Capita frequentemente di leggere o di trattare sull’innegabile importanza che ha la gestione dei sentieri per il nostro Sodalizio ma anche e soprattutto la rilevanza che ha per noi questo servizio svolto a vantaggio dell’intera comunità. E’ un’attività che a fronte di valori considerevoli presenta criticità che necessitano di essere governate.
I valori prevalenti
Il CAI è sempre “in prima fila” affinché i percorsi siano agibili senza difficoltà prestando particolare attenzione alla difesa e alla conservazione dell’ambiente.
Quest’ultimo aspetto ci differenzia da altre associazioni ambientaliste, che in genere privilegiano il protezionismo e i divieti, in quanto la nostra ottica non è quella di “chiudere” o di limitare ma piuttosto di incentivare la frequentazione responsabile dell’ambiente collinare e montano. Il transito degli escursionisti deve avvenire nel rispetto assoluto dei territori, tenendo conto della loro fragilità e delicatezza sotto i molteplici aspetti che li caratterizzano (ecologico, geologico, idrologico, storico, culturale, ecc).
La manutenzione dei sentieri è quindi, in primo luogo, un’attività fondamentale per garantire l’accesso delle persone alle zone collinari e montane in sicurezza, attraverso la facilitazione dell’orientamento e la rimozione o il superamento degli ostacoli, ma si pone anche lo scopo di indirizzare opportunamente gli escursionisti su percorsi predeterminati che non generano situazioni di contrasto e disturbo alla flora e la fauna dei luoghi attraversati. In quest’ottica il CAI è impegnato, e gli operatori T.A.M. ne sono l’espressione principale, a diffondere la consapevolezza, fra i nostri soci ma anche al di fuori del nostro Sodalizio, che l’attività turistica, escursionistica o esplorativa debba svolgersi con ragionevolezza.
In ogni occasione deve essere presa coscienza dei limiti che la natura impone, adottando un’autoregolamentazione etico-comportamentale individuale che si basa sul desiderio emotivo e fisico di ricavare piacere e appagamento dai luoghi frequentati, opponendosi con decisione alla frequentazione intesa come occupazione di spazio, da “aggredire” o consumare per il proprio sfrenato divertimento -disordinato, rovinoso e spesso anche rumoroso- o per ricercare una performance tecnica.

L’importanza dei sentieri è riconosciuta dallo Stato che demanda al CAI il compito di provvedere al loro tracciamento e manutenzione, da circa quaranta anni (L. 91/63 e L. 776/85). Il Sodalizio ha fatto molto da allora impegnandosi a tracciare oltre 60.000 km di percorsi ed elaborando regolamentazioni interne di elevata qualità per i propri soci al fine di definire le modalità operative a cui fare riferimento (quaderno n.10), peraltro adottate come normativa da numerose regioni, e per fornire le necessarie indicazioni (quaderno n. 13) a cui gli operatori devono attenersi nell’ottica della sicurezza personale durante l’attività. Pertanto, da questo punto di vista i soci operatori della sentieristica,pur volontari, presentano un profilo professionale adeguato alle esigenze del servizio.
Dal punto di vista ambientale l’approvazione da parte dell’Assemblea dei delegati a fine maggio 2013, del nuovo Bidecalogo, che definisce le “linee di indirizzo e di autoregolamentazione del CAI in materia di ambiente e tutela del paesaggio”, rappresenta un evento fondamentale di grande valore etico, strategico e di indirizzo, su molti temi; all’interno del documento è presente anche uno specifico capitolo che tratta della sentieristica.
Necessità di sviluppo delle attività
Abbiamo ricordato le due finalità prioritarie, ma la gestione dei sentieri, oggi, richiede di occuparsi anche di altri aspetti. Il CAI per offrire un servizio efficace agli escursionisti, deve assumere sempre più un ruolo centrale nella gestione della sentieristica, garantendo alla comunità un vero e proprio presidio reale e continuo degli itinerari, per diventare in tutto il territorio, laddove non lo è già, il referente principale sull’argomento. Conseguentemente è necessario che, sia presente un canale efficace di comunicazione per dare visibilità alle notizie che il Sodalizio possiede. In primo luogo, la diffusione delle informazioni sugli eventi che impediscono o ostacolano la percorrenza dei sentieri (frane, smottamenti, ostacoli, ecc.); inoltre, per fornire informazioni su quali sono gli itinerari presenti nel territorio (magari non solo quelli CAI) corredandoli con più notizie possibili al fine di consentire, all’escursionista che desidera percorrerli, di raccogliere dati (ad esempio notizie sul fondo, tracce gps, ma non solo) e informazioni utili a decidere consapevolmente, se ciò che vuol fare sia alla portata delle proprie possibilità e di quelle dei suoi compagni di viaggio. Conseguentemente, è evidente che con tali conoscenze, il CAI deve essere, inevitabilmente, un riferimento sempre attendibile e credibile per la produzione di carte escursionistiche (anche quelle non realizzate direttamente) e di siti web che trattano la sentieristica.
Molte iniziative su quanto prospettato sono già state attivate, o sono in corso di realizzazione, spesso con impostazioni diverse fra le varie Sezioni che agiscono ognuna secondo la propria visione delle soluzioni.
Le criticità presenti e potenziali
Considerata l’importanza dell’argomento trattato e le necessità di mantenimento e di sviluppo delle attività, esprimo delle riflessioni soggettive su alcuni argomenti che, a mio parere, rappresentano delle criticità che sono o che possono diventare d’ostacolo all’esecuzione del servizio. Ovviamente, non posso generalizzare: mi riferisco alla situazione della Toscana, che conosco meglio rispetto ad altre regioni, e più in particolare a quella della Provincia di Firenze, dove operano alcune sezioni.
La partecipazione dei volontari – “motore” del sistema sentieristica
Il servizio di manutenzione sentieri è svolto esclusivamente basandosi sull’impegno volontario dei soci di ogni sezione. Non esistono forme di rimborso diverse da quello per l’utilizzo, quando necessario, dell’auto propria. L’istituzione di rimborsi giornalieri, usati in qualche caso e da qualche Sezione in passato si è rilevata un’iniziativa dannosa. Servono quindi unicamente disponibilità e spirito di servizio. Bisogna prendere atto che non tutte le sezioni possono contare su una quantità adeguata di soci disponibili ad effettuare la necessaria attività sul territorio di propria competenza. Non è la situazione, in questo momento della nostra Sezione, ma è quella presente in molte altre, anche limitrofe. Ciò comporta già, le segnalazioni che riceviamo ne sono la prova, ma potrebbe determinare in futuro, l’impossibilità da parte del CAI, in alcune zone, di non riuscire totalmente o anche solo in parte, a perseguire uno degli obiettivi fondamentali del proprio Regolamento Generale (quindi della propria “missione”) e di non rispettare il mandato assegnato dallo Stato (perdendo la necessaria credibilità con le istituzioni). Si tratta di una situazione poco governabile in quanto, nel tempo, è imprevedibile, variabile e instabile. In alcune zone, già attualmente, i sentieri non si presentano come il Sodalizio desidererebbe che fossero. E’ opportuno verificare come possono essere superate le difficoltà, laddove si presentano, ricercando delle soluzioni, economiche o organizzative, che possano incentivare i soci a rendersi disponibili nel loro tempo libero.

Non è accettabile che, passivamente, sia prevista la possibilità di non eseguire la manutenzione dei sentieri o che alcune sezioni, non abbiano sentieri da presidiare nel loro territorio di presidio.
Partendo dal presupposto suddetto, ad esempio, potrebbe essere deciso di assegnare istituzionalmente un’alta priorità all’attività sui sentieri, prevedendo lo stanziamento di fondi (a livello Centrale, Regionale, Sezionale –o di ognuno di essi) affinché tutte le Sezioni possano svolgere il servizio. Si tratta di un problema di scelte che fino a oggi ha certamente penalizzato, a tutti i livelli, la sentieristica. Queste disponibilità dovrebbero servire, in mancanza o carenza di soci volontari, per avvalersi di collaborazioni esterne adatte a svolgere quanto necessario, mantenendo però il controllo della situazione che non è delegabile.
