-economici, a iniziare dalla seconda metà degli anni ’90 per merito dell’allora Presidente della Commissione Centrale per l’Escursionismo Pier Giorgio Oliveti appassionato di cose ferroviarie, sostenuto da Annibale Salsa oggi Past President generale e anch’esso legato affettivamente alle ferrovie, il CAI ha promosso e sostenuto questo modo di andar in montagna. Dopo il primo Progetto Nazionale Trenoescursionismo del 1997 realizzato a titolo sperimentale con il sostegno anche delle FS, sono state sempre di più le Sezioni e Sottosezioni che hanno inserito nei programmi questo tipo di escursionismo con ritorni in termini di partecipazione sempre maggiori a conferma dell’apprezzamento dell’idea. I motivi possono essere sono vari, ma fondamentalmente dopo anni di uso esclusivo dell’auto, la riscoperta della ferrovia per andare in montagna, per alcuni è la riconquista di qualcosa che era stato disperso, per altri, i più giovani, è una forma nuova per raggiungere la montagna.
Il “trenoescursionismo” o “trenotrekking” oggi è una scelta di grande sensibilità e maturità dove anche il tempo trascorso in treno diventa parte integrante dell’escursione. La riscoperta del territorio a bassa velocità permette di conoscere e quindi tutelare quanto di maggior valore abbiamo, l’ambiente. Quante volte il percorso del treno attraversa luoghi che non sono toccati delle strade.
Iniziare l’escursione verso la montagna da un marciapiede di una stazione salendo su un treno, è un viaggio con i connotatati fuori dal tempo. E poi se il viaggio è fatto con un vecchio treno (d’altri tempi), il tutto s’impregna di ricordi e di un romanticismo oramai dimenticato.
Il trenoescursionista è un viaggiatore attento e curioso. Prima di iniziare a camminare, dal treno assapora lentamente il viaggio osservando il paesaggio come parte integrante del percorso che farà dopo. Se l’auto offre gli innegabili vantaggi associati alla rapidità ma perpetuando in qualche modo il turismo mordi e fuggi, l’escursione fatta con il treno impegna maggiormente le capacità organizzative perché si deve gestire in modo attento il proprio tempo. Non è possibile prendersela comoda se non è stato previsto, con l’auto i tempi possono essere più elastici ma con il treno è diverso, una volta sopra però non ci sono code o altri stress da guida, si può conversare o se siamo stanchi, dormire.
Il tracciato delle linee ferroviarie secondarie, definite tecnicamente complementari in quanto completavano le rete ferroviaria principale, erano o meglio sono ancora oggi, opere di alta ingegneria ambientale. I vincoli costruttivi imposti a queste piccole ferrovie, per seguire i criteri di economia, costrinsero i progettisti a ridurre al minimo le grandi opere come gallerie e ponti, individuando soluzioni ingegneristiche che si adattavano il più possibile alla morfologia del terreno. Quelle scelte, fatte allora per necessità, oggi si sono dimostrate di notevole valore architettonico con un adattamento nel territorio spesso armonioso fino a diventarne parte. A tal senso si ricorda che in Svizzera la tratta ferroviaria del Bernina della Ferrovia Retica (RhB), è tutelata dall’UNESCO poiché è diventata Sito Patrimonio dell’Umanità. Ma anche in Italia non mancherebbero situazioni analoghe.
Il passato
Alcuni decenni fa in Italia purtroppo a causa della miope politica dei trasporti, sono state smantellate molte linee locali con percorsi montani che avevano un grande interesse paesaggistico e turistico. In Toscana sono state dismesse la FAP da Pracchia a San Marcello, la Saline di Volterra – Volterra. Più lontano nel tempo la TEV Tramvie Elettriche Versiliesi che, sulle Apuane, collegava Arni con Forte dei Marmi. Nel resto dell’Italia la situazione è analoga se non peggiore, basti pensare alla soppressione del mitico trenino delle Dolomiti da Calalzo a Dobbiaco, quello della Val Gardena da Fortezza a Plan, della ferrovia della Val di Fiemme da Ora a Predazzo, della linea da Spoleto a Norcia in Umbria, o ancora della Lagonegro – Castrovillari tra la Basilicata e la Calabria e molte altre ancora. I motivi sono da individuare nella nota scelta del trasporto su gomma in favore di quello su rotaia.
