La Via degli Dei in MTB

di Guido Verniani

Percorso fra Bologna e Firenze con più di 2000 anni di storia. Gli uomini e le donne lo hanno calpestato a piedi, a cavallo, con i carri, portando armi, merci o solo per trasferimento. Negli ultimi 20 anni è diventato un cult dell’escursionismo, ribattezzato “la Via degli Dei”, giusto per dare un pizzico di mito e di mistero e anche per affrontare con determinazione la fatica dell’escursione.

Dopo aver percorso a più riprese singole parti dell’itinerario a qualcuno del Cai dall’anima ciclistica viene in mente di provare a fare l’intero percorso BO-FI in mtk in due giorni.
Siamo in 5, Marco, Alberto, Fabrizio, Stefano … ed io. Gruppo composito di varia età e diverse capacità tecniche, cercheremo di darci mano e conforto. Io sono poco allenato e studio attentamente la cartina per verificare le vie di fuga e prendere alla bisogna il treno sempre presente lungo il percorso. L’appuntamento è alla stazione di Santa Maria Novella per prendere il treno per BO delle 7:10; siamo allegri e goliardici, le bici a disposizione sono varie. Fabrizio monta una splendida Rossin anni 90 senza ammortizzatori e con rapporti più da strada che da montagna. Ride e scherza perché non sa cosa l’aspetta…. Alberto è il più tecnologico con una mtk biammortizzata e mono forca, d’altra parte è anche il più preparato e non si smentirà.

Il sito delle FS invita a fare turismo slow e portare la bici in treno. La realtà è ben diversa, sul treno non c’è una zona predisposta per parcheggiare la mtk e siamo costretti a tenerla praticamente in collo. Siamo sul treno sbagliato, partiremo alle 8:30 perché  all’ultimo  momento  hanno cambiato binario a quello delle 7:10 e non ce ne siamo accorti. Disinformazione delle FS o nostra emozione?

Il viaggio verso Bologna è piacevole, siamo gli unici passeggeri del vagone e le biciclette slegate possono scorrazzare in largo e lungo. Si scende e via verso S. Luca primo step. Saliamo per la strada più ripida, naturalmente siamo con la mtk… Percorriamo i 666 portici, la salita è veramente dura ed io percorro gli ultimi metri a piedi, mi giustifico pensando che è meglio dosare le forze. Si scende verso il Reno con un sentiero ripido e sconnesso e qui Alberto ci dà una bella lezione di tecnica rimanendo sempre in sella. Attraversiamo il bel parco Tolon di Casalecchio. Costeggiamo per diversi km il Reno; il sentiero che, per l’escursionista è probabilmente noioso, è invece divertente e vario con la mtk. La vegetazione è tipica dei letti fluviali, cunette, fossi, pozze con o senza acqua insomma ce n’è per tutti gusti. Abbandoniamo il Reno e affrontiamo le colline che ci porteranno verso il monte Adone alternando strade asfaltate secondarie e buone sterrate. Raggiunto Monte Adone, culmine del contrafforte pliocenico, passiamo oltre senza salire sulla cima non pedalabile e ci dirigiamo verso Brento e poi Monzuno. Prima di entrare in paese ci fermiamo in un bar a tirare il fiato; la signora è gentilissima, lava anche le nostre borracce e ci incita dicendo che la nostra meta, Madonna dei Fornelli, è ormai vicina circa 12 km (vicina?). Attraversiamo Monzuno in mezzo a cartelli e striscioni che salutano i ciclisti ed escursionisti; devo dire che fa piacere vedere che siamo ospiti graditi. La strada asfaltata per Madonna dei Fornelli costeggia la valle del torrente Savena ed è molto varia. Poco frequentata dalle auto consente di ammirare il panorama ondulato e dolce dell’Appennino, ma i continui saliscendi si fanno sentire alla fine della giornata e quando vedo il cartello che indica Madonna mi sento come un miracolato.

I miei compagni sono già arrivati e mi aspettano davanti all’albergo Poli dove faremo sosta. Il paese a 800 metri è posto tappa frequentatissimo e sono tante le attività commerciali che con le loro insegne ricordano che siamo sulla Via degli Dei. Consumiamo una sontuosa cena alla bolognese e abbia-mo anche la gradita sorpresa del servizio di lavaggio dei nostri indumenti. Si potrebbe anche pulire la bici … ma sembra che non ci sia molto interesse.

Al mattino ci attende subito una salita impegnativa per arrivare a Pian della Balestra. Qui inizia la parte più ostica per la mtk perché il sentiero è sicuramente più adatto agli escursionisti. La massima quota raggiunta è di 1200 metri, ma il percorso non è uniforme e vi sono molte ripide salite e altrettante ripide discese dove Alberto fa sfoggio di abilità; io preferisco mettere spesso piede a terra. Nelle salite vengo superato dagli escursionisti che mi guardano con commiserazione, ma io sorrido spavaldo e gli faccio capire che poi in discesa è un’altra storia e in realtà li riprendo tutti e li supero nonostante le mie scarse capacità tecniche. Molti tratti sono veri e propri acquitrini e siamo costretti a superarli di slancio o aggirarli; percorriamo i tratti della strada romana detta Flaminia militare per la gioia di Fabrizio che senza ammortizzatori prova l’ebrezza di essere su un carro romano. Si arriva quindi al passo della Futa, un’occhiata da lontano alla muraglia del cimitero germanico, per proseguire verso il monte Gazzaro. In mtk non si può salire sul crinale ma si prende un sentiero che l’aggira, quindi si prosegue per il passo dell’Osteria  Bruciata  sempre con impegnative salite e discese.
Arrivati a S. Piero dopo una continua  discesa,  la  tentazione prendere il treno per Firenze è veramente forte, la stanchezza è notevole. Alberto e Stefano decidono di proseguire verso il Trebbio e Monte Senario e arrivare a Firenze come  da  programma,  bravi perché l’integrale BO-FI in due giorni non è cosa da tutti.

Guide:
Via degli Dei, 200 buoni motivi per partire
(Città di Sasso Marconi)
La via degli Dei di Stefano Fazzioli.

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