Un’alternativa potrebbe essere quella di prendere in considerazione un sistema incentivante diretto ai soci per stimolarli ad effettuare, anche saltuariamente, il servizio. Ad esempio un’idea, eventualmente da valutare e regimare adeguatamente nei particolari, potrebbe essere quella di garantire, con i fondi suddetti, a chi partecipa alla manutenzione, un bonus per la partecipazione alle attività sociali di gradimento dello stesso.
Questo tipo di soluzione aprirebbe anche alla possibilità di pensare a forme di collaborazione, quando possibile, fra sezioni limitrofe o vicine con le spese ovviamente a carico della sezione richiedente, facendo quindi “sistema” a livello di zone all’interno della regione. Ovviamente, uno degli aspetti critici di questa soluzione, sarebbe l’opportuno adeguamento al nuovo sistema degli attuali soci volontari per non determinare discriminazioni; ciò richiederebbe di sostenere costi che oggi non sono sostenuti dal le sezioni che effettuano già il servizio.
Ho trattato delle ipotesi, ma qualsiasi altra soluzione potrebbe essere accettabile per rimuovere la situazione attuale, legata alla casualità; è importante che il tema assuma priorità nel dibattito del Sodalizio, altrimenti è opportuno che, mestamente, i sentieri non percorribili siano “chiusi” o addirittura dismessi.
L’organizzazione e la strategia – importanza di fare “gruppo”
La mia conoscenza di questi ultimi anni mi fa ritenere che la gestione dei sentieri non ha avuto, nel Sodalizio, la necessaria attenzione a livello di “sistema” toscano. La percezione, è quella che le iniziative, soprattutto all’esterno del Sodalizio, fossero determinate dalla contingenza derivata da accordi estemporanei o da eventi non programmati. La mancanza di una strategia relazionale e di progettualità ha prodotto una perdita di rappresentatività nei confronti di Enti importanti come la Regione o la maggior parte delle Province che ci hanno ignorato o hanno privilegiato altre associazioni su temi per noi importanti. In questo scenario di basso profilo relazionale, anche i rapporti istituzionali interni di “confine” con le sezioni emiliane-romagnole si sono diradati, oppure limitati a problematiche diverse dalla sentieristica, al punto che quelle sezioni operano su territorio toscano, spesso e inopinatamente, con le regole e le impostazioni (a volte facendo anche riferimento alle leggi!) della loro Regione.
Mi sembra opportuno modificare questo sistema per dare efficacia ad ogni iniziativa da prendere. Alla base deve esserci l’obiettivo di “fare gruppo” con la definizione di indirizzi e obiettivi comuni a livello regionale avallati con convinzione ed il supporto autentico delle Sezioni (condivisione piena di tutti i Presidenti). Forse affermo qualcosa di scontato, ma oggi non percepisco tale approccio che darebbe forza anche al sistema sentieristica globale e consentirebbe di agire tutti con le stesse finalità (sia politicamente che tecnicamente), recuperando una progettualità e capacità di proposta a livello di sistema CAI regionale che consentirebbe sia di avere maggiore ruolo e credibilità nelle istituzioni pubbliche, con le quali dobbiamo avere rapporti più assidui e continuativi, che di agire con comportamenti analoghi nei rapporti che le sezioni intrattengono autonomamente con gli enti, in particolare quelli locali.
La legislazione come fonte d’incertezza – l’importanza di includere i sentieri CAI nella viabilità pubblica
Uno degli aspetti che danno certezze all’attività di manutenzione sentieri, da diversi anni, è la L.R.17/98 che definisce la Rete Escursionistica Toscana e disciplina le attività escursionistiche.
Due argomenti sono fondamentali in questa normativa:
1 – i sentieri sono considerati viabilità di interesse pubblico e sono presentii nel sistema informativo territoriale della Regione Toscana, hanno quindi visibilità ufficiale e sono consultabili on-line;
2 – l’accesso a detti sentieri è consentito senza l’ausilio di mezzi a motore.
La prima versione del regolamento della legge definiva la segnaletica, sia orizzontale che verticale, secondo gli standard utilizzati dal CAI e, nel 2005, fu recepito l’elenco della viabilità predisposto dal Sodalizio che comprende oltre 7.000 km di sentieri. Se da un lato la presenza di questa legge ha consentito molte volte di farci riferimento nel confrontarsi con gli Enti e con i privati per la risoluzione di situazioni, anche critiche, collegate alla gestione dei sentieri, dall’altro La Regione e le Province non hanno eseguito alcuni adempimenti molto importanti previsti dalla normativa nei confronti dei proprietari dei terreni privati attraversati e nella selezione delle proposte di nuovi percorsi. Su quest’ultimo aspetto, progetti di Enti e, soprattutto, di Comuni, avvalendosi di fondi comunitari disponibili attraverso la Regione stessa, hanno comunque realizzato ulteriori itinerari, autonomi o complementari a quelli già presenti, che non sono stati recepiti nel contesto già presente.

Pur essendo l’obiettivo della legge quello di avere cognizione di tutta la viabilità presente sul territorio regionale, derivata dal recupero della viabilità storica -come di fatto sono i sentieri CAI- l ’esame dello stato delle cose ha portato, da quest’anno, la Regione Toscana a rielaborare il regolamento attuativo della legge, affermando che i sentieri presenti non rientrano, a causa degli adempimenti che non sono stati effettuati, nella Rete Escursionista Toscana (RET), quest’ultima quindi, nella nuova interpretazione, è interamente da realizzare.
Questa interpretazione per il CAI è penalizzante e il Sodalizio cercherà di far rientrare i propri sentieri nell’ambito della “viabilità di interesse pubblico” per recuperare i due aspetti fondamentali di garanzia a cui si faceva inizialmente riferimento. La nostra richiesta sarà fatta in virtù del ruolo ufficiale che abbiamo, derivato dalla autorizzazione da parte della legge statale che ci dà l’incarico di tracciare sentieri e del fatto che gli stessi, che ripercorrono vie e percorsi storici del territorio, sono tracciati da circa trenta anni, nei principi dettati dalla L.R. 17/98, con il consenso e la collaborazione degli enti locali e, nel tempo, sono quindi diventati consuetudine. In questo scenario sarà richiesto di riconoscere formalmente legittima anche la nostra segnaletica, che peraltro è coerente con quella utilizzata da CAI a livello nazionale.
I devastatori dei sentieri – il grave problema dei mezzi motorizzati
Ho accennato alla fragilità dei sistemi ambientali riferendomi a una moltitudine di aspetti in generale, ai quali si aggiungono le forti sollecitazioni meteorologiche di ogni tipo che anche quest’anno hanno determinato danni rilevanti.
E’ un dovere civile e morale impegnarsi come cittadini per preservare i meravigliosi ambienti che ancora esistono intorno a noi, nei limiti di quello che ognuno può fare direttamente, soprattutto con i propri comportamenti individuali; è un obbligo ineludibile nei confronti delle future generazioni. Parlavamo di “educazione” ambientale, cioè di rispetto per ciò che ci circonda ma certamente anche di comportamenti e di civiltà personale laddove prevale il principio che ciò che è di tutti non è di nessuno, anzi, è soprattutto da sfruttare senza riserve. A fronte di escursionisti rispettosi esistono molti maleducati che sporcano, lasciano immondizia in giro o appesa agli alberi, danneggiano la segnaletica. Ci sono inoltre altri frequentatori che, forse inconsapevolmente, usano in maniera impropria i sentieri; ricordo che le mountain-bike o i cavalli non dovrebbero andare su ogni e qualsiasi sentiero, ma in quelli con il fondo adatto al loro tipo di transito e che abbiano le dimensioni in termini di larghezza (per i cavalieri anche d’altezza) adeguate allo scambio con altri escursionisti a piedi o con mezzi analoghi.
Considerazioni specifiche vanno fatte sull’accesso delle moto, fuori dalle strade, essendo le stesse la maggiore fonte di devastazione dei sentieri e il pericolo maggiore, anche per la prevalente arroganza dei piloti che le conducono, per gli altri escursionisti. Le moto, con il loro passaggio, distruggono in modo irreparabile le strade forestali, poderali ed i sentieri a fondo naturale, rendendole intransitabili. Il divertimento maggiore che molti di questi piloti ricercano è il passaggio in terreni fangosi, preferibilmente dopo le piogge, scavando dei solchi molto profondi dai quali l’acqua non riesce più ad uscire impedendo agli altri escursionisti di transitare.
Poi, rovinato il sentiero, non soddisfatti, continuano sui prati e su qualsiasi passaggio possibile, devastando tutto, ci sono moltissime foto a documentazione di tale scempio, nonché numerosissime proteste ricevute dal nostro Sodalizio, dalle Unione dei Comuni, dai Comuni. Ci siamo confrontati molte volte direttamente con i motociclisti incontrati sui sentieri, riscontrando generalmente l’indifferenza più assoluta verso le conseguenze del loro agire. L’aspetto più grave è che tale condizione dei sentieri rende difficile, in molte zone, l’opera di soccorso di escursionisti infortunati, costringendo spesso gli addetti all’utilizzo dell’elicottero anche quando potrebbe non essere necessario, con difficoltà oggettive maggiori legate alla disponibilità di mezzi e alle condizioni meteo se non sono adeguate al decollo; sono inoltre evidenti e immotivati gli inevitabili aggravi di tipo economico molto significativi per la comunità.
La presenza di una legge (L.R. 48/94) e successive modificazioni, che “vieta di circolare con mezzi motorizzati al di fuori delle strade cioè nei sentieri a fondo naturale nonché nelle piste da esbosco e cesse parafuoco” evidentemente non è sufficiente ad arginare un fenomeno sempre più dilagante. Anche la L.R. 17/98, considerando i sentieri tracciati “viabilità pubblica” ne vieta l’accesso con i mezzi motorizzati.
E’ interessante il dibattito che la sezione CAI di Imola riporta nel suo sito (www.cai-imola.it) nella rubrica “sentieri e motori” a dimostrazione, anche fotografica, dei danni provocati e dell’ipocrisia di certe associazioni motociclistiche, evidenziando altresì l’efficacia di un atteggiamento risoluto da parte di una amministrazione locale virtuosa (Palazzuolo sul Senio) che dovrebbe essere d’esempio verso atteggiamenti di tolleranza e di complicità che, invece, sembrano avere alcune amministrazioni nel nostro versante appenninico.
Ci aspetteremo una maggiore intransigenza da parte dei Comuni nel fare le opportune ordinanze installando la opportuna segnaletica per evidenziare i divieti e delle forze dell’ordine che fanno interventi saltuari e spesso orientati al controllo della regolarità dei documenti piuttosto che alla dissuasione dell’accesso. Prendiamo atto che molti motociclisti spesso transitano sui sentieri togliendo o mimetizzando la targa, a dimostrazione evidente della consapevolezza di agire nell’illegalità.
Guardando su web ci sono associazioni, albergatori, singoli viaggiatori che ignorando la legge suddetta promuovono, nel nostro territorio, la circolazione degli enduro. Il CAI fa riferimento a una visione “etica” molto diversa, da chi pensa solo ai propri interessi e dai motociclisti sulla frequentazione della montagna, ritenendo chela presenza dei mezzi a motore sia inconcepibile in tali territori, e debba essere limitata a quelli di soccorso e di lavoro.
Va ricordato inoltre che i sentieri sono frutto del lavoro dei nostri volontari e sono la rete che sostiene e mantiene i turismo montano in intere aree.
Vogliamo evidenziare che la nostra posizione, ma anche il nostro disappunto come cittadini, non deriva dal desiderio di limitare la libertà di qualcuno ma solo dalla constatazione del dilagare dell’illegalità a scapito dell’esigenza di tutelare la sicurezza dei frequentatori “lenti” e legittimi della montagna e della protezione dell’ambiente da danni consistenti e spesso irreparabili.
Credo sia superfluo ricordare che nella nostra regione abbiamo un patrimonio boschivo molto esteso e pregiato da salvaguardare.
Per venire incontro alla legittima aspirazione di chi è appassionato dei mezzi fuori strada non va escluso la progettazione e la realizzazione di appositi percorsi riservati a questo tipo di utilizzo, non interferenti con la rete escursionistica. Mancando disponibilità a soluzioni di questo tipo e ragionevolezza nell’uso dei mezzi, auspichiamo, come avviene in altre regioni, una legislazione più severa.