La situazione attuale
Oggi nella nostra regione la situazione del trasporto locale è, tutto sommato, positiva. Le linee ferroviarie toscane esistenti, grazie ad una visione politica attenta della Regione Toscana, pur con le difficoltà imposte dal contesto complessivo, vivono in modo discreto. Nel 1999 è stata riaperta la Firenze – Borgo San Lorenzo via Vaglia, dove recentemente è stato applicato l’orario cadenzato (il cosiddetto memorario) esteso su tutta la Faentina e applicato anche sulla Lucca-Aulla in Garfagnana che sta dando esiti soddisfacenti. La Asciano-Monte Antico tra le crete senesi è stata chiusa al traffico ordinario ma resiste offrendo un servizio turistico ambientale di particolare interesse, il Treno Natura.
Le linee ferroviarie toscane che si prestano a essere utilizzate per il trenotrekking sono essenzialmente la Lucca-Aulla o della Garfagnana, la Firenze – Faenza detta la Faentina, la Pistoia – Bologna chiamata la Porrettana e la Asciano – Monte Antico tra le Crete Senesi. In altre regioni si segnala qualche altro esempio virtuoso di ripristino di linee ferroviarie sia per il traffico locale che turistico. In Alto Adige la Merano – Malles in Val Venosta e la ferrovia del Renon (SAD) sull’altopiano di Bolzano, la linea Genova – Casella (FGC) nel retroterra genovese; le Ferrovie Canavesane (GTT) da Torino verso il Canavese; la Trento – Malè (FTM) nelle Valli di Non e di Sole; la Sulmona – Castel di Sangro nel parco Nazionale d’Abruzzo recentemente chiusa al traffico ordinario ma con servizio turistico; il Trenino Verde della Sardegna da Arbatax a Mandas, la ferrovia del basso Sebino sul lago d’Iseo (Terno Blu) e poche altre ancora.
Nei Paesi alpini a noi confinanti, invece, molte linee della fitta rete di ferrovie locali di vario tipo dallo scartamento ridotto alle cremagliere, sono state trasformate per l’uso turistico, generando un grande ritorno anche economico durante tutto l’anno. Basti pensare alla vicina Svizzera con il già menzionato famoso Trenino rosso del Bernina o al Glacier Express o ancora alla ferrovia a cremagliera dello Jungfrau.
Ma anche le ferrovie dismesse possono essere ancora utilizzate. I tracciati si prestano bene a essere percorsi a piedi o con le biciclette in quanto il sedime ferroviario è spesso in buone condizioni, tant’è vero che alcuni percorsi sono stati trasformati con successo in piste ciclabili. Nei programmi di molte Sezioni e Sottosezioni CAI, sono presenti programmi di escursioni lungo i tracciati delle ferrovie dimenticate.
La sensibilità verso questo tipo di mobilità è condivisa su vari siti internet, eccone alcuni: http://www.ferrovieturistiche.it, www.railtouritalia.com, http://www.ferroviedimenticate.it, www.ferrovieabbandonate.it. In Toscana si segnala la presenza della prima associazione italiana per il recupero e manutezione delle locomotive e dei treni d’epoca la cui sede è a Pistoia nel deposito locomotive FS, l’Associazione Toscana Treni Storici ITALVAPORE http://www.italvapore.it.
Il futuro
Il Club Alpino Italiano nel suo ampio progetto escursionistico, ha collocato il treno come importante vettore per raggiungere in modo poco invadente ed ecologico le località montane pur con la consapevolezza della risorsa condivisa, tenendo presente che il trenoescursionismo non deve essere fine a se stesso, ma deve integrarsi in un contesto più ampio di valorizzazione e conoscenza del territorio. Ci sono tante possibilità di fare escursionismo utilizzando il mezzo ferroviario, basta avere solo la voglia e la fantasia per ricercare gli itinerari più interessanti.
Guardando un po’ più lontano, sarà l’integrazione intelligente tra i vari mezzi pubblici di trasporto e infrastrutture turistiche che probabilmente permetterà le maggiori possibilità di fare trenoescursionismo e turismo in generale, ma soprattutto necessiterà una grande sensibilità da parte dei frequentatori.
Il nostro Sodalizio dovrà porsi tra gli obiettivi anche quello di candidarsi come partner strategico per le scelte delle Amministrazioni locali per la valorizzazione dell’ambiente attraverso la ferrovia, magari ricercando le sinergie con altri attori sulle medesime tematiche. Oggi possiamo considerare l’uso della ferrovia nell’escursionismo non più come una moda retrò, ma come un ritorno all’essenza profonda dell’andare sul territorio nello spirito autentico dell’articolo 1 dello Statuto del CAI dove si legge: Il CAI … ha per iscopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale.